Il pianeta nella rete: la teoria delle “Ley Lines”

Un reticolato di linee magnetiche, orientate secondo le posizioni del sole, della luna  e delle stelle a seconda delle stagioni, lungo le quali scorrono energie e forze positive. Un intreccio quasi magico che circonda il nostro pianeta, lo interseca, lo vivifica.

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E’ questo il concetto delle “ley lines” elaborato nel secolo scorso dal ricercatore dilettante britannico Alfred Watkins. Antiquario ed archeologo fai-da-te, nei suoi libri sosteneva  che  i principali monumenti antichi e i  luoghi sacri d’Inghilterra fossero  tutti allineati in modo non casuale, ma voluto. Era il risultato di un preciso disegno stabilito migliaia di anni fa, con enormi massi , cerchi di pietra e tumuli  posti con esattezza  lungo queste rette da una popolazione neolitica:  le costruzioni religiose più recenti avrebbero poi continuato a seguire un modello più remoto. 

In seguito, altri studiosi hanno continuato l’opera di Watkinks individuando  molte altre ley lines. In Gran Bretagna, la più importante è quella che congiunge Saint Edmund all’estremo oriente a Saint Michel’s Mount a sud ovest- passando da Avebury  e da Glastonbury. Siti preistorici, megaliti e abbazie medioevali sarebbero così  collegati da questa linea energetica che segue l’apparente movimento del sole durante il solstizio d’estate.

La teoria delle ley lines ha avuto, negli ultimi anni, un grande sviluppo e un grande successo. Non c’è autore che affronti il mistero della storia umana e delle sue antiche civiltà senza cedere   al fascino di questa ipotesi. Così ogni area del nostro pianeta , un po’ per volta, si è riempita di linee intersecanti. In Spagna, la ley line più illustre è quella che- inconsapevolmente- seguono i pellegrini diretti a Santiago de Compostela nel loro Cammino. In Grecia- secondo Erich Von Daeniken- i più famosi luoghi di culto dell’antichità- riedificati su resti assai più antichi, come il tempio di Apollo a Delfi o il complesso religioso di Eleusi, solo per citarne due – rispettano invece la regola geometrica del “segmento aureo”- ma sempre di rette “intelligenti”  si tratta.

In Italia passerebbero due ley lines. Una interseca l’Aquila- una città ricca di simbologia, legata anche al “giallo storico “ dei Templari – mentre un’altra  collegherebbe invece una serie di luoghi sacri dedicati all’arcangelo Michele: il monte Saint Michel in Cornovaglia, l’omonimo monte nel nord della Francia, la Sacra di San Michele in Piemonte , San Michele di Coli  a Bobbio (Emilia),  Monte  Sant’Angelo in Puglia. Il santuario piemontese  si trova in Val Susa, al centro in questi ultimi mesi della disputa sul passaggio dell’Alta velocità ferroviaria: per approfondire le tradizioni e le leggende che circondano questa area “magica”, vi rimando all’articolo recentemente pubblicato dal giornale online “Il Democratico” (http://ildemocratico.com/2011/07/04/scoop-tav-rischio-energetico-per-la-valle/)

Quella delle ley lines è un’ipotesi affascinante, ma ancora tutta da provare. Innanzi tutto, se davvero queste linee sono state delineate in epoche preistoriche, è strano che queste rette – tali in verità  solo sulle  mappe…-  attraversino fitti boschi , si inerpichino su irti pendii o comportino percorsi disagevoli: insomma,  se erano state pensate come strade, come vie di comunicazione, in realtà tutto erano fuorchè comode e funzionali. Specialmente in un’epoca in cui  ci si muoveva solo a piedi.

Poi, nessuno ha ancora dimostrato l’esistenza-  concreta e  non solo leggendaria- di campi di forza magnetica superiore alla media né tanto meno la presenza di energie che – non si sa bene in che modo- favorirebbero il benessere fisico e mentale di chi risiede nelle  aree attraversate dal reticolato. I critici aggiungono poi una contestazione non da sottovalutare: ogni angolo del  territorio, quasi in ogni zona del mondo, è disseminato di altari, edifici, sorgenti, boschi o quant’altro, nelle diverse culture, possa essere considerato sacro. Tracciando, anche a caso, una linea da un punto all’altro del pianeta, è inevitabile trovare delle correlazioni.

 Ma c’è un elemento che merita attenzione: è certo- a mio avviso,  inconfutabile- che molte delle più stupefacenti costruzioni  antiche- dalle piramidi della piana di Giza ai templi dell’America centrale- siano state erette seguendo l’orientamento dei corpi celesti. E i ricercatori più dinamici ed “alternativi”- aperti a nuove interpretazioni del passato, svincolati dall’ortodossia a volte un po’ miope della scienza accademica- ormai non possono fare a meno di conoscere tanto l’astronomia quanto la geodosia – la disciplina che studia la Terra, la sua forma, le sue dimensioni. Perché la collocazione di questi antichi edifici risulta evidentemente   legata alla posizione che il nostro pianeta aveva nel sistema solare in quella precisa epoca storica e alle modifiche che nel corso dei millenni la Terra ha subito. Incredibile, se si pensa a quali complesse nozioni matematiche, astronomiche e geometriche fossero necessarie… Eppure, i nostri antenati sono stati in grado di effettuare questi calcoli e di edificare queste meraviglie dell’ingegneria e dell’architettura mai eguagliate, lasciando a noi – ancora oggi – il compito di scoprire come sia stato possibile.

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