Travis Walton: “La gente deve sapere”

“Mi sono sentito in estremo pericolo di morte, stavo male, avevo sensazioni terribili. Non riuscivo  a respirare, la peggiore delle torture, nulla scatena di più il terrore.” Travis Walton parla lentamente e dosa bene le parole mentre ripercorre i momenti drammatici della sua abduction davanti al pubblico di Milano che lo ascolta in silenzio. Era il novembre del 1975 e il giovane taglialegna, colpito sotto agli occhi di sei compagni di lavoro da una misteriosa scarica di energia proveniente da un mezzo volante sconosciuto, si sarebbe risvegliato all’interno di quell’UFO.

TRAVIS WALTON NEGLI ANNI '70

TRAVIS WALTON NEGLI ANNI ’70

“Quando ripresi i sensi, credevo di trovarmi in ospedale. Una volta messe a fuoco le immagini, mi resi conto invece di essere circondato da strani esseri. Non avevo via fuga, avevo un marchingegno dentro a un braccio. Con l’altro, cercai di allontanarli da me, ma ero troppo debole, riuscii solo a dare una piccola spinta. Mi alzai, afferrai un oggetto che fuoriusciva da una parete e lo roteai in aria urlando. Quegli esseri si sono fermati, qualcosa nel loro sguardo trasmetteva dolore, lo percepivo mentalmente: era come se stessero cercando di comunicare telepaticamente con me, per questo mi fissavano, ma forse per i postumi della scarica elettrica non ci riuscivano”, ha raccontato.

Poi la fuga, in preda al panico, per stretti passaggi dai quali neppure poteva voltarsi indietro, fino ad una stanza con un sedile al centro dotato di vari pulsanti. Premendone uno a caso, su un pannello apparve il firmamento: un cielo stellato con tutte le costellazioni, come al planetario. Fu a quel punto che spuntò un uomo- tale almeno sembrava allora a Travis, convinto che qualcuno fosse finalmente andato a cercarlo. In sua compagnia, raggiunse un enorme ambiente simile ad un hangar o alla stiva di un’astronave madre, dove vide altri individui dall’aspetto umano. E dove- all’improvviso- perse i sensi per ritrovarsi fuori, davanti ad una stazione di rifornimento a pochi chilometri da Snowflake, il suo paese. Cinque giorni dopo la sua sparizione e con tanti interrogativi irrisolti.

Ancora oggi, Walton sostiene di non avere certezze, ma solo ipotesi che ha maturato nel corso del tempo. “Ci ho messo anni per elaborare quanto mi è accaduto e per darmi una spiegazione. All’epoca, quelle creature mi sembravano una minaccia terribile, adesso riesco a comprendere che quel raggio non doveva colpirmi e non serviva per catturarmi. Hanno fatto tutto il possibile per salvarmi la vita. E poi, mi hanno riportato a casa. Potevano lasciarmi dovunque, persino sulla Luna, e invece no, praticamente nella medesima città, vicino alla mia famiglia, in un luogo dal quale poter chiedere aiuto. Tutte circostanze che mi inducono a ritenere che si siano comportati in modo benevolo nei miei confronti.”

UN'IMMAGINE RECENTE DI WALTON

UN’IMMAGINE RECENTE DI WALTON

Questa è la storia incredibile di Travis Walton. Letteralmente incredibile e ovviamente senza alcun riscontro oggettivo. Ci sono solo i suoi racconti, suffragati fino ad un certo punto dalle deposizioni di quelli che una volta erano suoi colleghi, nient’altro. Quello che avrebbe vissuto una volta sparito dalla vista degli amici, per quei 5 giorni misteriosi,  lo sappiamo esclusivamente da lui. “Perché dovremmo credere a un racconto tanto assurdo?”, gli ho per l’appunto chiesto nel chiostro di quello che una volta era un monastero di suore e che ora ospita la Società Umanitaria di Milano, teatro del meeting “Figli delle Stelle” di cui Travis Walton è stato ospite a fine settembre.

Tra quelle antiche colonne, l’ex ragazzo di Snowflake mi ha sorriso e poi ha risposto così: “Perché basta  esaminare nel  dettaglio tutte le prove che supportano quello che è effettivamente accaduto e metterle a confronto con le varie teorie che gli scettici hanno formulato. Si vede subito che nessuna di esse ha assolutamente senso. Pensare ad una allucinazione, ad una psicosi è impossibile perché ci sono altri testimoni oculari. Tutte le versioni di propaganda e discredito nei miei confronti non hanno retto. I cinque test della verità che ho superato lo dimostrano.”

Ma è cambiato qualcosa in tutti questi decenni? Oggi chi lo ascolta è più disposto ad accettare la sua versione rispetto al passato? C’è una diversa sensibilità, una diversa apertura mentale su questi argomenti “di confine”? “Sì, è così- ha confermato-  credo davvero che la gente ora sia più pronta a credere. Se torniamo indietro al 1975, le persone erano meno aperte di quanto non siamo noi oggi. Voglio dire, nel frattempo le missioni dello Shuttle sono diventate quasi una routine,  così anche gli annunci della NASA, no? Adesso i telescopi Kepler e Hubble sono in grado di identificare le stelle che hanno pianeti terrestri nelle loro orbite e ne hanno trovate migliaia del genere finora…”

WALTON CON JENNIFER STEIN, REGISTA DEL DOCUMENTARIO SULLA SUA VICENDA

WALTON CON JENNIFER STEIN, REGISTA DEL DOCUMENTARIO SULLA SUA VICENDA

Insomma, sono proprio i progressi della scienza insieme alla consapevolezza di essere circondati di miliardi di pianeti potenzialmente abitabili a rendere meno impossibile l’idea che civiltà evolute e iper tecnologiche siano capaci di visitare la Terra a proprio piacimento.  Ma ammettiamo- per pura ipotesi- che tali civiltà esistano, che davvero abbiano già preso i primi contatti con i governi e che piccole, ristrette élite di potere ne siano al corrente. La domanda che sorge immediata è: noi lo sapremo mai? Ne verremo informati un giorno? Ci sarà quella che gli anglosassoni chiamano “disclosure”, la totale rivelazione della verità?

Un’evenienza sulla quale Travis Walton è molto scettico. “Non penso che i governi lo farebbero mai, solo se si verificasse un grave incidente UFO in un’area popolata e non fossero in grado di nasconderlo, allora forse potrebbero essere costretti ad ammettere quello che sanno.  Ma lo ritengo molto improbabile. Nemmeno la signora Clinton, da presidente, lo vuole davvero fare. Anzi, in realtà credo che non ci sia una sola persona all’interno del governo disposto a diffondere volontariamente questo genere di informazioni, perché… “

A questo punto, Travis si ferma un secondo prima di concludere il suo ragionamento. Fa un sospiro e poi continua: “Innegabilmente, ammettere che la presenza extraterrestre è reale costerà la distruzione di un gran numero di valori: le istituzioni religiose, politiche ed  economiche collasseranno. Ma credo che sia importante che la gente sia pronta, perché se effettivamente un giorno dovremo fare i conti con questa tecnologia, con questa realtà,  noi dobbiamo preparare le persone. Ed è proprio quello che sto facendo io qua. Il motivo per cui ne parlo è perché la gente ha bisogno di essere cosciente che non siamo soli. Non è un concetto mistico o qualcosa di soprannaturale.  Sono solo creature che arrivano da un posto di cui noi non sappiamo molto.”

SABRINA PIERAGOSTINI

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