Cold case 1 – Lo strano caso dell’Alieno di Voronezh

Atterraggi  di astronavi in pieno centro-città, avvistamenti inspiegabili davanti agli occhi di decine di testimoni,  contatti diretti e prolungati con entità non terrestri. La storia dell’Ufologia è fatta anche di questi  episodi, balzati all’improvviso agli onori delle cronache e poi rapidamente rimossi. Racconti così dettagliati da sembrare  veri,  ma così incredibili da mettere in serio dubbio la loro fondatezza.  Eventi eccezionali, mai del  tutto chiariti, che non devono essere dimenticati. Per questo, Extremamente  ha deciso di ripercorrere alcuni dei fenomeni ufologici più clamorosi degli ultimi anni, per non lasciarli finire nell’oblio e per tentare, nello stesso tempo,  di capire la loro reale natura. Il primo dei “cold case”  che esamineremo a partire da oggi è il controverso  atterraggio alieno di Voronezh.

 27 Settembre 1989. A Voronezh, nel sudest della Russia,  l’aria è pungente e  l’autunno si fa già freddo. Ma non  abbastanza per tenere i bambini chiusi in casa. Nel tardo pomeriggio, alcuni ragazzini- quasi tutti tra i 9 e gli 11 anni, alunni di una vicina scuola elementare –  stanno giocando a pallone in un campetto del Parco Sud, nel sobborgo di Levoberezhniy, quando  uno  dei piccoli si accorge che c’è qualcosa di molto strano sopra di loro. E’ una grande, grandissima  palla rossa splendente dalla forma allungata che si avvicina ad alta velocità. Resta sospesa per qualche istante nell’aria, poi atterra sull’erba.  Dal velivolo  si apre un portellone dal quale emerge una creatura spaventosa: alta 3-4 metri, senza collo, con una piccola testa ovoidale e tre occhi luminosi, vestita con una tuta spaziale argentea  e una sorta di disco luminoso impresso sul petto. Accanto a questo essere enorme, ce n’è un altro molto più piccolo, descritto come un robot dai movimenti meccanici. Di fronte a questa scena, un bambino inizia a strillare.L’alieno lo ammutolisce  fissandolo con il suo occhio centrale. Poi si leva in volo con l’astronave, per ricomparire subito dopo  con un’arma, una sorta di “tubo” che punta su un adolescente e dal quale fuoriesce un raggio luminoso. Un lampo  e il 16enne  si dissolve.  Si rimaterializzerà  pochi istanti dopo, sotto choc e privo di memoria, mentre l’Ufo ritorna nello spazio.  E’ questo all’incirca il racconto  diffuso nell’ottobre di quell’anno dalla Tass. “Gli Alieni sono atterrati in Russia”, titolava il lancio d’agenzia.  L’Urss all’epoca esisteva ancora, ma erano già gli anni della prima apertura verso l’esterno, della Glasnost voluta dal presidente Gorbaciov, che significava anche trasparenza nella diffusione delle notizie. Niente più censura sovietica, dunque, ma libertà di informazione. Anche su questi argomenti difficilmente verificabili.  La notizia nei giorni seguenti fu ripresa dai principali quotidiani internazionali e ne parlò anche la Rai. Ma di giorno in giorno, la versione  resa dalla stampa si modificava e  si arricchiva di particolari a volte anche in contraddizione tra di loro.  Ad esempio, si disse che sull’episodio stesse investigando una commissione di scienziati russi e veniva citato il professor Genrikh Silanov, responsabile del Laboratorio di Geofisica di Voronezh, come  principale fonte della Tass. Proprio l’esimio studioso  avrebbe trovato nel luogo dell’atterraggio due  pietre di color rosso di provenienza non terrestre.  Si scoprì solo in seguito che Silanov era, in realtà, un ufologo- non un docente universitario- e il suo era un laboratorio privato, non un ente scientifico riconosciuto.

