Nuove, sorprendenti scoperte alla periferia del sistema solare

La Nasa ha fatto appena in tempo a dire che alla periferia del sistema solare non sembra esserci nulla di clamoroso ed ecco che due studi autonomi– entrambi pubblicati dalla rivista Nature– rivelano scoperte importanti. Una, in particolare, apre scenari in netta antitesi con quanto recentemente affermato dall’ente spaziale americano.

L'ORBITA DEL NUOVO PIANETA NANO E DI SEDNA

Un gruppo di astronomi ha infatti trovato un nuovo, piccolo pianeta molto al di là di Plutone, ben oltre la cosiddetta Fascia di Kuiper. Quel mondo lontano- indicato con la sigla 2012 VP113, ma soprannominato dai suoi scopritori Biden, in onore del vicepresidente degli Stati Uniti- orbita attorno al nostro Sole, ma ad una distanza abissale: il suo perielio (ovvero, il punto di massima vicinanza) è di 80 unità astronomiche– 80 volte la distanza tra Sole e Terra. Dunque, ancora più lontano di Sedna.

 Il nuovo pianeta nano è decisamente piccolo: ha un diametro di 450 chilometri ( quello di Sedna, per fare un paragone, è di 1000 km) e potrebbe far parte di un gruppo di oggetti orbitanti nella parte più interna della Nube di Oort che si estende alla fine della Fascia di Kuiper.”È una scoperta straordinaria che ridefinisce la nostra comprensione del sistema solare”, ha detto Linda Elkins-Tanton, della Carnegie Institution for Science di Washington DC.

 “La ricerca di questi oggetti distanti, oltre Sedna e 2012 VP113, deve continuare, perchè essi ci possono raccontare molto su come il nostro sistema solare si è formato e sviluppato”, ha aggiunto il collega Scott Sheppard, autore della scoperta insieme l’astronomo Chad Trujillo dell’Osservatorio Gemini delle Hawaii che ha aggiunto: “È la dimostrazione che c’è qualcosa che non conosciamo ancora e che è importante. Stiamo avendo un assaggio di cosa si trovi al di là di quello che consideriamo il confine del sistema solare.”

Il punto più interessante della loro scoperta sta infatti nella possibilità che oltre 2012 VP113 ci sia un altro pianeta, decisamente più massiccio- magari fino a 10 volte il nostro- che influenza l’orbita di questi piccoli oggetti. Proprio quanto recentemente smentito dalla Nasa. “Alcuni di questi corpi nella parte interna della Nube di Oort potrebbero avere la dimensione di Marte e della Terra. Ma il punto è che sono così distanti che anche i più grandi sono praticamente invisibili con la nostra attuale tecnologia.”

LA NUBE DI OORT CHE AVVOLGE LA PERIFERIA DEL SISTEMA SOLARE

A confermare l’importanza di questa osservazione, è stato anche Michael Brown, astronomo planetario del California Institute of Technology a Pasadena. “Abbiamo cercato questi corpi simili a Sedna per più di 10 anni. Averne individuato un altro riduce le possibilità che Sedna sia stato solo un colpo di fortuna.” Ma adesso, gli astronomi devono riuscire a spiegare come facciano questi remoti planetoidi a rimanere vincolati al Sole nonostante le enormi distanze.

È infatti un vero mistero come possa Biden rimanere agganciato alla nostra stella: esso è così distante che quando Sheppard lo ha notato, la prima volta, nel 2012, era l’oggetto astronomico più lento che avesse mai visto. Per mesi lui e Trujillo lo hanno seguito, fino a quando hanno accertato la sua orbita. A differenza di Sedna, questo piccolo planetoide ha un perielio più lontano, ma un afelio più ravvicinato: solo – si fa per dire- 452 UA. Quindi, appare più condizionato dalla gravità del Sole. Ma come sia possibile, per ora, non è chiaro.

Le idee sono varie. Un’ipotesi, per spiegare la presenza di questi corpi come 2012 VP113, propone che durante l’infanzia del sistema solare, una vicina stella possa aver perturbato la sua crescita, trascinando verso l’esterno alcuni frammenti. Un’altra possibilità è che un gigantesco pianeta canaglia possa aver attraversato in quel punto il sistema solare, cacciando quei corpi dalla Fascia di Kuiper all’interno della Nube di OOrt.

INDICATO DALLA FRECCIA, 2012 VP113

Sedna e 2012 Vp113 sarebbero solo la punta dell’iceberg, come sostiene Megan Schwamb, astronoma della Academia Sinica di Taipei, a Taiwan. Secondo i suoi modelli interpretativi, quella grande nuvola che avvolge il sistema solare- fucina di comete- conterrebbe da 10 a 100 volte la massa della Fascia di Kuiper. Per Trujillo e Sheppard ci sarebbero ancora centinaia di pianeti e planetoidi ancora da scovare: al momento stanno inseguendo 6 nuovi candidati.

Ma c’è un’altra scoperta annunciata durante una conferenza stampa organizzata in Brasile. Ad effettuarla, un’equipe di ricercatori: hanno individuato un asteroide dotato di anelli– proprio come ad esempio Saturno. Una vera sorpresa. La roccia spaziale, chiamata Chariklo, appartiene ad una classe di oggetti denominati centauri che attraversano la parte esterna del sistema solare in orbite instabili, con caratteristiche sia di asteroidi che di comete.

 Sono piccoli, non illuminati e lontani: insomma, scovarli è una vera impresa. Il team, guidato dall’astronomo brasiliano Felipe Braga-Ribas, utilizzando sette osservatori sparsi per il Sudamerica (incluso quello di La Silla dell’ESO), si è accorto dell’esistenza degli anelli- due, per la precisione, estesi 3 e 7 chilometri– mentre veniva osservato il modo nel quale l’asteroide bloccava la luce di una lontana stella interponendosi tra l’astro e la Terra.

“Non osavamo neppure sognare che avesse un anello e invece ne abbiamo trovati due. Siamo rimasti davvero stupiti e al momento non sappiamo perchè li possegga”, ha detto alla stampa Martin Dominik , dell’Università di St. Andrews, uno degli astronomi coinvolti nella ricerca. Soprattutto, non si capisce come gli anelli possano mantenersi stabili, visto che Chariklo ha una massa esigua: se sono stati prodotti da un impatto, deve essere avvenuto a velocità molto bassa e così le particelle sono rimaste nell’orbita del centauro.

GLI ANELLI CHE CIRCONDANO IL CENTAURO CHARIKLO

“Penso che ci siano molte possibilità di vedere altri sistemi di anelli attorno a piccoli oggetti, in qualche altro luogo del sistema solare esterno”, ha scritto nell’articolo scientifico l’astronomo brasiliano. “Non stavamo cercando gli anelli e non pensavamo che un corpo così piccolo potesse averne, per tanto la scoperta e tutti i dettagli hanno costituito una completa sorpresa.” E forse, è soltanto la prima di una lunga serie…

SABRINA PIERAGOSTINI

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