I Teschi di Paracas: nuovi test, nuove sorprese

Tornano alla ribalta i teschi allungati, dalle caratteristiche molto particolari, conservati nel museo di Paracas- in Perù. Ne avevamo già parlato nel 2014, quando il test del DNA prelevato da quei crani antichi sembrava evidenziare “mutazioni sconosciute negli esseri umani, nei primati e in animali ad oggi noti.” Analisi già a suo tempo contestate da antropologi e archeologi. Ora, arrivano i risultati di altri esami. E le polemiche- possiamo prevederlo- non mancheranno neanche stavolta.

UN TESCHIO ALLUNGATO DI PARACAS

UN TESCHIO ALLUNGATO DI PARACAS

La civiltà di Paracas è stata scoperta all’inizio del secolo scorso, grazie al lavoro dell’archeologo peruviano Julio Tello. Scavando nel sud del Paese, in una zona desertica nella provincia di Pisco, Tello riportò alla luce un cimitero risalente a svariati secoli fa, nei quali erano stati sepolti centinaia di corpi: molti si erano mummificati e conservavano ancora brandelli di pelle e capelli. Una parte di questi presentava un’anomalia cranica: la testa risultava molto allungata, come mai si era trovato in altre parti del mondo. In totale, l’archeologo recuperò circa 300 di questi strani teschi, datati fino al 3 mila a.C.

Fino ad oggi,  si è sempre ipotizzato che anche a Paracas questa alterazione fosse stata indotta. In diverse culture- dall’America all’Asia, dalla Russia all’Africa- spesso ai neonati veniva legata la testa tra due assi di legno oppure veniva bendata strettamente, proprio allo scopo di deformarne le ossa,  sulla base di motivazioni rituali o sociali. Ma in tutti questi casi, i crani- pur assumendo una forma bizzarra– conservavano tutte le altre caratteristiche umane.  Cosa che invece in questi crani peruviani non si verificherebbe.

A sostenere l’unicità di questi reperti sono, da anni, due ricercatori alternativi, Brien Foerster e L.A. Marzulli. Quest’ultimo, in una recente intervista al sito AncientOrigins.net, ha ribadito tutte le differenze rispetto ad un cranio standard. “C’è la possibilità che siano stati sottoposti ad una deformazione meccanica con assi di legno- ha detto- ma il motivo per il quale non lo ritengo probabile è la posizione del foro occipitale che si trova nella parte posteriore. In un normale teschio umano, dovrebbe essere più vicino alla linea della mandibola”. Non solo: sarebbe anche più piccolo, elemento che fa propendere per l’origine genetica.

IL RICERCATORE L.A. MARZULLI MOSTRA IL FORO OCCIPITALE

IL RICERCATORE L.A. MARZULLI MOSTRA IL FORO OCCIPITALE

Ma secondo Marzulli questi crani presenterebbero altre stranezze: zigomi molto pronunciati, orbite oculari più profonde del solito e soprattutto nessuna sutura sagittale, quella sorta di “cerniera” tra le ossa parietali. Molti di questi teschi ne sono del tutto mancanti. Esiste una malattia- la craniosinostosi- che provoca una fusione tra le ossa craniche, in particolare quelle parietali,  in età neonatale e infantile, con conseguente malformazione, ma Marzulli è convinto che non sia questo il caso, perché non sono state trovate tracce di questa sindrome nei teschi peruviani.

Fin qua, tutto già noto. Ma come dicevamo, è stata effettuata una seconda serie di test genetici. Il direttore nonché proprietario del Museo Archeologico di Paracas mesi fa ha infatti autorizzato il prelievo di alcuni campioni da tre crani allungati- uno dei quali di un bambino. Un quarto campione è stato ottenuto da un teschio proveniente della medesima area geografica, ma conservato da decenni negli Stati Uniti. Tutti i reperti hanno tra i 2 mila e gli 800 anni.

I campioni prelevati consistono in capelli e polvere ossea, estratta scavando in profondità nel foro occipitale. Marzulli ha assicurato che l’operazione è stata condotta in modo da ridurre al massimo il rischio di contaminazione. Poi, sono stati spediti a tre diversi laboratori- uno in Canada e due negli USA. Nemmeno i biologi e i tecnici sapevano cosa stavano esaminando: a tutti è stato detto semplicemente che si trattava di una mummia.

