Il SETI: “Nessun segnale dai pianeti extrasolari”

Tutto tace. Il silenzio attorno a noi è sempre più assordante, nonostante la scoperta di decine e decine di pianeti extrasolari– alcuni, con caratteristiche molto incoraggianti per la potenziale presenza di  vita aliena. Eppure, le nostre “grandi orecchie” puntate proprio verso quelle porzioni della volta celeste continuano a non percepire alcun suono.

LE ANTENNE DELL'ALLEN TELESCOPE ARRAY, IN CALIFORNIA

LE ANTENNE DELL’ALLEN TELESCOPE ARRAY, IN CALIFORNIA

Da decenni, è il SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) ad indirizzare i suoi potenti radio telescopi in direzione di stelle lontane per captare qualche segnale. Ora, con le sue parabole cerca di lavorare in sintonia con Kepler, il cacciatore di esopianeti che dopo aver vissuto qualche momento difficile ( un guasto sembrava averne compromesso per sempre la funzione) è tornato in forma smagliante e ha ripreso a scandagliare la galassia alla ricerca di nuovi mondi.

Utilizzando l’ Allen Telescope Array (in breve, ATA), parte del grande radio osservatorio di Hat Creek, a circa 460 km da San Francisco, il SETI è rimasto in ascolto di eventuali messaggi provenienti da HIP 116454b, un pianeta che si trova nella costellazione dei Pesci a 180 anni luce da noi. Si tratta di una super-Terra, con un diametro 2,5 volte superiore a quello terrestre: è il primo mondo alieno scoperto da Kepler dopo il ripristino delle sue funzioni, lo scorso dicembre.

Come dicevamo, da lassù non sta arrivando alcun segnale interessante. Ma non c’è molto da stupirsi: HIP 116454b non è esattamente quel tipo di pianeta che gli scienziati definiscono “copia” o “gemello” della Terra. Tutt’altro. Tra quelli recentemente scoperti, è forse quello meno appetibile come candidato ad ospitare la vita: orbita attorno alla sua stella in appena 9 giorni , dovrebbe avere una temperatura superficiale bollente ed essere in rotazione sincrona– mostra dunque sempre lo stesso lato al suo sole, come la Luna fa con noi.

UN'IMMAGINE IDEALE DI HIP116454B

UN’IMMAGINE IDEALE DI HIP116454B

Ma allora perché l’ATA ha scelto proprio questo pianeta probabilmente molto inospitale per captare eventuali comunicazioni di una ipotetica civiltà aliena? “Come secoli di esperienza ci dimostrano, l’osservazione a volte supera l’attesa ed ecco perché i nuovi pianeti extrasolari– sia che sembrino promettenti per la vita oppure no- sono osservati di routine dal SETI con l’apparato del telescopio Allen”, ha scritto l’astronomo nonché direttore del programma di ricerca, Seth Shostak.

Insomma, la scienza ci ha abituato a scoperte sensazionali quando meno ce l’aspettavamo. Il fatto che HIP 116454b appaia inadatto allo sviluppo della vita– almeno, come la conosciamo noi- non basta ad escluderlo dalla lista degli esopianeti da studiare. Dunque, il radio telescopio è rimasto in ascolto comunque. Il risultato: nulla. Come forse era previsto, come sempre è accaduto fino ad oggi.

Il SETI ha sempre tentato di intercettare segnali radionella banda più bassa, emessi da forme di vita intelligenti: dunque, veri e propri messaggi, forme di comunicazione, non suoni casuali. Il punto di partenza è il seguente: noi esseri umani da oltre un secolo, da quando abbiamo raggiunto un discreto livello tecnologico, diffondiamo onde radio nello spazio. Ergo, altre civiltà evolute almeno quanto noi dovrebbero fare lo stesso.

Fino al 2009, i target erano scelti a caso. Dall’entrata in funzione di Kepler, le antenne del SETI sono state indirizzate in modo più preciso, a colpo sicuro. Come nel caso di HIP 116454b. Finora, ci si è concentrati nella gamma compresa tra 1000 e 2250 MHz, ma in seguito- assicura Shostak- verranno prese in esame anche frequenze più alte. Insomma, il SETI non vuole lasciare nulla di intentato.

L'ASTRONOMO DEL SETI SETH SHOSTAK

L’ASTRONOMO DEL SETI SETH SHOSTAK

Ma non mancano le critiche di chi ritiene sbagliata la premessa e quindi errato il risultato. Perché- dicono altri ricercatori- dare per scontato che tutte le civiltà passino attraverso gli stessi stadi evolutivi di quella nostra? Perché aspettarsi che creature completamente diverse da noi utilizzino le stesse onde radio? Forse il silenzio assordante che ci circonda è solo frutto della nostra incapacità di ascoltare.

SABRINA PIERAGOSTINI

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