Segni di vita su Venere. E adesso?

Tracce di un gas particolare, prodotto di scarto dell’attività biologica, nell’atmosfera di Venere. Una notizia che ha colto tutti di sorpresa: pochi, molto pochi, avrebbero scommesso su un ritrovamento del genere sul pianeta più vicino alla Terra, ma dall’ambiente particolarmente ostile. Eppure, proprio in quell’aria mefitica, a 50 chilometri circa dalla superficie,  le strumentazioni hanno individuato la fosfina, potenzialmente il segno che lassù esiste la vita. E adesso, cosa accadrà?

IL PIANETA VENERE

C’È LA FOSFINA NELL’ATMOSFERA DI VENERE: C’È ANCHE LA VITA?

Il primo passo sarà stabilire cosa abbia prodotto quel gas, chiamato anche fosfuro di idrogeno. Incolore, dall’odore sgradevole, infiammabile e molto tossico, viene prodotto a livello industriale e utilizzato come antiparassitario in ambito agricolo. Ma può anche prodursi naturalmente: si trova ad esempio nel guano dei pinguini ed è espulso da organismi anaerobici (ovvero, che non hanno bisogno di ossigeno) che assorbono minerali contenenti fosforo. Per analogia con questi batteri terrestri, si ipotizza che anche su Venere quella sostanza chimica abbia un’origine organica, soprattutto alla luce della sua concentrazione- circa 20 parti per milione: i raggi ultravioletti e l’acido solforico che riempiono le nuvole venusiane dovrebbero annullare la fosfina, se invece è presente significa che qualcosa la produce in continuazione. Ma cosa?

Non lo sanno nemmeno gli autori della clamorosa scoperta, annunciata con una conferenza stampa seguita in tutto il mondo. L’equipe dell’Università di Cardiff, guidata dall’astronoma Jane Greaves, non si è sbilanciata: non ha dichiarato che la fosfina sia una prova certa dell’esistenza di forme di vita, ma che deve essere  l’effetto di un processo biologico o di un processo chimico sconosciuto. Due eventualità comunque affascinanti per i ricercatori che fino a oggi hanno un po’ trascurato il pianeta quasi gemello della Terra. Troppo bollente- la temperatura superficiale raggiunge i 450 gradi °C- con una pressione 90 volte quella terrestre e un’alta concentrazione di gas velenosi, Venere non è mai stata considerata una candidata interessante dagli astrobiologi, che ora devono rivedere i loro piani e soprattutto le loro convinzioni riguardo l’abitabilità planetaria.

LA SUPERFICIE A DIR POCO INOSPITALE DI VENERE

LA SUPERFICIE A DIR POCO INOSPITALE DI VENERE

Marte, Encelado, Europa, Titano– in cima alla classifica- così all’improvviso sono stati scavalcati. In un tweet, l’amministratore della NASA Jim Brindestein lo ha detto esplicitamente: sottolineando che l’individuazione della fosfina è, al momento, il dato più significativo in anni di ricerca di tracce di vita extraterrestre, ha esortato a dare la priorità a Venere. Un mondo relativamente ancora sconosciuto: non possediamo ancora informazioni complete sulla sua topografia, sulla sua storia geologica, sulla sua attuale attività tettonica e vulcanica.  Una volta anche quassù scorreva l’ acqua e fino a 700 milioni di anni fa il clima era decisamente molto meno inospitale di ora. Ma possibile che sia esistita e che esista tuttora la vita? Come primo passo, si rende necessaria una nuova serie di controlli, con l’uso di telescopi per confermare-o smentire- la presenza della fosfina. Il compito non è semplicissimo.

