Alla ricerca dell’Arca di Noè, con l’aiuto di un nuovo satellite

Nelle scorse settimane, il “Noah” di Russell Crowe ha spopolato ai botteghini, segno di quanto la vicenda dell’ Arca di Noè e del Diluvio Universale ancora affascini il pubblico. Ancora più affascinante sarebbe però poter dare una base storica al racconto biblico, ispirato da ben più antiche leggende mesopotamiche, magari rintracciando i resti di quella mitica imbarcazione che avrebbe salvato tutte le specie dall’ estinzione. E un satellite di ultima generazione potrebbe servire allo scopo.

RUSSELL CROWE NEL FILM "NOAH"

RUSSELL CROWE NEL FILM “NOAH”

Da tempo, l’attenzione dei ricercatori si è concentrata sul Monte Ararat, considerato il punto di approdo di Noè quando le acque iniziarono a ritirarsi. In particolare, è stata presa in esame una anomalia che appare sul versante nord-ovest di questa vetta della Turchia orientale: ha una forma allungata,  simile allo scafo di una nave. Porcher Taylor, professore dell’Università di Richmond, ha iniziato ad interessarsene parecchio tempo fa.

“Ero cadetto a West Point, nel 1973, circa 41 anni fa. Venni a conoscenza, da fonti credibili, che un satellite spia della CIA si era imbattuto per caso in quello che sembrava la prua di una imbarcazione che spuntava da un ghiacciaio del monte Ararat”, ha raccontato il ricercatore a Space.com. Vent’anni dopo, Taylor lanciò un’iniziativa personale per declassificare quelle immagini ed investigare su quella strana protuberanza.

Alla fine ha raggiunto almeno in parte il suo scopo: nel 1995 ha ottenuto infatti che fossero rese pubbliche cinque foto riprese dall’ Aeronautica Militare statunitense nel 1949. Inoltre, in seguito alle richieste di Taylor, vari esperti hanno analizzato le immagini satellitari, per confermare la presenza di quella anomalia. In particolare, sono stati di grande aiuto gli “occhi” di DigitalGlobe.

UNA DELLE FOTO SCATTATE NEL 1949

UNA DELLE FOTO SCATTATE NEL 1949

“ Il mio obiettivo finale è sempre stato quello di riuscire a trasformare quell’anomalia in qualcosa di noto, grazie alla definizione via via più alta delle immagini satellitari, per capire se  sia solo di natura geologica oppure abbia un significato biblico. Sono grato e onorato che la DigitalGlobe abbia compiuto varie missioni gratis per me sopra il monte Ararat negli ultimi 10 anni. In particolare la missione QuickBird del febbraio 2003 ha catturato l’oggetto a forma di nave a 4700  metri di altezza, non eccessivamente ricoperto di neve e di ghiaccio. Questa tipologia di satelliti farebbe invidia a Indiana Jones!”, ha scherzato il professore americano.

Il prossimo 13 agosto, dalla base californiana di Vandenberg verrà lanciato l’ultimo gioiello della serie, WorldView-3, ancora più potente ed evoluto dei suoi predecessori. Tra le sue caratteristiche, una risoluzione pancromatica di 31 centimetri, la più elevata al mondo tra i satelliti commerciali. Da qui ai prossimi sette anni- la durata prevista della sua vita, in orbita attorno alla Terra- dovrebbe fornire le immagini più tecnologicamente avanzate attualmente disponibili.

Saranno molti i dati scientifici utili per i ricercatori, assicura Kumar Navuhur, direttore del Product Development & Labs della DigitalGlobe. “Non solo possiamo ottenere informazioni dettagliate sulle caratteristiche artificiali, ma anche monitorare le meraviglie di alcuni tesori nascosti di Madre Natura. Per esempio, abbiamo già mappato le tipologie di orsi polari nell’Artico e le popolazioni di pinguini in Antartide”, ha spiegato. “Le immagini satellitari offrono una visione così precisa che siamo in grado di vedere i cambiamenti ambientali che svelano le tracce lasciate migliaia di anni fa dall’Uomo e contribuire alla archeologia spaziale in modo significativo.”

UN'IMMAGINE SATELLITARE DELL'ANOMALIA RIPRESA NEL 2003

UN’IMMAGINE SATELLITARE DELL’ANOMALIA RIPRESA NEL 2003

Chissà, forse proprio una foto dai dettagli sorprendentemente nitidi  potrebbe convincere un’equipe scientifica ad effettuare una campagna di indagine sull’Ararat. Ammesso, ovviamente, che le autorità turche concedano l’autorizzazione, finora negata. Se lo augura Porcher Taylor, che sogna una missione tra quei ghiacci organizzata dal National Geographic, alla ricerca dell’Arca di Noè. Sì, Indiana Jones sarebbe molto invidioso…

SABRINA PIERAGOSTINI

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