Quanti luoghi misteriosi con “Il Giro nel Mondo a KM0”

Viaggiare, una passione per tanti resa molto complicata dalla situazione in cui gran parte del mondo ancora si trova. America, Asia, Oceania… Mete da sogno alle quali per quest’anno dobbiamo rinunciare per i motivi ben noti: la pandemia non solo ha messo a dura prova le finanze delle famiglie, ma rende quasi impossibili gli spostamenti a lungo raggio. E allora? L’alternativa è rimanere in Italia. Ma se siete stanchi delle solite vacanze, ecco i consigli per vedere i luoghi più affascinanti del pianeta senza uscire dai confini nazionali.

IL LIBRO "IL GIRO DEL MONDO A KM0" È IN VENDITA ONLINE
            IL LIBRO “IL GIRO DEL MONDO A KM0” È IN VENDITA    ONLINE

È l’idea del libro “Il giro del mondo a KM0”, l’ultimo scritto da Isabella Dalla Vecchia e Sergio Succu, creatori del portale LuoghiMisteriosi.it e autori, tra l’altro, anche del volume “Luoghi di Forza” e di “Format DNA”. La curiosità che anima la coppia (anche nella vita) questa volta li ha spinti a cercare nel nostro Paese gli equivalenti delle meraviglie che tanti turisti italiani ogni anno vanno a visitare, sobbarcandosi viaggi lunghi e costosi. «Durante le nostre ricerche, tante volte ci siamo detti “Ma questo lo trovi anche in America!” o “Ma è lo stesso di quello cinese!” o “Chi lo avrebbe detto che ce n’è uno anche qui!”. Catalogando in tal modo luoghi e storie, ci siamo accorti che stava spuntando dal cappello un vero e proprio giro del mondo, come quello raccontato da Jules Verne, solo che il nostro era a chilometro zero», ci spiega Isabella.

Il libro è strutturato proprio così, come un manuale da perfetto globe-trotter, solo che le mete suggerite non sono quelle originali, ma il corrispettivo italiano di cui gli autori raccontano la storia. Ad esempio, non tutti sanno che la Statua della Libertà ha una “gemella” sulla sponda del lago Maggiore, ovvero l’enorme immagine dedicata a San Carlo Borromeo. «L’ideatore Frédéric-Auguste Bartholdi, prima di andare in America, soggiornò ad Arona (in Piemonte) proprio per studiare nel dettaglio il nostro “Sancarlone”, una statua di circa trentacinque metri con il braccio alzato in segno benedicente, in fogli di rame sagomati e rivettati e percorribile internamente fino alla testa, che gli suggerì come poteva essere realizzata la Signora più famosa del mondo. L’autore avrebbe portato via con sé questa ispirazione, ricordandola con onestà ai piedi della statua americana con una targa, che ne ufficializzerebbe la vera origine.»

LA STAUTA DI SAN CARLO BORROMEO ACCANTO A LADY LIBERTY
LA STAUTA DI SAN CARLO BORROMEO ACCANTO A LADY LIBERTY

In Italia non mancano certo sorprese, come trovare- a poca distanza da Viterbo- un vero Moai, una di quelle sculture che rendono la remota Isola di Pasqua tanto intrigante. È sempre Isabella Dalla Vecchia a illustrarci la sua nascita:«A Vitorchiano, nel Lazio, è possibile incontrare un Moai realizzato dagli stessi isolani. Il comune di questa cittadina ospitò undici maori della famiglia Atan, originaria di Rapa Nui, che arrivarono in Italia con l’intenzione di avviare una promozione per la ristrutturazione delle loro statue. Durante la loro permanenza notarono che la roccia locale, il peperino, assomigliava molto, per caratteristiche geologiche, a quella vulcanica dell’isola di Pasqua. Era il 1990 quando decisero di scolpire il Moai, impiegando strumenti antichi, asce e pietre, ottenendo facilmente un ottimo risultato».

E perché andare fino in Cina per ammirare la Grande Muraglia, se si può vederne una replica- in miniatura, certo, ma non meno imponente? «Un altro luogo davvero affascinante e poco conosciuto è la fortezza di Fenestrelle, chiamata la Grande Muraglia Piemontese proprio per la somiglianza. È una linea continua di fortificazioni in muratura, che chiudono la valle lungo la parte finale del monte Orsiera, sviluppandosi per oltre cinque chilometri lungo un dislivello di 635 metri, collegando quattro opere fortificate: Forte Carlo Alberto, Forte San Carlo, Forte Tre Denti e Forte Valli. E dato che percorrere a piedi l’intero muro cinese è pressoché impossibile (a meno che non si ha a disposizione davvero molto tempo), suggeriamo di farlo qui, nel nord Italia, poiché la sensazione è la stessa», dice ancora Isabella Dalla Vecchia.

