E siamo arrivati a quota 700. Tanti sono i pianeti individuati al di fuori del sistema solare. Pochissimi, però, sono rocciosi e si trovano nella cosiddetta “zona abitabile” (chiamata in inglese anche “Goldilocks zone”), ovvero alla adeguata distanza dalla propria stella per consentire la presenza di H2O allo stato liquido grazie ad una temperatura senza eccessi, nè di caldo nè di freddo.
La ricerca di esopianeti gemelli della Terra– che orbita proprio nel punto giusto rispetto al Sole e per questo può ospitare la vita – per ora ha dato scarsi risultati. Proprio perchè il concetto di “zona abitabile” restringe drasticamente le chance. Ad introdurre questo parametro, è stato negli anni ’70 l’astronomo Michael Hart che l’ha utilizzata per ricalcolare la famosa equazione di Drake. La formula matematica che porta il nome dell’astrofisico Frank Drake serve a quantificare l’ipotetico numero di civiltà intelligenti diffuse nella galassia. Aggiungendo però la variabile di Hart, la percentuale si riduce al minimo, ovvero allo 0, 00000000000000000000000000000000001 per cento…
Ma…c’è un ma. Negli ultimi anni, sono stati scoperti , in vari angoli della nostra Terra, gli estremofili- batteri e microorganismi che sopravvivono in condizioni fisiche o chimiche apparentemente inconciliabili con la vita. Come gli acidofili che prediligono un ambiente fortemente acido, oppure gli ipertermofili che amano le temperature elevatissime , fino ai 120 °C. I più incredibili, sono i tardigradi, minuscoli invertebrati che resistono a tutto: senz’acqua per dieci anni, a temperature prossime allo zero assoluto, nel vuoto cosmico…Praticamente indistruttibili. Anche grazie a loro, gli scienziati stanno mettendo in discussione il modello finora comunemente accettato di “vita”.
Quella che conosciamo noi si basa- è vero- sull’acqua: senza di essa, non si sarebbe mai formata, perchè nell’acqua si sono composte le prime molecole complesse a partire da quelle semplici. Ma perchè dobbiamo estendere questo modello terrestre all’intero cosmo? Non c’è infatti alcuna ragione evidente perchè la vita dipenda esclusivamente dall’acqua. Potrebbe- ipotizzano alcuni ricercatori- anche sfruttare altri tipi di liquidi, come ad esempio l’acido solforico, la formammide, il metano e così via. Se è così, dovremmo far piazza pulita del vecchio concetto di “zona abitabile” e riconsiderare centinaia di pianeti e satelliti finora esclusi. E alcuni sono molto vicini a noi.
Basta infatti spostarsi ad un miliardo e mezzo di km dal nostro Sole, per trovarci nella “zona abitabile del metano”. Proprio qui si trova Titano, la gigantesca luna di Saturno. L’acqua, quassù, non c’è, se non in forma di blocchi ghiacciati duri come la pietra: la temperatura superficiale raggiunge i -300 Fahrenheit. Ma Titano ha comunque fiumi e laghi, dove scorrono metano ed etano allo stato liquido. Tanto che l’astrobiologo Chris McKay del Centro di Ricerca Ames della Nasa non esclude che ci possano essere primordiali forme di vita su questo satellite: organismi che magari respirano idrogeno anzichè ossigeno, che utilizzano l’acetilene anzichè il glucosio e sguazzano negli idrocarburi. Titano potrebbe poi nascondere, sotto la sua superficie, enormi oceani di ammoniaca- ambiente adatto alle molecole organiche quanto l’acqua.
McKay ha valutato la fattibilità di trovare “zone abitabili del metano” attorno alle stelle più comuni nella nostra galassia, ovvero le nane rosse. Queste stelle sono molto più fredde del nostro Sole e così i pianeti devono orbitare molto più vicini ad esse, per averne un’adeguata quantità di luce e calore. L’astrobiologo è convinto che possano esistere molti mondi simili a Titano- con ampie distese di metano liquido- al di fuori del nostro sistema solare. Dove si potrebbe essere formata la vita, con modalità diverse dalla nostra, e dove potrebbe anche essersi evoluta. Con risultati diversi dai nostri.
Il metabolismo di queste ipotetiche creature sarebbe molto più basso. Quindi, con un minor consumo cellulare, le loro aspettative di vita potrebbero essere estremamente maggiori: per loro il tempo passerebbe in modo diverso e invecchierebbero più lentamente di un terrestre.E chissà, anche loro potrebbero essere alla ricerca di altre forme di vita intelligente nella galassia: magari le cercano nei mondi sommersi da lava fusa o coperti da idrocarburi ed hanno escluso, a priori, il pianeta blu ricco di inutile acqua…
SABRINA PIERAGOSTINI
…o forse non lo hanno “escluso”…chissà…forse sono quì e non riusciamo “solo” a vederli…con i nostri “occhi ciechi” al 98% delle “frequenze” della luce…chissà…
a presto