IL PIANETA HA TEMPERATURE BOLLENTI PER LA VICINANZA AL SOLE

IL PIANETA HA TEMPERATURE BOLLENTI PER LA VICINANZA AL SOLE

«La nostra priorità è cercarla ad altre lunghezze d’onda e mapparne la distribuzione, ma non sarà facile, vista la relativamente scarsa abbondanza di raggi ultravioletti e infrarossi e che le tracce di sostanze chimiche più presenti come anidride carbonica, vapore acqueo, acido solforico potrebbero mascherare le firme spettrali della fosfina», ha spiegato Sanjay Limaye, ricercatore dell’Università di Winsconsin-Madison. Ma oltre a cercare i biogas, si potrebbe anche cercare delle particolari caratteristiche nell’atmosfera venusiana. Proprio Limaye, in uno studio di due anni fa, ha sostenuto che la presenza di alcune macchie scure potevano essere indizio della presenza di forme di vita. E altri astrobiologi, in passato, hanno ipotizzato che le nuvole di Venere- dove la temperatura è tra gli zero e i 50 °C e la pressione è come quella che si registra sotto i nostri mari – potevano riservare interessanti sorprese. Ipotesi forse meno assurde di quanto si potesse immaginare.

Presto, quassù, potrebbero essere inviate delle sonde per dare un’occhiata da vicino. Già ipotizzate prima della notizia finita su giornali e tv,  sono due missioni della NASA (DAVINCI+ e VERITAS) e una dell’ESA (EnVision). DAVINCI+ (acronimo di Deep Atmosphere Venus Investigation of Noble gases, Chemistry and Imaging Plus) scenderà con un paracadute attraverso l’atmosfera di Venere fino alla superficie, annusando i gas presenti e poi mappandone la superficie. Resterà invece in orbita VERITAS (ovvero Venus Emissivity, Radio Science, InSAR, Topography and Spectroscopy), rilevando temperature, campo gravitazionale, topografia. Il satellite europeo studierà principalmente la geologia venusiana, ma con le strumentazioni di cui sarà dotato potrà effettuare anche altre analisi.

UNO DEGLI SCATTI DELLA SONDA VENERA-13 CHE HA SOLLEVATO MOLTE DISCUSSIONI

UNO DEGLI SCATTI DELLA SONDA VENERA-13 CHE HA SOLLEVATO MOLTE DISCUSSIONI

E poi ci sono i Russi, che considerano il pianeta un po’ roba loro, dato che sono stati i primi a studiarne l’atmosfera, i primi a fotografarlo, i primi a toccarne il suolo. Dopo una serie di tentativi iniziati nel 1961 e falliti  per via dell’enorme pressione atmosferica e delle elevate temperature, nel corso degli anni le varie sonde Venera sono poi riuscite nell’intento di svelare per la prima volta l’aspetto di Venere, atterrando e resistendo per alcuni minuti -fino a circa un’ora e mezza- prima  di essere schiacciate. Tra le tante fotografie rimandate sulla Terra, ce ne sono state alcune che hanno attirato l’attenzione di Leonid  Ksanfomality, a capo del Laboratorio di Fotometria e e Radiometria Termica  presso l’Istituto di Ricerca Spaziale dell’Accademia delle Scienze di Russia, che aveva lavorato al programma Venera.

IN QUESTO INGRANDIMENTO, L'OGGETTO SIMILE AD UNO SCORPIONE

IN QUESTO INGRANDIMENTO, L’OGGETTO SIMILE AD UNO SCORPIONE

In un articolo, pubblicato nel 2012 sulla rivista scientifica Astronomicheskii Vestnik  (Ricerca sul Sistema Solare), lo scienziato passava in rassegna le immagini scattate nel 1982 da Venera-13 sostenendo che mostravano la presenza di probabili  organismi viventi.  Si vedevano infatti degli oggetti di diverse forme e dimensioni- da dieci centimetri a mezzo metro- che in altre foto scattate a distanza di un breve lasso di tempo scomparivano oppure mutavano aspetto, come ad esempio una specie di disco, tagliato nella parte superiore, che non apparteneva in nessun modo alla sonda. Un altro oggetto misterioso sembrava una specie di scorpione. Affermazioni ridicolizzate dall’intera comunità scientifica, sulla base del presupposto che quelle temperature e quelle pressioni atmosferiche non potevano in alcuno modo consentire la presenza di vita su Venere: di organismi viventi non ne possono esistere, lassù. Ora però quelle certezze non sembrano più così granitiche.

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