Le mummie di Nazca vanno all’Università

Di sicuro non smetteranno di far discutere e di dividere gli esperti, ma almeno adesso hanno trovato una sede ufficiale nella quale essere esposte in pubblico e venire esaminate da chi è interessato a capirne di più. Dall’inizio di novembre, le mummie tridattile del Perù sono infatti in mostra,   all’interno di teche di vetro, presso l’Università San Luigi Gonzaga di Ica, a disposizione del mondo accademico– finora molto più che scettico nei confronti di questi reperti a dir poco anomali.

UNA DELLE MUMMIE TRIDATTILI ESPOSTE ALL'UNIVERSITÀ DI ICA

UNA DELLE MUMMIE DI NAZCA ESPOSTE ALL’UNIVERSITÀ DI ICA

Nel blog, qualche settimana fa, vi avevamo anticipato la svolta: i vertici di questo ateneo peruviano hanno accettato di collaborare con i ricercatori in prima fila nel rivendicare l’autenticità e la straordinarietà di questi resti biologici, mummificati naturalmente, scoperti dai tombaroli locali vicino a Nazca, famosa in tutto il mondo per le sue enigmatiche linee visibili solo dall’alto: stiamo parlando del francese Thierry Jamin, direttore dell’Istituto Inkarri-Cusco e promotore del cosiddetto “Alien Project”, del giornalista messicano Jaime Maussan e del gruppo di Gaia.com, insieme ad un lungo elenco di medici e biologi che hanno effettuati svariati test dai risultati sconcertanti, le cui credenziali però sono state più volte contestate da chi crede che si tratti solo di un’immensa truffa.

La consegna dei reperti all’ Università di Ica è coincisa con una conferenza ( “Le mummie di Nazca: frode o evento storico?”)  nella quale sono stati sintetizzati i punti centrali della ricerca scientifica condotta finora in centri e laboratori privati, visto l’ostracismo e la chiusura dimostrati dagli enti di ricerca nazionali e dal Ministero della Cultura di Lima- che, senza neanche esaminarle, ha subito definito le mummie dei falsi creati solo a fini di marketing. Eppure, per i tre relatori principali che hanno preso la parola- lo stesso Jamin, il medico russo Galetsky Dmitri Vladislavovich (professore di odontoiatria e chirurgia maxillo-facciale dell’Università di San Pietroburgo) e il biologo messicano José de la Cruz Ríos López, non c’è invece alcun dubbio che si tratti di autentiche creature viventi, con caratteristiche molto diverse da quelle umane.

I DUE CORPI DI DIMENSIONI MINORI

I DUE CORPI DI DIMENSIONI MINORI

Mostrando foto e riproduzioni in 3D, i tre hanno presentato i loro studi basati sul Carbonio 14, oltre che su esami istologici, antropologici e anatomici effettuati su quei corpi dotati ancora di organi interni, conservati grazie alla polvere di diatomee- un’alga fossile molto ricca di silicio che ne ha impedito decomposizione. Ma è il test del DNA a dare l’idea della peculiarità di questi resti: a detta dei ricercatori, le mummie (alcune di piccole dimensioni, più quella denominata “Maria” grande come un essere umano adulto) condividerebbero con l’uomo solo il 15-25% del patrimonio genetico. Un’affermazione da lasciare a bocca aperta, se pensiamo- ad esempio- che il 70% del DNA del moscerino della frutta è simile al nostro…

Per quanto riguarda la fisiologia e l’anatomia, poi, i corpi mostrano crani più larghi, assenza di padiglioni auricolari, cavità oculari più ampie e vertebre cilindriche che avrebbero permesso loro di ruotare il collo di 175 gradi. Anche la particolare conformazione dei piedi (dotati di tre lunghe dita, esattamente come le mani), del tallone e della pianta comportava una deambulazione diversa dalla nostra, anche se pur sempre eretta. Non solo: di diverso rispetto a noi umani, le bizzarre creature alte poche decine di centimetri avevano anche la clavicola, il bacino, la bocca, le articolazioni e le impronte digitali. Idem per le narici, in grado di respirare “aria saturata”.

LA TOMOGRAFIA CHE MOSTRA L'UOVO ALL'INTERNO DI UNA MUMMIA

LA TOMOGRAFIA CHE MOSTRA L’UOVO ALL’INTERNO DI UNA MUMMIA

D’altronde- dicono sempre i ricercatori di Alien Project– quegli esseri non erano neppure mammiferi, ma ovipari, visto che in uno dei corpi di dimensioni minori- soprannominata “Josefina”- è stato trovato un uovo fecondato con all’interno un embrione. Al di là dell’aspetto umanoide, quelle creature avevano piuttosto le caratteristiche dei rettili e una pelle a squame che le rendeva adatte a vivere nell’ambiente desertico. Sorprendentemente, nell’intestino di uno degli esseri sarebbe stato trovato anche un seme d’uva, a riprova che nel continente sudamericano questo frutto esisteva prima dell’arrivo degli Spagnoli. Anzi, molto prima: gli esami avrebbero permesso di datare alcuni reperti addirittura a 1800 anni fa.

Insomma, nel II-III secolo d.C., a Nazca e Palpa, in mezzo alle comunità precolombiane, sarebbero vissute anche queste strane creature dalle caratteristiche assurde. Da dove provenivano? Jamin, Vladislavovich e Ríos López non si sono avventurati in ipotesi: hanno piuttosto spiegato che servono indagini più approfondite, per cercare di stabilire quali rapporti potessero intercorrere tra quegli individui tridattili e gli esseri umani dell’epoca e se- per caso- gli esserini abbiano avuto un ruolo nella realizzazione delle celebri Linee. A rendere ancora più intricata la matassa, l’annuncio del ritrovamento di un nuovo geoglifo- ovvero un grande disegno tracciato nel terreno- scoperto nella regione cilena di  Tarapacá,  che raffigura un essere umano con tre dita.

IL GLIFO SCOPERTO IN CILE: LE MANI HANNO TRE DITA

IL GLIFO SCOPERTO IN CILE: LE MANI HANNO TRE DITA

Ad esporsi di più è stato Maussan, che si è detto sicuro dell’origine non terrestre dei reperti. «Le analisi, specialmente quelle del DNA sui corpi più piccoli, dimostrano che si tratta di reali esseri viventi che non hanno nulla di simile sulla Terra», ha detto il giornalista, citato dalla televisione Eco Peru. Maussan ha a sua volta esortato le autorità competenti in ambito archeologico a fare nuovi scavi e ad intensificare le ricerche, perché a suo avviso -nascosti in altre tombe  ancora da scoprire- potrebbero esserci molti altri esemplari di queste umanoidi. Un invito che il vicerettore dell’Università San Luigi Gonzaga, Martín Alarcón, ha fatto suo: le mummie rimarranno nell’ateneo per essere sottoposte a minuziosi esami, allo scopo di verificarne l’autenticità. E forse alla fine di questo nuovo ciclo di studi sapremo se abbiamo a che fare con la frode meglio orchestrata degli ultimi decenni oppure con la scoperta più incredibile del XXI secolo.

Condividi su:
Facebook Twitter Email

I commenti sono chiusi.