UN NORMALE CRANIO UMANO A CONFRONTO CON UNO DI PARACAS

UN NORMALE CRANIO UMANO A CONFRONTO CON UNO DI PARACAS

È stato possibile recuperare solo il DNA mitocondriale– quello che si trasmette per linea femminile, dalla madre ai figli. Su  tre campioni di capelli, è stato evidenziato l’aplogruppo H2A- a quanto pare una caratteristica genetica tipica dei popoli dell’Europa dell’Est. Dalla polvere ossea invece è emerso l’aplogruppo T2B, che invece avrebbe origine in Mesopotamia, nell’attuale area compresa tra Siria ed Iraq. “Tutto questo riscrive la storia”, ha affermato Marzulli.

Concetto condiviso da Brien Foerster, che sul suo sito web ha ribadito: ”Se questi risultati sono validi, la storia della migrazione dei popoli in America risulta molto più complessa di quello che abbiamo detto finora”. Anche perchè cambierebbe la provenienza geografica di tali flussi migratori: i primi a raggiungere il continente americano non sarebbero stati i popoli dell’attuale Russia o delle isole del Pacifico,  ma addirittura popoli del Medio Oriente…

Sicuramente, le affermazioni di Marzulli e Foerster verranno contestate, ridicolizzate, attaccate. Prima di tutto perché i due ricercatori non sono scienziati e non sono accademici, ma semplici ricercatori “fai da te”, senza un background universitario. Ma Marzulli replica così agli scettici:”Prendete anche voi dei campioni, pagate un laboratorio che analizza il DNA e poi tornate con i vostri dati scientifici. Fate scienza come l’abbiamo fatta noi”.

LA RICOSTRUZIONE DEL VOLTO DI UN UOMO DI PARACAS

LA RICOSTRUZIONE DEL VOLTO DI UN UOMO DI PARACAS

La provenienza dall’Europa dell’Est e dalla Mesopotamia giustificherebbe un altro elemento strano del popolo di Paracas, ovvero la capigliatura chiara, sicuramente anomala per il Sud America. “Finora, nessun ricercatore ufficiale riesce a spiegare perché i capelli su alcuni teschi sono rossi o addirittura biondi”, scrive Brien Foerster.”L’idea che sia effetto di uno scolorimento è stata smentita da due tricologi. Gli antichi abitanti di Paracas avevano capelli rossastri che erano anche il 30 per cento più sottili di quelli dei nativi americani. È una questione genetica!”

Ma le caratteristiche anomale di questi teschi hanno indotto qualcuno ad ipotizzare persino un’ origine non terrestre-  già sulla base del test del 2014, per quelle mutazioni apparentemente non riscontrabili in altre sequenze genetiche. A questo proposito, tuttavia, Foerster ha affermato.”Per quanto riguarda la componente o la discendenza aliena dei teschi, non lo sapremo mai. I programmi di analisi del DNA possono solo comparare i campioni genetici con quelli che sono conservati nell’archivio chiamato Gentech, negli Stati Uniti. Sono in corso ulteriori esami in collaborazione con archeologi peruviani e il ministero della Cultura.” Ci vorranno almeno due anni, però, per saperne di più.

Cionostante, L.A. Marzulli si è  detto convinto di aver avuto una conferma della sua teoria, esposta in un libro scritto prima ancora che l’esame del DNA fosse effettuato. Ovvero, secondo lui il popolo di Paracas e i Nephilim biblici sono la stessa cosa. Nell’Antico Testamento, si dice che “i figli di Dio”, unendosi con “le figlie degli uomini”, avrebbero generato i Giganti o Nephilim- “gli eroi dell’antichità, uomini famosi “. Per Marzulli, si tratterebbe di ibridi umano-alieni. Ma anche senza scomodare la Bibbia, i Nephilim, gli ET ed altre ipotesi fantasiose,  i dati per ora emersi dai laboratori- ammesso che siano confermati- sono già di per sé piuttosto sorprendenti.

SABRINA PIERAGOSTINI

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