Un fagotto scoperto tra l’immondizia di una città abbandonata del Cile. Ecco la storia di Ata, la piccola e misteriosa creatura alta poco più di 12 centimetri, al centro di una diatriba tra chi sostiene che sia un essere umano dalle sconcertanti e finora inspiegabili mutazioni genetiche e chi invece insiste nel ritenerlo un alieno.
A raccontarla, è stato l’ultimo proprietario di questa piccola mummia, che deve il suo soprannome al deserto di Atacama e la sua fama al film-documentario “Sirius” appena uscito nelle sale americane. Ramon Navia-Osorio Villar, presidente di un gruppo ufologico denominato “Istituto di Investigazione e Studi di Esobiologia” di Barcellona, dopo vari passaggi di mano è entrato in possesso di quello stranissimo reperto. Sapeva che era stato trovato nelle vicinanza di La Noria, a 56 chilometri da Iquique, ed è andato ad investigare.
L’autore dell’ eccezionale scoperta, secondo le cronache dei quotidiani locali, si chiama Oscar Muñoz. Faceva il “ferrovecchio”: andava in giro, per le periferie dei centri abitati, alla ricerca di bottoni, pezzi di metallo e altri scarti da rivendere poi nei mercati paesani. Un giorno del 2003, aveva appena infilato la sua pala tra i rifiuti di una vecchia chiesa abbandonata versandone il contenuto nel setaccio, quando vide rotolare qualcosa avvolto in panno e stretto con un fiocco viola.
Aprì l’involucro e si trovò di fronte ad un corpicino scheletrico, dall’ aspetto mai visto: una testa oblunga e deformata, arti esili, una cassa toracica con nove costole. Emanava un cattivo odore, ma non per la decomposizione: era rimasto a lungo sepolto tra la spazzatura. Muñoz buttò via il panno sporco e lo avvolse in un telo pulito. La notizia si diffuse rapidamente e anche la tv cilena si occupò di quello strano, piccolo umanoide che venne chiamato “l’extraterrestre di La Noria”
Curioso di vedere con i propri occhi il luogo del ritrovamento, poco tempo dopo Navia-Osorio si fece accompagnare nella cittadina-fantasma da un amico cileno. E con sua stessa sorpresa, si imbattè proprio in Muñoz: era tornato tra le rovine della chiesa e gli indicò il punto esatto nel quale aveva recuperato il fagotto. L’ufologo spagnolo contattò poi Ricardo Clotet, il barista che aveva acquistato il piccolo scheletro, e glielo ricomprò: voci non confermate parlano di parecchie centinaia di dollari.
A partire dal 2004, decise di sottoporre ad esami approfonditi quel reperto biologico per appurarne la reale natura. Incontrò subito molte difficoltà a trovare medici disponibili ad associare i loro nomi a quella presunta creatura aliena: nessuno voleva metterci la faccia ed apporre la propria firma sul rapporto. Anzi, alcuni luminari dell’Università Complutense di Madrid e di altre istituzioni accademiche in privato avrebbero ammesso di trovarsi di fronte a qualcosa di assolutamente unico ed inspiegabile, rifiutandosi però di ripetere le stesse parole in pubblico.
Alla fine, la minuscola mummia venne esaminata da un team di dottori, biologi e zoologi dell’Accademia reale delle Scienze di Barcellona. Navia-Osorio ha reso note due relazioni scientifiche. La prima riguarda l’esame radiologico effettuato da tre dottori: è una dettagliata descrizione della creatura dal punto di vista morfologico, ma non contiene alcuna ipotesi sulla sua origine. Nel rapporto tuttavia i tre escludevano in modo categorico che si trattasse di un falso, come avevano invece ipotizzato i ricercatori della Complutense per i quali quel corpo era stato assemblato con ossa di uccello.