Lo stesso Silanov  poi smentì l’origine extraterrestre delle  pietre- si trattava di comune ematite- e  dei giornalisti della Tass affermò: ”Non si può credere a  quello che scrivono, non ho mai detto loro quello che poi hanno pubblicato”. Insomma, i media avrebbero rielaborato con grande fantasia la sua relazione originale, ottenuta dalle dichiarazioni e dai disegni dei bambini. Non solo: l’oggetto volante,  descritto inizialmente come una sfera rossa oblunga, in altre versioni venne definito “a forma di banana”, ma anche un  classico disco volante. Da esso- a seconda degli articoli- ne sarebbero usciti o un solo alieno gigantesco oppure addirittura tre. Singolare poi il fatto che l’avvistamento così clamoroso, in pieno giorno, in un’area cittadina densamente popolata (il parco era circondato da decine di alti palazzoni) non venne confermato da altri residenti: ad eccezione dei bambini e  di un sergente della Milizia (Sergei Matveyev, che disse di aver notato “una sfera infuocata attraversare il cielo”) nessun altro avrebbe infatti  visto l’Ufo. Altri presunti testimoni- in attesa ad una fermata dei bus- avrebbero infatti indicato  una data diversa. E ancora: mentre una troupe televisiva arrivata apposta da Mosca, pur girando in lungo e in largo per giorni il quartiere, non fu in grado di trovare  i ragazzini- sembra che le famiglie avessero impedito loro persino   di testimoniare davanti alla commissione ufficiale di inchiesta– i cronisti del quotidiano Moscovskie Novosti, invece,  si  imbatterono subito  nei piccoli testimoni che si offrirono di raccontare tutti i dettagli della loro avventura.  Inoltre, mentre i primi esami sembravano dimostrare che nella zona dell’atterraggio ci fossero anomali campi  magnetici ed alta emissione di radiazioni, in seguito anche questi dati vennero ridimensionati e definiti assolutamente nella norma. Tuttavia, in questa strana e confusa storia alcuni elementi non quadrano e non permettono di archiaviare il tutto come una fantasiosa invenzione di un gruppo di alunni annoiati in pomeriggio di settembre. Innanzitutto sull’erba vennero effettivamente rinvenute delle tracce sospette: una profonda depressione circolare con quattro segni a forma romboidale, incisi  nel terreno da un oggetto pesante, si calcolò, oltre 10  tonnellate… Prodotta allora o scavata in precedenza? E in questo caso, da chi e perché? I bambini, poi, ai cronisti che li interrogarono apparvero molto scossi eppure resero dichiarazioni omogenee, concordi, come scrisse anche il giornale locale “Skaya Kultura”. Tra l’altro, dissero di aver visto  sull’astronave un segno che ricordava la lettera “Ze”- che in cirillico corrisponde come suono alla J: lo stesso segno (chiamato “Ummo”) notato sulle astronavi avvistate negli anni ’60 in Spagna, nel corso di una serie di discussi avvistamenti  testimoniati anche da alcune fotografie. Un particolare che difficilmente i bimbi potevano conoscere. Inoltre, la descrizione del grande alieno antropomorfo senza collo e con una testa di dimensioni ridotte incassata tra le spalle- rappresentata anche nei loro disegni infantili-  è decisamente  insolita: non è certo la raffigurazione di un extraterrestre che ci si aspetta da un giovane lettore di libri di fantascienza. Eppure- particolare inquietante-  questa tipologia aliena, decisamente originale,  ritorna  praticamente identica in una serie di altri  incontri ravvicinati del terzo tipo che si sarebbero verificati sempre in Russia in quell’anno. Come ad esempio quello avvenuto nel distretto di Kharovsk, nel nord della Russia, il 6 giugno. Una scolaresca (ancora ragazzini, dunque…) vide una “stella giallastra” che scendeva verso terra e che si dirigeva su un prato, a poca distanza da loro. Dalla sfera- grande come un’automobile- uscì un essere molto alto, con il busto tozzo, gambe e braccia lunghissime e soprattutto senza testa: tra le spalle aveva come un rigonfiamento ovale. Vista di profilo, la creatura sembrava quasi piatta, priva di spessore. Sul petto, aveva un disco luminoso.   Anche in questo caso, per pochi istanti l’alieno  rapì un essere umano – stavolta, una donna,  che dopo essere sparita d’incanto, altrettanto all’improvviso ricomparve. Quel  1989 fu caratterizzato, nell’ex Unione Sovietica, da un elevato numero di avvistamenti alieni. Fu una vera e propria “ondata “ di Ufo, come scrissero i commentatori del tempo. Nella stessa Voronezh, altri cittadini   raccontarono di aver visto globi luminosi muoversi nel cielo: le segnalazioni avvennero il giorno 21, 23, 29 settembre  e poi il  2 ottobre, sempre tra le 18 e le 21. E poi – tra aprile a luglio- vennero resi noti altri casi di tentate adbuction, altri atterraggi, altri esseri umanoidi intravisti all’interno di astronavi e soprattutto altri alieni quasi privi di testa. Proprio come avevano detto  i bambini di Voronezh. A distanza di anni, nessuno è ancora in grado di dire con certezza cosa accadde veramente in quei mesi e soprattutto in quel parco cittadino. Gli ufologi russi hanno sempre mantenuto un atteggiamento molto cauto, se non addirittura scettico. “La Tass ha raccontato frottole”- disse senza mezzi termini il responsabile del Gruppo Ufologico di Jaroslav. Alcuni ricercatori ipotizzarono persino che si trattasse di una messinscena organizzata dal governo per screditare il loro lavoro. Oggi, dell’Ufo di Voronezh nessuno parla più. Quei bambini adesso sono giovani adulti che forse raccontano ancora, alla sera, agli amici curiosi, quell’incredibile pomeriggio di 22 anni fa. Oppure, stanchi dell’incredulità di chi li ascolta e delle solite, inutili domande senza risposta, hanno smesso di spiegare. E forse, hanno anche smesso di guardare in alto, per timore di rivedere, ancora,  una strana luce sopra di loro…

