Vivere tra le nuvole. Ma su Venere…

Con la testa tra le nuvole, sì, ma quelle di Venere. Due scienziati della NASA non sognano ad occhi aperti: stanno seriamente prendendo in considerazione la possibilità di colonizzare il cielo del pianeta a noi più vicino, con l’utilizzo di astronavi alimentate ad energia solare. Anzi, sostengono, meglio andare su Venere che su Marte.

L'IPOTESI DELLA NASA: COLONIZZARE L'ATMOSFERA DI VENERE

L’IPOTESI DELLA NASA: COLONIZZARE L’ATMOSFERA DI VENERE

I due sono Dale Arney e Chris Jones, ricercatori dello Space Mission Analysis Branch (il “Settore Analisi Missioni Spaziali”)  del centro di Langley. Ben consapevoli che la superficie del quasi gemello della Terra sia particolarmente ostile alla vita ( con una pressione pari a 92 atmosfere e temperature prossime ai 500 °C), hanno preso in considerazione l’idea di sfruttare la parte più alta dell’ atmosfera venusiana.

Il  loro progetto  si chiama HAVOC, ovvero High Altitude Venus Operational Concept. “Quasi tutti, quando sentono la proposta di andare ad esplorare Venere, pensano alla sua superficie, dove fa così caldo da far sciogliere il piombo e la pressione è la stessa che si troverebbe nelle profondità degli oceani”, ha spiegato Jones a SpectrumIEEE.com  “Non molte persone, secondo me, sono però andate a vedere quanto l’atmosfera sia relativamente molto più ospitale.”

Sulla base dei loro calcoli, a 50 chilometri di altezza la pressione diventa infatti molto più sostenibile e la gravità diventa poco inferiore a quella terrestre. Inoltre, il termometro scende drasticamente a 75 °C , solo 17 gradi di più della più torrida temperatura registrata sul nostro pianeta. A confronto, Marte ha invece una pressione atmosferica superficiale che è meno di un centesimo di quella terrestre, una gravità pari ad un terzo e temperature medie di decine di gradi sotto lo zero.

L'ASTRONAVE SOSPESA SU VENERE SEMBRA QUASI UN DIRIGIBILE

L’ASTRONAVE SOSPESA SU VENERE SEMBRA QUASI UN DIRIGIBILE

Ma ancora più importante, per la maggiore vicinanza al Sole, nel cielo di Venere c’è una quantità di energia del 40 per cento superiore alla nostra e del 240 per cento superiore di quella marziana. In compenso, però, le radiazioni solari  sono accettabili. “Un astronauta  sarebbe esposto allo stesso livello che subirebbe se si trovasse in Canada“, afferma Arney. Su Marte, invece, i raggi sono così intensi (40 volte quelli  terrestre) che i coloni dovrebbero schermarsi vivendo sotto il suolo per ridurre l’esposizione. Tutti elementi messi insieme che rendono l’atmosfera venusiana il posto migliore dopo la Terra.

È proprio quello che pensa Jones. “Probabilmente è l’ambiente più simile al nostro in tutto il sistema solare, non c’è da preoccuparsi se non avremo nulla sotto i piedi.” E arrivare fin quassù, poi, è  più facile che non raggiungere Marte. Grazie alle orbite sempre allineate tra Venere e la Terra e la maggior vicinanza tra i due corpi celesti, una missione umana impiegherebbe poco più di un anno per andare, osservare e tornare: ovvero 110 giorni in andata, 30 giorni di soggiorno e 300 per il ritorno.

Realisticamente, una missione sul Pianeta Rosso avrebbe invece bisogno di un periodo di tempo compreso tra i 650 e i 900 giorni, se non di più. Non si potrebbe allungare o accorciare i tempi  della spedizione spaziale in caso di necessità: saltare la partenza nel momento previsto comporterebbe infatti un rinvio nel programma. Gli astronauti dovrebbero  rimanere in orbita attorno a Marte fino all’apertura di un nuova finestra orbitale favorevole.

LA CITTÀ TRA LE NUVOLE DI VENERE

LA CITTÀ TRA LE NUVOLE DI VENERE

Ovviamente, l’esplorazione del cielo venusiano avverrebbe a fasi. L’HAVOC  prevede infatti inizialmente l’invio di sonde robottizzate per testare l’alta atmosfera. Poi, si potrebbe pensare di spedire un equipaggio umano, che rimarrebbe in orbita per un mese. In seguito, un gruppo di astronauti potrebbe rimanere sospeso nell’atmosfera di Venere per due anni di fila. Se l’esperimento avesse successo, si potrebbe ipotizzare di costruire, davvero,  una intera città  tra le nuvole.

SABRINA PIERAGOSTINI

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