La Francia del Mistero. Bugarach: il Borgo dell’Arca? (Parte II)

L’ipotetica presenza dell’Arca dell’Alleanza a Bugarach è legata al nome di Daniel Bettex di cui pochi, al di fuori del Razes Haute, conoscono la storia e la ridda di voci (più o meno fantasiose) che la sua morte, avvenuta in circostanze mai chiarite, ha provocato.

L’ARCA DELL’ALLEANZA A BUGARACH?

Una misteriosa scomparsa che è andata ad alimentare, ancor di più, l’aurea di leggenda che circonda l’altro lato di Bugarach, quello “oscuro“, così caro agli occultisti di ogni tempo.

Una fine che è una punizione per avere osato l’inosabile, scatenando le terribili forze che collegano l’alto e il basso, il sopra e il  sotto, per avere tentato invano di arrampicarsi sulla scala che Giacobbe vide in sogno? …o per avere sfidato i poteri soprannaturali della “cassa di legno rivestita d’oro” che rappresenterebbe il segno tangibile della presenza di Dio in terra e del patto con il suo popolo? Oppure, meno enfaticamente, una semplice disgrazia?

IL SOGNO DI GIACOBBE, JOHANN WILHELM BAUR, OLIO SU TAVOLA (XVII SEC.)

Difficile dare risposte.

Qualcuno suggerisce che sul Pech dovrebbe essere riportata l’iscrizione latina che campeggia su una chiesetta di campagna di Rennes-le-Chateau che dista da Bugarach solo 13 km.: Terribilis est locus iste….

Ma innanzitutto chi era Bettex ?

Cittadino svizzero, con un lavoro importante di responsabile della sicurezza all’aeroporto di Ginevra, era uno speleologo dilettante con una grande passione: i Catari, la loro storia, la loro religione. Fu questo interesse per l’eresia dualista che lo mise in contatto con il  filosofo Déodat Roché, studioso di esoterismo, raffinato esperto di storia delle religioni e soprattutto di Catarismo, con cui intratterrà, nel corso degli anni, una fitta corrispondenza.

DEODAT ROCHE’ (1877-1978)

Roché, che svolge un ruolo centrale in tutta la storia poichè sarà proprio lui a indirizzarlo verso Bugarach, è un profondo conoscitore della cultura e della religione Catara. Vissuto nel mezzogiorno di Francia teatro della Crociata contro gli Albigesi, il giovane Déodat rimase profondamente turbato dalla  tragedia che, perpetrata in nome di Dio, colpì e travolse nel 13° secolo l’Occitania con l’arrivo delle truppe di Simon de Montfort e si appassionò visceralmente alla “questione Catara“.

Roché studiò le religioni, i misteri dell’Egitto, della Persia e il culto di Mitra, per divenire un’autorità indiscussa del Catarismo; nell’aprile del 1950 fondò a Montségur la Société du Souvenir et des Etudes Cathares che raggrupperà storici, filosofi e gnostici per discutere e approfondire la storia Catara. Di questa Società diverrà poi Segretaria Generale una sua allieva, Lucienne Julienne, anch’essa erudita studiosa dei Catari e ulteriore  figura chiave di tutta la vicenda.

LA STELE COMMEMORATIVA AI PIEDI DI MONTSEGUR. FU INAUGURATA NEL 1960 DALLA SOCIETE' DU SOUVENIR ET DES ÉTUDES CATHARES

 Bettex era soprattutto interessato a individuare in Linguadoca un sito, preferibilmente ancora poco studiato, dove poter condurre le proprie ricerche sui Catari e sulla loro fede religiosa.  Fu Roché a indicargli una zona boscosa che circonda la caldera vulcanica del Monte Bugarach e che aveva avuto, dopo la drammatica caduta della fortezza di Montsegur, un ruolo importante per la sopravvivenza di quella religione. Inoltre, cosa particolarmente interessante agli occhi dello svizzero, l’area era stata pressoché trascurata dagli archeologi tradizionali.

LA FORTEZZA DI MONTSEGUR, ULTIMO RIFUGIO DEI CATARI. CADDE NEL MARZO NEL 1244 DOPO 11 MESI DI ASSEDIO

Bettex inizia così uno studio approfondito degli antichi documenti sulla regione che lo porta ad aumentare in misura crescente l’ interesse per Bugarach e per i suoi dintorni. Grazie ai buoni uffici di Lucienne Julienne, il ricercatore svizzero può avere facilmente accesso a rari documenti, gelosamente custoditi da biblioteche e collezioni private, sino ad allora ignorati dagli studiosi.

LA ZONA DI BUGARACH

Nel corso delle sue indagini Bettex diventa sempre più ossessionato da un misterioso testo anonimo, noto come Mémoire sur la Mythologie appliquée au Pech de Thauze (Memoria della mitologia del Pech del Thauze, il vecchio nome del monte Bugarach). Lo scritto, contenente una rassegna sui miti che circondavano il vulcano dormiente (allusiva espressione…) era tratto da fonti, andate smarrite, del 15 ° secolo.

Molte di queste leggende, evocative dell’esistenza di un mondo sotterraneo (come la mitica Terra di Agartha), traevano spunto e fondamento proprio dal Pech in ragione dell’incredibile intrico di grotte, caverne e labirinti che ne caratterizza il sottosuolo.

AGHARTA E IL MITO DELLA TERRA CAVA

Questa tradizione, che ricollega allusivamente Bugarach (l’ideale  “crocevia dei quattro venti”) all’ingresso del mitico mondo sotterraneo, non è nuova in  letteratura e si  rinviene, anzi,  nei lavori di molti autori. Maurice Leblanc, Gaston Leroux, André Malraux,  Serge Hutin, Jules Verne e l’abate Henri Boudet, tra gli altri, ne hanno parlato in varie e diverse misure.

L’attenzione di Bettex era attirata, in particolare, dalle similitudini esistenti tra i vecchi e nuovi racconti di questi autori, molti dei quali ritenuti (a torto o ragione) appartenenti all’universo rosacruciano.

IL SIMBOLO DELLA ROSA CROCE, JOACHIM FRIZIUS, FRANCOFORTE 1629

Sempre più convinto dell’idea che potesse esistere un mondo segreto nascosto all’interno del Pech, orientò tutti gli sforzi e le energie alla ricerca del suo accesso.

Bettex non rivelò mai esattamente in quale luoghi concentrò le sue ricerche: anche gli scavi intrapresi all’interno del vecchio Castello di Bugarach, di cui in paese si ha un vivo ricordo, erano presumibilmente svolti al solo fine di raccogliere in unico punto, ben custodito, tutte le attrezzature necessarie ai suoi lavori.

LA TORRE DEL CASTELLO DI BUGARACH

Ma che cosa aveva trovato lo speleologo svizzero?

(FINE II PARTE. LA III SARA’ PUBBLICATA SABATO 18 FEBBRAIO 2012. LA I PARTE E’ ONLINE DAL 24.12.2011)

LORENZO CARLI

 

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