Il secondo documento è invece il rapporto redatto dal dottor Francisco Etxeberria Gabilondo, professore di medicina legale e forense presso l’Università della regione basca, nonchè specialista di antropologia forense presso l’Università Complutense. Per il dottor Etxeberria, quel corpo scheletrito aveva le tipiche caratteristiche di un feto. Scriveva infatti: “Le proporzioni delle strutture anatomiche, il livello di sviluppo di ogni singolo osso e la sua macroscopica configurazione ci permette di identificarlo senza alcuna ombra di dubbio come un normale feto mummificato. Basandosi sulla lunghezza del corpo e delle ossa, si può supporre una gestazione di 15 settimane.”
Nessuna indicazione precisa sulla datazione del reperto. Secondo il medico legale, non sarebbe però molto antico- non nell’ordine di centinaia di anni, per intenderci- ma solo “abbastanza vecchio”. Per l’assenza di flora batterica nel tubo digerente, da dove ha inizio la putrefazione, quel piccolo feto si sarebbe conservato meglio di un corpo adulto. Inoltre, a preservarlo dalla decomposizione sarebbe stato il clima estremamente secco del deserto di Atacama. Senza risposta, ovviamente, anche come poteva essere finito lì, avvolto con cura in un telo, tra i resti di una chiesa abbandonata.
La parte finale del lungo articolo dell’ufologo spagnolo, pubblicato da un sito argentino (Evidencia Ovni) descrive come sia entrato in contatto con il ricercatore americano Steven Greer, grazie ad una comune amica, una dottoressa di Dallas. Dalla loro collaborazione sono scaturiti quegli ulteriori esami condotti sul misterioso corpicino negli Stati Uniti- gli stessi diventati parte integrante del documentario “Sirius”- dai risultati contrastanti. Perchè se da un lato il biologo molecolare Garry Nolan afferma che Ata sia umano- ma non un feto, essendo vissuto sicuramente qualche anno dopo la nascita- Greer nel film sostiene che il DNA sia di “sconosciuta classificazione”.
Un’opinione, sembra, non completamente condivisa da Ramon Navia-Osorio Villar: dopo quasi 10 anni di inutili tentativi e di ricerche, mantiene infatti un atteggiamento di estrema cautela. “Io non sono tra coloro che ritengono questa creatura un extraterrestre, anche se dal punto di vista morfologico è assai simile ad alcuni di essi. Non lo possiamo negare, ma prima di dirlo dobbiamo considerare anche altre possibilità. In sostanza, non abbiamo prove conclusive che possano stabilire la reale natura del reperto.”
SABRINA PIERAGOSTINI
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Visto che in tanti si sono sbizzarriti nel trovare un modo per giustificare quello che per molti rappresenta uno scomodo reperto , avanzo anche io la mia ipotesi: un ibrido. Sappiamo tutti ,dalle testimonianze di molti addotti , che c’è da parte di una razza aliena in atto una serie di esperimenti condotti al fine di trovare una soluzione ai loro problemi di sopravvivenza, non potrebbe essere questo uno dei loro esperimenti? Meditate …
Saluti
Roberto
…La presunzione del diniego a tutti i costi…
Il mito,la favola,la leggenda sono cose che non andrebbero mai trascurate.Il mito non nasce dal niente,ma è il prodotto di un allargamento fantasioso,di una realtà,di una verità di un qualcosa che FORSE effettivamente è.
In questo caso possiamo quindi pensare ad interazioni(governi-ufo)anche in ambito di sperimentazioni con finalità fisiche diversificate che non conosciamo?Certo,è possibile(c’è tutta una letteratura in proposito)vedi anche gli uomini falena(Mothmen e company)oppure anche che il piccolo popolo(più giusto piccoli popoli) siano il frutto di volute trasformazioni genetiche?Certo,si può pensare(SOLO PENSARE).
