Tutti sulla Luna… Anche Jeff Bezos

La Luna sta tornando di moda. Dopo decenni di disinteresse, si sta riaprendo la corsa al nostro satellite, esattamente com’era accaduto negli anni ’60 del secolo scorso. Una gara non a chi arriva prima, non più, ma a chi arriva meglio, per posizionare la propria bandierina e rivendicare diritti.  E non lo fanno solo i Governi: ad ambire una fetta di suolo lunare sono sempre più i privati. L’ultimo della lista, ma con grandi ambizioni di superare tutti gli altri, è il miliardario Jeff Bezos, l’uomo più ricco del mondo.

IL LANDER COSTRUITO DA JEFF BEZOS

IL LANDER COSTRUITO DA JEFF BEZOS

Il fondatore, presidente e amministratore delegato di Amazon è infatti anche il proprietario della compagnia aerospaziale Blue Origin. Il 9 maggio, nel centro congressi di Washington, ha presentato il suo ultimo gioiello, il suo nuovo lander lunare denominato – con poca fantasia…- “Blue Moon”. Al pubblico entusiasta che affollava la sala in realtà è stato mostrato un modello in scala naturale che ha fatto comunque la sua figura, grazie anche alla sapiente illuminazione in stile hollywoodiano. ”Questo è un veicolo incredibile e andrà sulla Luna”, ha annunciato sicuro Bezos.

Come spiega Space.com, il lander è progettato per trasportare i rover e gli altri carichi pesanti sulla superficie lunare, ma potrebbe anche portare gli astronauti stessi con una modifica già prevista dai progettisti di Blue Origin, ovvero l’aggiunta di un veicolo pressurizzato. Prima, però, il lander dovrà essere testato con missioni  di volo senza equipaggio. Il sogno- dichiarato- di Jeff Bezos è di essere lui, con la sua società, ad accompagnare il ritorno degli Stati Uniti sulla Luna. Tuttavia la NASA, ufficialmente, non ha ancora scelto con quale lander realizzerà la storica impresa, ad oltre 50 anni dalla prima impronta lasciata sulla polvere lunare da Neil Armstrong.

1969, IL PRIMO UOMO SULLA LUNA

1969, IL PRIMO UOMO SULLA LUNA

Bezos deve fare i conti con una concorrenza di altissimo livello: tra i candidati c’è anche la Lockheed Martin che solo un mese fa ha annunciato  di voler costruire un lander, ancora senza nome. Stessi progetti già avviati da Moon Express (una società fondata da un gruppo di imprenditori della Silicon Valley) e da Astrobotic Technology (guidata da Red Whittaker, un docente di robotica). Insomma, le compagnie private sono al lavoro per farsi trovare pronte. La data fissata dall’amministrazione Trump è il 2024, quattro anni prima di quanto precedentemente pianificato. Un termine che non sarà facile da rispettare per l’ente spaziale americano.

Se gli Stati Uniti vogliono tornare lassù per restarci, creando un insediamento umano o quanto meno un avamposto, l’Europa propone un “villaggio lunare” inteso come un’unione di forze e di intenti, aperta a tutti i partner che vorranno partecipare, per condividere interessi e capacità in svariati settori- robotica, astronautica, sfruttamento delle risorse o turismo. Il Moon Village, per l’ESA,  non è dunque un singolo progetto, né un piano fisso , ma una visione per un’iniziativa comunitaria internazionale che abbia la Luna come traguardo finale.

LA PRIMA FOTO SCATTATA DURANTE L'ALLUNAGGIO DELLA SONDA CINESE

L’ALLUNAGGIO DELLA SONDA CINESE CHANG’E-4

Ma punta al nostro satellite con interesse crescente anche la Cina, forse in questo momento l’avversaria più temibile per gli Stati Uniti in fatto di tecnologia avanzata. La prima sonda che ha toccato la faccia nascosta della Luna è stata infatti quella inviata dagli scienziati di Pechino, chiamata Chang’e-4, che per realizzare questo difficile allunaggio hanno dovuto “triangolare” e sincronizzare le comunicazioni tra il lander e la Terra con un satellite utilizzato come ponte radio. Dalla Chang’e-4 è poi sceso un rover che ha iniziato l’esplorazione del “dark side” lunare. La Cina, inoltre, è il terzo Paese dopo Usa e Russia  ad aver mandato nello spazio i suoi astronauti (i cosiddetti “taikonauti”).

Nella corsa alla Luna stanno poi entrando altri outsider, come Israele. Il primo tentativo non ha avuto successo: la sonda Beresheet, costruita dalla società privata SpaceIL e lanciata da Cape Canaveral lo scorso 21 febbraio 2019, si è schiantata l’11 aprile durante le fasi di discesa coordinate dall’ente spaziale di Tel Aviv. “Nazione piccola, sogni grandi”, era il motto della missione che quasi sicuramente avrà presto un seguito . “Se non si riesce la prima volta, si prova ancora”, è stato infatti il commento a caldo del premier Netanyahu. Un allunaggio più fortunato avrebbe fatto di SpaceIL la prima compagnia privata ad arrivare sulla Luna e di Israele il quarto Paese al mondo.

LA SONDA ISRAELIANA HA FALLITO L'ALLULAGGIO

LA SONDA ISRAELIANA HA FALLITO LA MISSIONE

L’obiettivo, per tutti, è avere parte al “business Luna”, il cui sottosuolo molto ricco di minerali rari attende ancora di essere sfruttato. I lander delle società private, prima ancora che gli astronauti, porteranno lassù robot-minatori con i quali scavare il terreno e scoprire le risorse ancora nascoste. E poi c’è chi guarda al nostro satellite come meta turistica: è il solito genio-visionario Elon Musk, che sta costruendo l’astronave che porterà i viaggiatori dell’imminente futuro dalla Terra alla Luna e poi magari anche su Marte. Insomma, lo spazio è davvero la nuova frontiera. Soprattutto del guadagno.

SABRINA PIERAGOSTINI

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