Pronti, partenza, via! Destinazione: Marte

Tutti su Marte. L’attuale relativa vicinanza tra la Terra e il Pianeta Rosso- fenomeno che si verifica ogni 26 mesi- ha spinto le agenzie spaziali di mezzo mondo ad organizzare le loro missioni struttando proprio questa finestra temporale aperta fino ad agosto- quando le due orbite saranno alla minima distanza. In questa corsa allo spazio, gareggiano vecchie conoscenze ma anche outsider, come gli Emirati Arabi Uniti, che stanno per lanciare la loro storica sonda.

LA SONDA PER MARTE DEGLI EMIRATI ARABI UNITI

LA SONDA PER MARTE DEGLI EMIRATI ARABI UNITI

Al Amal (Speranza, in italiano) dovrebbe partire- meteo permettendo- tra il 20 e il 22 luglio 2020 dalla base di Kagoshima su un razzo giapponese, ma è stata progettata e sviluppata dal centro spaziale di Dubai in collaborazione con il Laboratory for Atmospheric and Space Physics dell’Università del Colorado: è in assoluto la prima missione di un Paese arabo nella storia dell’esplorazione del cosmo. Grande quanto un’utilitaria, Al Amal dovrebbe raggiungere Marte nel febbraio 2021 per  effettuare poi delle orbite fortemente ellittiche ogni 55 ore. Il suo scopo è studiare la dinamica dell’atmosfera marziana sia nelle sue variazioni tra giorno e notte sia tra una stagione e l’altra.

A tentare l’impresa c’è però anche la Cina, che è già riuscita a mandare i suoi mezzi spaziali sulla Luna (anche sul lato oscuro del nostro satellite, l’unica a farlo finora), ma che con il Pianeta Rosso per il momento non ha avuto molto successo. Ci riproverà presto con Tianwen-1, un’astronave  che porta con sè un lander e un rover. Il lancio è fissato per il 23 luglio, ma i dettagli della missione non sono stati resi noti: tutto è avvolto nel mistero. Probabilmente, se mai arriverà a destinazione, Tianwen-1 (dal poetico significato di “Domande al cielo”) verrà impiegato per cercare tracce di vita nel suolo marziano e per mapparne la superficie con l’uso di radar.

IL ROVER CINESE TIANWEN-1 PROGETTATO PER CERCARE TRACCE DI VITA SUL PIANETA ROSSO

IL ROVER CINESE TIANWEN-1 PROGETTATO PER CERCARE TRACCE DI VITA SUL PIANETA ROSSO

Terza in ordine di tempo, c’è poi la missione della NASA Mars2020 con a bordo Perseverance: il robottino- un gemello più evoluto di Curiosity-  sarà in grado di esaminare i sedimenti marziani e di prelevare campioni dal sottosuolo che saranno in seguito spediti sulla Terra per scoprire se lassù sia mai esistita (o esista tuttora) attività biologica. Proprio questo obiettivo ha messo in allerta la NASA, che in vista del lancio previsto per il 30 luglio ha  aggiornato la sua policy riguardo il rischio di una potenziale contaminazione di ritorno, dichiarando prioritaria la salvaguardia del nostro pianeta. Il pericolo in realtà è doppio: la vita aliena potrebbe costituire una minaccia per la Terra ma, a nostra volta, potremmo essere noi a compromettere gli ecosistemi extraterrestri con i quali entreremo in contatto.

Un problema già portato all’attenzione dell’ente spaziale americano nelle scorse settimane da Scott Hubbard, professore di aeronautica e astronomia della Standford University, ex direttore dell’Ames Center della NASA e già a capo del primo programma per le missioni su Marte. In una ricerca pubblicata dalle National Academies of Sciences, Engeneering and Medicine (Accademie Nazionali di Scienze, Ingegneria e Medicina) ha sottolineato l’urgenza di garantire una “protezione planetaria” per tutelare non solo la Terra, ma anche gli altri pianeti da una contaminazione biologica incrociata. Il vero timore, spiegava nello studio di cui abbiamo parlato dettagliatamente nel blog, è legato alla possibilità di portare indietro virus o batteri alieni.

LA MISSIONE MARS2020 DOVREBBE PARTIRE LA PROSSIMA ESTATE

LANCIO PREVISTO PER LA MISSIONE MARS2020: IL 30 LUGLIO

Prima di lui, a sollevare la questione era stato nel 2017 anche l’astrobiologo della Cornell University Alberto Fairèn, chiedendo che fossero aggiornati i protocolli di protezione planetaria- siglati nel lontano 1967 all’interno dell’ Outer Space Treaty, la legge fondamentale che regola l’esplorazione spaziale- prima di qualsiasi missione umana. Insomma, prima che sia troppo tardi. «Penso che la comunità scientifica stia considerando seriamente il problema che – una volta fatti sbarcare i primi uomini su Marte- tutto verrà compromesso da un punto di vista biologico e determinare se le tracce di vita siano marziane o terrestri potrebbe essere estremamente difficile», ha scritto in una mail a Motherboard di Vice.com. «Sono lieto di vedere che queste preoccupazioni riguardo l’esplorazione di Marte prima dell’invio dei nostri astronauti siano prese in dovuta considerazione da molti colleghi».

Ora è la NASA, attraverso due Direttive ad interim diffuse all’inizio di luglio, a prendere posizione in modo ufficiale sulla materia. I documenti menzionano esplicitamente “la vita extraterrestre e le molecole bioattive” come i prioni, proteine ​​patogene che causano malattie neurologiche nell’uomo e negli animali. I testi riguardano sia le missioni sulla Luna, dove gli Stati Uniti si preparano a riportare dopo oltre 40 anni un equipaggio umano, sia quelle su Marte. «La NASA determinerà se è necessario condurre un esperimento precursore in situ in un luogo vicino all’atterraggio della missione umana o ai siti operativi, per caratterizzare eventuali componenti organici presenti», si legge nelle direttive. L’obiettivo è  evitare che gli astronauti possano involontariamente essere veicoli di contaminazione.

LA NASA CONSIDERA PRIORITARIO IL PERICOLO DI CONTAMINAZIONE INCROCIATA

LA NASA CONSIDERA FONDAMENTALE  EVITARE LA CONTAMINAZIONE INCROCIATA

Ma parimenti viene ribadito l’impegno dell’ente spaziale a impedire la contaminazione di ritorno della Terra a causa dei  campioni che vengono restituiti roboticamente da altri mondi. Il riferimento al rover Perseverance è chiaro. Nessuno sa se il suolo marziano contenga ancora la vita. Molti astrobiologi- come lo stesso Fairèn- dubitano che eventuali microorganismi che si sono evoluti separatamente per miliardi di anni possano avere meccanismi molecolari in grado di farli interagire tra loro. Ma per scongiurare ogni rischio, anche il più remoto, saranno prese tutte le precauzioni necessarie per evitare che insieme ai campioni di polvere e roccia arrivino sulla Terra pure ospiti sgraditi e potenzialmente pericolosi.

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