Mi allargo un pò e dico che nella storia c’è sempre stata e continua ad esserci una interazione tra il genere umano ed un’intelligenza “esterna”(ora anche interna)che allo stato di conoscenza attuale potrebbe benissimo essere riconducibile agli UFO. Questa interazione,se vista dal lato “buono” riporterebbe a pensare che le”visite mediche”(ai rapiti)sia il desiderio d’imparare da noi qualcosa di fisiologico,che ci appartiene,per poi comunicare alla specie umana certe verità e certi concetti basilari.Troppo perbenismo?purtroppo penso di si.
Sarebbe però bello pensare che questa interazione ha dato luogo ad una connessione simbiotica tra le intelligenze ufo e il genere umano,in qualche maniera e per ragioni che al presente noi non riusciamo nè a capire nè a definire,così pensando si potrebbe supporre che le intelligenze ufo e noi abbiamo bisogno di aiuto reciproco.Questo bisogno potrebbe derivare dal fatto che entrambe abbiamo un’origine extraterrestre
tutto giusto solo che…
dalle analisi, sembra databile ad un centinaio d’anni fa…il che presupporrebbe NON nostri esperimenti genetici, se tali sono..:)
I viaggi di Gulliver, chi non li ricorda? Solo parto della fantasia dell’autore o Swift attinge a qualcun altro quando parla dell’incontro coi Lillipuziani alti 15 centimetri (toh, guarda un pò) e con il popolo dei giganti (toh, guarda un pò)?
Può essere una chiave di lettura come un’altra, ma è solo un esempio per dire che a volte le verità ce le abbiamo sotto gli occhi ma non le vediamo o non le vogliamo vedere.
Saluti
Roberto
esattamente..:)
…Ata e i suoi fratelli Gnomi,Fauni,Elfi,Ninfe ecc…
Parlare oggi di questi antichi abitatori de “l’Altro Regno”,può forse apparire più come un omaggio al “fantasy”.Rimangono però tutt’ora famosi in alcune nostre campagne,combinando spesso piccoli scherzi o regalando …fortune inattese.
Il riferimento più antico di cui disponiamo a proposito di un folletto,è contenuto nei “GESTA CAROLI IMPERATORIS”,scritti tra l’882 e 883 dal Monaco di San Gallo. Apprendiamo invece da Sigeberto di Gembloux,il noto cronista vissuto tra l’undicesimo e il dodicesimo secolo,la storia densa di particolari,di una straordinaria apparizione che nell’anno 858 mise a soqquadro l’intera diocesi di Magonza.
L’indole del folletto sarebbe dispettoso e bizzarro,ma non cattivo,ma in un’epoca condizionata dalla tenebrosa presenza di Satana,non era difficile ,anzi per certi aspetti addirittura doveroso,per i…dotti e i teologi di grido accostarne l’immagine del GRAN NEMICO.Perchè,forse,il folletto e i suoi stretti parenti,quali le Silfi,le Ondine,gli Gnomi,le Ninfe,i Fauni,non rappresentavano altro che un residuo dei culti e delle divinità pagane,messo all’indice dalla nuova religione dominante.
Già nel secolo XIII,nel “Chronicon Immaginis Mundi”del domenicano Jacopo da Acqui,si narra dell’improvvisa comparsa a Pavia di uno spirito di nome Martino che dimorò per ben tre anni come servitore in casa di un tal Anselmo de’Boccoselli.A volte poteva persino accadere che un folletto arrivasse ad innamorarsi,come scrive il beato Giovanni Dominici,il celebre predicatore fiorentino,nel” Lucula Noctis” del 1405 dove riferisce,chiamande Dio a testimone della veridicità del racconto ,il caso accaduto nel 1399,di una povera orfana veneziana quattordicenne,amata da un folletto alto appena “un cubito”,però bello e vestito di preziosi e variopinti abiti.