LA GRANDE MURAGLIA PIEMONTESE
                                  LA GRANDE MURAGLIA PIEMONTESE

Esperienze da incorniciare, poi, le offre la Sardegna, terra molto amata dai due autori (Sergio è originario dell’isola). E non stiamo parlando solo del mare turchese. Chi ama i paesaggi mozzafiato può fare un’escursione nel Grand Canyon di Su Gorropu, una delle gole più profonde d’Europa, con pareti alte fino a 500 metri e in alcuni punti larghe appena 4: così vicine che si possono quasi toccare allargando le braccia. E percorrere un corridoio così stretto con uno strapiombo di mezzo chilometro sopra la testa è un’emozione che nemmeno il Grand Canyon originale in Arizona può dare. Sempre in Sardegna poi- ma anche in Val d’Aosta e in Piemonte- si possono trovare cerchi in pietra che ricordano Stonehenge. Antichi mehnir, molto meno affollati di quello inglese, ma altrettanto suggestivi.

LA GOLA DI SU GORROPU, IN SARDEGNA
                                  LA GOLA DI SU GORROPU, IN SARDEGNA

Ne “Il giro del mondo a KM0”, i due ricercatori- fedeli alla vocazione originaria del loro seguitissimo portale- si soffermano anche sui luoghi carichi di mistero. «Sorprenderà sapere che il Triangolo delle Bermuda, tanto amato da ufologi e cospirazionisti, esiste anche in Italia e precisamente nello stretto di Messina, in Sicilia», assicura Isabella. «Certo, ormai le navi non sprofondano più nel gorgo come accadeva un tempo (e per fortuna!), ma resta la sua affascinante leggenda e il luogo meraviglioso della baia siciliana. Eppure un tempo era un’area del Mediterraneo pericolosissima, narrata nei testi antichi più famosi. Non possiamo definirlo “triangolo”, ma più linea o canale che nessuna nave osava attraversare, pena la distruzione certa. Un tempo i naviganti preferivano fare il giro largo piuttosto che gettarsi tra le grinfie dei mostri Scilla e Cariddi.»

SERGIO SUCCU E ISABELLA DALLA VECCHIA
                            SERGIO SUCCU E ISABELLA DALLA VECCHIA

Pensando ai nostri lettori, abbiamo chiesto agli autori di preparare il tour perfetto  senza bisogno di viaggi dispendiosi e stancanti, ma dal brivido assicurato. Isabella Dalla Vecchia è stata al gioco: «Il nostro itinerario preferito è certamente quello che ti porta a caccia dei mostri di Loch Ness italiani, toccando tre grandi laghi nel nord Italia: il Lago d’Orta, il lago di Lecco e il lago di Garda. Vale forse la pena percorrere migliaia di chilometri per raggiungere il mostro scozzese, quando in Italia è possibile vederne addirittura tre? Certamente no. Magari “vederli” è azzardato, ma di certo possono essere toccate con mano le loro tracce. La prima tappa parte dall’Isola di San Giulio nel Lago d’Orta: nella sacrestia del monastero che sorge qui, è conservata una vertebra gigante che la leggenda vuole sia appartenuta a un mostro che infestava il lago, allontanato da San Giulio grazie ai suoi poteri divini.

LA CHIESA IN CUI È CUSTODITA LA VERTEBRA DEL MOSTRO
                 LA CHIESA IN CUI È CUSTODITA LA VERTEBRA DEL MOSTRO

Poi occorre percorrere la costa del lago di Lecco alla ricerca del Lariosauro, la cui leggendaria presenza spaventava gli abitanti del lungolago al punto che ancora nel 1946 vennero scritti parecchi articoli di quotidiani. Anche questi luoghi vantano resti di qualcosa di anomalo, ritrovati cento anni prima, quelli di un animale preistorico dal nome di Lariosaurus Balsamii, che abitava le acque del lago. Si pensò che un esemplare ibernato si fosse risvegliato, emergendo fin dalle profondità delle acque. Infine anche il lago di Garda avrebbe la sua personale creatura degli abissi. Il tutto è documentato in alcuni manoscritti conservati nella biblioteca Ugo da Como, nei pressi di Brescia. Qui è possibile trovare un libro dello storico Grattarolo, che nel 1599 avrebbe documentato la presenza nel lago di enormi mostri, che vivevano in grotte sommerse.» Be’, non resta allora che armarsi di libro e fotocamera, per partire in questo viaggio in giro per il mondo, ma a chilometro zero…

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