Occhi puntati su Venere. Anche quelli della Nasa

Sarà uno spettacolo straordinario e davvero molto raro: l’eclisse di Sole provocata da Venere Tra poche ore- tra il 5 e il 6 giugno- il pianeta passerà davanti alla nostra stella. Non la oscurerà, ovviamente, ma sul disco solare sarà perfettamente visibile un puntino nero in transito.

ECCO COME APPARIRA' L'ECLISSE DI VENERE

Un evento unico, per tutti noi,  considerando che la prossima eclisse del genere avverrà tra 105 anni… Insomma, una visione fantastica. Certo, però, non quanto quella che la Nasa nel 1967 immaginava per i suoi astronauti: un sorvolo sulla superficie di Venere.

La missione venne sviluppata nell’ambito dell’AAP – il Programma Applicazione Apollo– il cui scopo era progettare ed applicare la tecnologia dei moduli spaziali Apollo a nuovi, importanti obiettivi. Ad esempio: laboratori orbitanti, stazioni di ricerca sulla Luna, spedizioni interplanetarie con equipaggi umani. Il futuro dell’esplorazione del cosmo, 45 anni fa, era immaginato con grande ottimismo.

Una delle mete era appunto il secondo pianeta a partire dal Sole, il più vicino a noi. Dopo averlo osservato con la sonda Mariner 2, inviata nel 1962, la Nasa sapeva che Venere era privo di un forte campo magnetico, aveva una superficie a dir poco bollente, ma le radiazioni cosmiche nello spazio interplanetario erano sopportabili. Insomma, meritava uno sguardo più da vicino, magari per scoprire cosa nascondesse sotto le sue spesse nubi.

Per inviare una missione con equipaggio umano, si ipotizzava l’utilizzo di una nave Apollo un po’ modificata, divisa in tre parti come per le missioni lunari: un modulo di comando e servizio (CSM), un modulo di supporto ambientale (ESM) e una sezione abitabile. Tutto era stato pianificato.

IL LANCIO DELL'APOLLO 11

Il vettore sarebbe stato un razzo Saturn V. Il CSM avrebbe svolto le stesse funzioni avute nei viaggi verso la Luna: il suo computer di bordo sarebbe servito come guida e sistema di navigazione, fornendo il controllo principale e garantendo le comunicazioni con la base.

In sostanza, gli ingegneri della Nasa avrebbero dovuto potenziare e perfezionare il computer per poter mandare l’equipaggio fino a Venere anzichè sul nostro satellite. La questione davvero complessa era un’altra: come conservare in salute i tre astronauti per i 400 giorni necessari per andare e tornare.

Ecco allora il progetto: una volta in orbita, l’equipaggio avrebbe dovuto separare il CSM dal resto della nave spaziale, farlo ruotare ed agganciarlo all’ESM. A quel punto, avrebbero potuto aprire lo sportello per trasferirsi: l’ESM opportunamente modificato avrebbe fornito tutte le condizioni per una lunga permanenza nello spazio. Con i due moduli agganciati, lo stadio superiore SIV-B del razzo Saturn V si sarebbe acceso per iniziare il viaggio verso Venere.

UN'IMMAGINE DEL PIANETA VENERE

Ma anzichè eliminare lo stadio del razzo una volta utilizzato, l’equipaggio avrebbe dovuto riciclarlo. Nell’ESM, gli astronauti avrebbero trovato tutto il necessario per ristrutturarlo e trasformarlo in un modulo abitabile. I pannelli solari posizionati all’esterno avrebbero rifornito di energia l’intera astronave.

Secondo le previsioni, la missione sarebbe stata lanciata in una finestra di tempo compresa tra il 31 ottobre e il 30 novembre del 1973. Una data scelta per la massima vicinanza di Venere alla Terra, mentre in quell’anno si prevedeva un minimo storico nella ciclica attività solare, riducendo così il rischio di esposizione alle radiazioni.

 Per compiere il tragitto di andata, ci sarebbero voluti  123 giorni: l’Apollo modificato avrebbe raggiunto il pianeta nel marzo del 1974, sorvolandone la superficie. Dopo un flyby,  sarebbe ripartito verso casa: il viaggio di ritorno sarebbe durato di più, ben 273 giorni. L’equipaggio sarebbe così ammarato, in qualche punto dell’oceano, nel dicembre successivo.

DOVE CI PORTERA' L'ESPLORAZIONE SPAZIALE?

Questo era il progetto. Mai realizzato, però. Si trattava solo di una “missione pensata”, un piano ideato per mostrare le potenzialità e la duttilità della tecnologia Apollo. Il resoconto del viaggio su Venere fu preparato da Bellcom, una divisione della AT&T creata nel 1963  per aiutare la Nasa nella ricerca e nello sviluppo dei sistemi integrati per le astronavi.

 Chissà, forse dopo aver assistito allo spettacolo del transito di Venere davanti al Sole, qualche altro scienziato della Nasa riconsidererà l’ipotesi di un viaggio interplanetario e il piano formulato negli anni ’60 potrà servirgli da ispirazione. E magari, la prossima eclisse,  nel 2117, verrà ammirata anche da un astronauta in orbita attorno al pianeta…

SABRINA PIERAGOSTINI

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