Il rev.Padre Sinistrari,nel suo “De daemonialitate”un altro episodio dove uno gnomo per molti anni abitò nella casa di due coniugi,invaghitosi pazzamente della avvenente sposa.Nella commedia di Lauro Settizonio,”Roselmina”rappresentata e stampata a Venezia nel 1595. Un folletto,ovviamente veneziano,precursore…in piccolo di Giacomo Casanova,si presentava al pubblico in questi termini:”Così ardito,così bello ,così pronto,così ritto,con questo berettino rosso,credo che ognuno mi conosca,e specialmente voi,bellissime donne…
Una interessante particolarità che emerge leggendo questi libri,e dai racconti di demonologhi e cronisti,è la marcata refrattarietà di buona parte dei folletti ,alle più svariate forme di esorcismo. Frà Girolamo Menghi,l’autore del noto “Compendio dell’arte essorcistica” del 1617,dichiara apertamente il proprio terrore nei confronti delle insidie dei folletti ,mentre lo stesso Sinistrari,scrive nel De Daemonialitate:”é quasi incomprensibile constatare che i folletti non obbediscono agli esorcisti,non hanno paura degli esorcismi,nè della vicinanza degli oggetti sacri” . Mentre l’autorevole Gervasio di Tilbury,autore degli “Otia Imperialia”,incalza:”Vi sono alcuni spiriti che il popolo chiama folletti i quali non sono scacciati nè dall’acqua benedetta,nè dagli esorcismi,nessuno riesce a vederli,ma si sente la loro voce simile a quella umana”…
Forse che a questi avi capoccioni non è mai balenato che questi esseri non avevano nulla da spartire con demoni e company?…
…esattamente..:)
al tuo “compendio” anche il Malleus (il testo) eh!eh! “sbiancherebbe”…debunkerizzato..:D
http://it.wikipedia.org/wiki/Malleus_Maleficarum
ho idea che questo “piccolo popolo” si sia fatto delle grasse risate negli ultimi 2500 anni ah!ah!..mmmh chissà se avranno anche scritto dei testi che raccontano “le gesta umane” eh!eh! o se hanno -SOLO- filmato tutto -TUTTO QUELLO CHE CI RIGUARDA DELLA STORIA- come hanno fatto quelli di Nemo, quelli dell’Antartide, quelli del comandante Byrd…chissà?..
a presto..:)
Con l’avvento del Medio Evo,il mitico Pan e soci,non morirono del tutto. I mitici folletti dovettero (da abili trasformisti) adattarsi ad una situazione nuova e assai diversa ,probabilmente erano stati abituati a vederne di tutti i colori dai volubili DEI dell’OLIMPO…(e su questi)…dandosi ora(col cambiamento religioso)alla macchia,letteralmente,fuggendo dai luoghi sacri.
Ma non scomparvero dai ricordi,a giudicare dalle tradizioni popolari e dai documenti,anche per la dinamica di certi fenomeni e la loro ripetitività che riconducono a questi “personaggi”.
T.C.Dalbono,nella sua opera “Le Tradizioni Popolari” del 1845,osservava che ben poche tradizioni possono vantare una diffusione come gli elfi e i folletti. Lo stesso grande ermetista napoletano G.Kremmerz,si era interessato a questi “spiritelli” e soprattutto a quello di stampo partenopeo :”il Monaciello”. Anche molti veggenti hanno confermato questa curiosa ed impressionante tradizione popolare. Il nome monaciello deriva dall’aspetto che questo folletto ha:” appare come un nanetto vestito da frate ,con fibbie d’argento ai sandali e lo zuccotto rosso detto “scazzetella” in capo.
Questi esseri avrebbero passioni come gli uomini ,amano,odiano,sono benefici e possono diventare malefici. Ogni città o paesino che dir si voglia ha il proprio folletto,attribuendogli un nome quantomeno bizzarro. Con vari nomi appaiono in tutte le mitologie del mondo,Per es. in Francia sono chiamati LUTINS,in Inghilterra GOBLINS ecc.
Si potrebbe parlare dell’associazione che se ne fa dei folletti con tesori nascosti,comprese le pentole piene di monete d’oro,sotterrate esattamente dove termina l’arcobaleno.
Al prossimo temporale,avendo un pò di tempo,vedrò di inquadrare il terminale dell’arco…