Las Vegas, parlano i militari: “Gli Ufo vanno presi seriamente”

Chi si aspettava frammenti di astronavi, DNA rivelatori o testimonianze scioccanti, forse è rimasto deluso. Ma per gli esperti e gli appassionati di ufologia, l’appuntamento che si svolto lo scorso 22 settembre al Museo del Test atomico di Las Vegas si è rivelato particolarmente interessante.

I RELATORI AL CONVEGNO UFOLOGICO CHE SI È SVOLTO A LAS VEGAS

È vero, il titolo dell’incontro prometteva la rivelazione di segreti -cosa che non è avvenuta- ma i relatori, quasi tutti ex ufficiali dell’Esercito e dell’Aviazione, hanno concordemente sostenuto che il fenomeno Ufo non è uno scherzo. Anzi, è un argomento che merita molta attenzione e che già ne ha ricevuta molta, a nostra insaputa, ai massimi livelli. Il più esplicito è stato l’ex colonnello dell’Air Force Charles Halt, che ha apertamente parlato di cover-up ed insabbiamento della verità.

“Spesso sento dire che sarebbe ora che il governo predisponga
una struttura per investigare su questi argomenti“, ha detto all’auditorio, proseguendo: “Gente, questa struttura esiste già! Ed è a compartimenti stagni,  sta investigando da decenni e sta giocando un ruolo molto attivo all’interno dei nostri servizi segreti, che probabilmente conoscono molto poco di quello che succede una volta che hanno raccolto le informazioni e che
le hanno inoltrate. Fa un po’ paura, vero?”

Charles Halt è stato protagonista di un caso mai del tutto
chiarito, passato alla storia come “l’incidente di Rendlesham Forest” o anche “la Roswell britannica”.  Era il dicembre del 1980. Durante le festività natalizie, l’allora comandante della base Raf di Bentwaters, insieme ad altri militari, fu testimone di una serie di avvistamenti eccezionali e ravvicinati proprio all’interno del bosco.

IL LUOGO NEL QUALE SAREBBE ATTERRATO UN UFO, A RENDLESHAM FOREST

Ma l’ex colonnello, invece, ha sempre sostenuto di essere certo di
quello che aveva visto: un’astronave proveniente da un altro pianeta o forse da un’altra dimensione. “Negli ultimi anni il governo britannico ha diffuso tonnellate di informazioni, ma qualcuno ha sentito o visto le loro conclusioni ufficiali riguardo i fatti di Bentwaters? Quando i documenti sono stati divulgati, la parte relativa al mio personale coinvolgimento è scomparsa. È andata persa… “

Halt ha riconosciuto di non aver mai subito pressioni per tacere o
smentire le sue clamorose rivelazioni. Ma si è dato anche la spiegazione. “Probabilmente per due buone ragioni: principalmente, per il mio alto grado e per il ruolo da me ricoperto, ma soprattutto perché fin da subito ho registrato tutto quello che sapevo su questa storia su una cassetta, ne ho fatte molte copie e le sparpagliate in giro. Forse penserete che sono paranoico, ma credo che il tempo impiegato a registrare quei nastri sia stato ben speso”, ha concluso.

Dichiarazioni pesanti, che non hanno sicuramente annoiato il
pubblico in sala. E neppure gli altri oratori si sono risparmiati. Neanche il colonnello ormai in pensione Bill Coleman, portavoce tra il 1961 e il 1963 del famigerato e controverso “Blue Book Project” che nel 1969 arrivò a questa conclusione: gli Ufo non risultano prodotti di una tecnologia avanzata o comunque superiore alle conoscenze scientifiche in nostro possesso. Di fatto, insomma, questo studio ufficiale negava che gli oggetti volanti non identificati potessero essere astronavi extraterrestri.

Da portavoce, Coleman doveva allinearsi a queste affermazioni. Ma adesso, ormai anziano, ha potuto raccontare di quando, nel 1955, giovane pilota di un bombardiere B-25, mentre volava a pieno regime, si imbattè in un intruso che oggi descrive senza alcuna remora come “un classico disco volante“. Nonostante manovre azzardate e motori spinti al massimo, l’inseguimento tra il velivolo umano e quello che probabilmente non lo era si concluse come sempre avviene in questi casi: l’Ufo scomparve all’improvviso, lasciando incredulo il pilota.

UNA FOTO STILE ANNI ’50 DI UN CLASSICO DISCO VOLANTE

Non solo. Coleman ha espresso anche la sua personale idea sul motivo che trattiene una potenziale razza aliena dal manifestarsi apertamente sulla Terra:” Un nostro raffreddore potrebbe uccidere un extraterrestre. E una banale malattia aliena potrebbe sterminare tutta l’umanità. Se sono così avanzati da compiere viaggi interstellari, non possono non capire che un eventuale contatto potrebbe essere fatale, per entrambi i popoli.”

Dunque, Ufo e alieni non sono argomenti risibili, buoni per quattro chiacchiere durante una cena d’estate, ma sono serie, serissime materie di discussione da affrontare ai livelli più alti. “Sono convinto che si tratti di fenomeni reali, è il momento che i Governi incomincino ad affrontarli in chiave scientifica”, ha ad esempio detto Bob Friend, anch’egli ex colonnello dell’esercito americano, che ha invitato i testimoni di strani avvistamenti a farsi avanti senza timore- militari inclusi.

Dall’unico a non aver mai indossato una divisa, ovvero Nick Pope– l’ufologo utilizzato come consulente dal Ministero della Difesa inglese- è arrivata poi una riflessione degna di nota e condivisibile. “Questo campo è pieno di ciarlatani ed esaltati. Ma nonostante le sciocchezze e le assurdità che a volte si sentono, non dobbiamo mai perdere di vista il fatto centrale: basterebbe che una sola delle centinaia di migliaia di segnalazioni che vengono fatte si rivelasse vera e tutto cambierebbe per sempre”.

SABRINA PIERAGOSTINI

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