Condividi su:
Facebook Twitter Email



Una risposta a Cold case 1 – Lo strano caso dell’Alieno di Voronezh

  1. fabio scrive:

    …si… investigammo quei casi all’epoca, eravamo (giovani e…già col peso del mondo…) agli inizi della ricerca…il fattore diversificante e comune erano i bambini (innocenza e non conoscenza delle tematiche)…i casi con la presenza di adulti erano sicuramente di raffronto (reazioni, pensieri, post-evento ecc.) coi precedenti (bimbi), ogni volta di tests di ricerca si tratta (sociologici ovviamente)…i guardiani (di ummo), signori (di yhwh), custodi (di enlil) o deva (veda) sempre cooresponsabili (temporalmente) del quadrante sono…quei BIMBI, oggi trentenni (più o meno), che hanno “visto” e “sentito” e “portato” prima (di quanto dovessero) quella verità (e peso) che altri (contattisti dei 50′ e 60′) precedentemente avevano accettato e condiviso hanno il “diritto” di vedere il compiersi e realizzarsi di “quel sogno” che tutti, grandi e piccini, abbiamo visto e vissuto (in parte) attraverso le immagini dell’E.T. di Spielberg…la nostra generazione ha il DOVERE di questo “compito” di transizione, di traghettamento e di unione con il futuro dei nostri e loro figli (di quei bimbi)…siamo di più (dentro) di quello che siamo… e abbiamo il dovere di trasmetterlo (di insegnare) perchè quei giovani (quella generazione)…quelli che ce l’hanno fatta…GUARDANO ANCORA IN ALTO…

    saluti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *