Viaggio nei misteri dell’entroterra romagnolo

Antichi manieri teatro di atroci delitti e infestati da fantasmi, storie di maghi e alchimisti, grotte che portano dritte all’Inferno e misteriose città scavate sotto terra… Non bisogna viaggiare in giro per il mondo alla ricerca di tutte queste mete: basta restare in Italia, nella regione ai confini tra la Romagna e le Marche, per scoprire- celati tra le vallate che degradano dolcemente verso il mare- luoghi e leggende che hanno ispirato persino capolavori della letteratura.

IL CASTELLO DEGLI AMANTI PAOLO E FRANCESCA

A GRADARA, IL CASTELLO DEGLI AMANTI PAOLO E FRANCESCA

A Gradara, ad esempio,  sarebbero vissuti gli amanti resi immortali da Dante Alighieri. Paolo e Francesca– condannati dal sommo poeta a pene eterne nel girone dei lussuriosi, nel V canto della Divina Commedia– nella vita reale si sarebbero chiamati Paolo Malatesta e Francesca da Polenta. La nobildonna fu data in sposa a Giovanni Malatesta, ma si innamorò del fratello più giovane e più bello. I due cognati, uniti da un amore clandestino, vennero puniti con la morte dal marito tradito. La tradizione vuole che l’efferato duplice delitto si sia consumato proprio qui, in questa rocca in provincia di Pesaro-Urbino.

E tra queste mura medioevali, tra le camere sontuose arredate come nei secoli passati,  a quanto pare ancora oggi si aggirerebbe lo spirito inquieto della dama trafitta dalla spada dello sposo furioso. Forse cerca il suo amato perso per sempre, forse non riesce a staccarsi dai luoghi che l’hanno vista felice nella sua breve vita terrena. Qualcuno sostiene di aver avvistato una sagoma femminile affacciarsi tra i merli della torre, di notte, come se scrutasse l’orizzonte, mentre altri giurano di aver udito lamenti provenire dalle fondamenta del castello…

Continuerebbe poi ad abitare i sotterranei del maniero di Poggio Torriana– a poca distanza da Rimini – Guendalina, figlia dei signori del castello di Montebello. La leggenda racconta che la bimba fosse tenuta nascosta perché albina (o forse perché frutto di una relazione extraconiugale) e che nel tentativo di tingerle i capelli troppo chiari la chioma le fosse diventata blu- da qui, il soprannome di Azzurrina. Un giorno, la piccola sarebbe scesa nella ghiacciaia rincorrendo la sua palla di stracci. A nulla valsero le ricerche: da allora, nessuno la trovò più. Sparita per sempre.

A MONTEBELLO SI AGGIREREBBE IL FANTASMA DI AZZURRINA

A MONTEBELLO SI AGGIREREBBE IL FANTASMA DI AZZURRINA

Ma ogni tanto si farebbe sentire. Una voce infantile riecheggerebbe tra queste fredde stanze soprattutto in concomitanza con l’anniversario della scomparsa di Azzurrina- avvenuta nel giorno del solstizio d’estate del 1375. E qualche volta si manifesterebbero altre  inquietanti presenze – almeno così sostengono i cacciatori di fantasmi che periodicamente vengono qui, a Montebello. E periodicamente, rivendicano di aver immortalato entità provenienti da altre dimensioni.

Una strana energia: la percepiscono i più sensibili (o più impressionabili) quando entrano nella cella che per anni ospitò il Conte di Cagliostro, al secolo  Giuseppe Giovanni Battista Vincenzo Pietro Antonio Matteo Franco Balsamo. Un truffatore, un avventuriero, un esperto di esoterismo, un alchimista, ma per la potente Santa Inquisizione soprattutto un eretico: per questo, Cagliostro morì nelle segrete di San Leo,  che all’epoca faceva parte dello Stato Pontificio.

La fortezza ancora si innalza su un imponente sperone roccioso dalle pareti perpendicolari che domina la valle sottostante e guarda la vicina Repubblica di San Marino. Oggi è diventata un museo e si può visitare anche il pozzetto nel quale l’illustre prigioniero trascorse gli ultimi 4 anni della sua vita: un buco di tre metri per tre, con un’unica apertura- una finestra con tre file di inferriate. Ma c’è chi è sicuro che l’anima del Conte di Cagliostro vaghi ancora qui, alla ricerca disperata della pace eterna: in quanto scomunicato, infatti, gli fu negata una sepoltura cristiana.

IN QUESTA CELLA È MORTO IL CONTE DI CAGLIOSTRO

IN QUESTA CELLA È MORTO IL CONTE DI CAGLIOSTRO

Ma non solo fantasmi. Da queste parti, il mistero è di casa in tutte le sue sfumature.  A partire dagli strani oggetti volanti che di tanto in tanto apparirebbero sopra il mare Adriatico, specie di fronte alla costa romagnola: singole luci o vere e proprie “flottillas” che gli appassionati di UFO fotografano e postano sul web. Addirittura, a voler dar credito al famoso “Caso Amicizia” (il contatto di massa che sarebbe avvenuto tra un gruppo di persone e un manipolo di Alieni dal 1956 in poi), da Ortona fino a Rimini si estendeva un tempo la base sottomarina che questi ET avevano creato nel nostro Paese.

Sicuramente più tangibile- e visitabile- è la struttura sotterranea che invece si ramifica tra stanze, pozzi e gallerie al di sotto di Santarcangelo. Praticamente una città invisibile e parallela, per molti versi ancora tutta da decifrare. Questo labirinto scavato nel ventre del Monte Giove è formato da 6 km di cunicoli e nicchie disposti su tre piani. Alcune di queste camere hanno colonne, volte a botte, cupole. Ma l’aspetto più interessante è che- ancora oggi- ne ignoriamo l’epoca e lo scopo.

LA CITTÀ PARALLELA CHE SI ESTENDE SOTTO SANTARCANGELO

LA CITTÀ PARALLELA CHE SI ESTENDE SOTTO SANTARCANGELO

Secondo alcuni studiosi, questo ipogeo– o per lo meno, il suo nucleo principale- potrebbe avere avuto origine millenni fa, ai tempi degli Etruschi: si tratterebbe, in questo caso, di antiche tombe ricavate nell’arenaria. Ma altri ricercatori propendono per ipotesi differenti: sarebbero catacombe paleocristiane, edifici tardo-romani destinati ai culti misterici del dio Mitra, chiese erette dai monaci Basiliani o chissà cos’altro ancora. Di sicuro, c’è il fascino sprigionato da questi ambienti densi di mistero.

Di origine naturale, ma non meno suggestive, sono poi le grotte di Onferno, esplorate in modo scientifico, per la prima volta, appena un secolo fa (nel 1916) e diventate poi una riserva naturale per la loro straordinaria bellezza.  Una volta addentratisi nel bosco, si entra in un canyon sotterraneo, scavato da un torrente nel corso di milioni di anni. Da qui in poi, è una meraviglia di scintillanti cristalli e pareti levigate, stalattiti e stalagmiti, fino alla scenografica Sala dei Mammelloni, così chiamata per le grosse protuberanze di gesso che sporgono dal soffitto.

Ma a rendere ancora più affascinante questa visita nelle viscere della terra, è la nomea di queste grotte che in tempi antichi erano ritenute le porte di accesso per l’Inferno. Il nome attuale Onferno arriva proprio da lì. E si tramanda che Dante– ancora lui- abbia soggiornato da queste parti e abbia tratto ispirazione proprio da queste grotte per ambientare il primo canto della Divina Commedia. E anche se non fosse vero, sarebbe bello crederci…

L'INGRESSO PER L'INFERNO: LE GROTTE DI ONFERNO

L’INGRESSO PER L’INFERNO: LE GROTTE DI ONFERNO

Se questo percorso vi ha intrigato, perché non realizzarlo di persona, magari con un viaggio organizzato? La Clessidra Viaggi di Milano (www.clessidraviggi.it, info@clessidraviaggi.it) propone proprio questo itinerario, suggerito dal team di Extremamente e dal blog di Flavio Vanetti, MisterobUFO, pubblicato dal Corriere.it A giugno, in tre giorni, grazie a visite guidate, potrete andare alla scoperta delle leggende e dei misteri di questa terra ricca di storia. E ci saremo anche noi, per condividere con i nostri lettori anche questa avventura.

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