La scienza e gli UFO. Pardon, UAP. O anche AAV, qualsiasi sigla preferiate, tanto la sostanza non cambia. Sempre più esponenti del mondo accademico esprimono pubblicamente la loro intenzione di studiare questa sfuggente materia, per decenni motivo di imbarazzo e di discredito per chiunque se ne sia interessato. Ora però- dicono- è arrivato il momento di mettere da parte i pregiudizi e i preconcetti per affrontare la questione con tutti i mezzi che l’attuale tecnologia consente e di trovare delle risposte esaurienti. Con buona pace degli scettici ad oltranza per i quali, invece, è tutto chiaro, tutto ovvio, tutto scontato- il fenomeno non esiste e quindi non merita nemmeno di essere preso in considerazione. E invece no.
L’OGGETTO NON IDENTIFICATO DEL VIDEO DELLA US NAVY “GIMBAL”
Quei filmati diffusi al grande pubblico a partire dal dicembre 2017 (e riconosciuti dal Pentagono come autentiche immagini di oggetti sconosciuti in volo) ha smosso profondamente le acque. La US Navy ha disposto nuove linee guida per i suoi piloti in caso di incontri ravvicinati in quota, la Commissione Intelligence del Senato americano ha chiesto tutta la documentazione raccolta fino ad ora su questi intrusi negli spazi aerei americani, il Dipartimento della Difesa ha annunciato la creazione di una Task Force apposta per indagare sul fenomeno. Va da sé che un simile sforzo- in termini di budget e di personale impiegato- non può prescindere da una ovvia constatazione: quei velivoli sono reali e sono tutto tranne che normali droni o aerei scambiati per qualcosa di ignoto dai piloti militari e dagli analisti dell’Intelligence. E come scrive il sito Science.com- non certo un ricettacolo di ufologi da strapazzo- non bisogna credere negli Alieni per essere curiosi di capire di più sulla natura degli UAP.
Anche perché- e lo dice sempre questo autorevole website che tratta di scienza a tutto tondo- quei velivoli dalle prestazioni pazzesche lasciano davvero perplessi. Non solo perché li hanno visti i top-gun tra i più preparati al mondo, ma anche- sui loro schermi elettronici- gli addetti ai radar in assoluto più sofisticati in circolazione. E- continua Science.com-quelli ripresi negli ormai celebri video della Marina USA sembrano raggiungere accelerazioni comprese tra almeno 100 G fino addirittura migliaia di G, fatali per un eventuale pilota. Inoltre, non hanno prodotto alcun visibile effetto nell’aria, non hanno creato il classico boom sonico e hanno mostrato capacità di volo piuttosto bizzarre. Basta questo per dire che sono astronavi aliene? Certo che no. Ma basta e avanza per approfondire la questione da un punto di vista scientifico, magari sfruttando i satelliti che sorvegliano dall’alto il nostro pianeta, per “catturare” il passaggio di uno di questi misteriosi oggetti volanti. Esattamente quello che si propone di fare- udite udite…- l’ESA, l’Ente Spaziale Europeo, nella persona di Philippe Ailleris.
QUESTO È UNO UAP RIPRESO DAI JET AMERICANI NEL 2015 SULL’ATLANTICO
C’è lui dietro il progetto Unidentified Aerospace Phenomena Observations Reporting Scheme, ideato alcuni anni fa per facilitare la raccolta degli avvistamenti effettuati da astronomi dilettanti e professionisti. «C’è bisogno di uno studio scientifico degli UAP e di raccogliere prove affidabili, qualcosa che non possa essere facilmente ignorato dalla scienza», ha dichiarato aggiungendo: «È necessario fornire agli scienziati dati oggettivi e di alta qualità, tuttavia nessuno sa dove e quando un UAP può potenzialmente apparire e questo complica la ricerca scientifica in questo campo». Ma il progresso avvenuto negli ultimi anni – dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, fino all’intelligenza artificiale con machine e deep learning (ovvero quella branca della AI che fa riferimento agli algoritmi ispirati alla struttura e alla funzione del cervello, chiamate ”reti neurali artificiali”)- offre nuovi strumenti per trovare, archiviare e trasmettere dati. E poi, dice Ailleris, c’è il network di satelliti sopra le nostre teste.
LE “SENTINELLE” DEL SISTEMA SATELLITARE EUROPEO COPERNICUS
Così, il ricercatore dell’ESA ha pensato di attingere per prima cosa alle immagini e ai dati gratuiti del programma Copernicus dell’Unione Europea, un sistema di satelliti civili denominati “sentinelle” che tengono costantemente sotto controllo il nostro pianeta per quanto riguarda il clima, le condizioni dei mari e del suolo, l’atmosfera e così via. Ailleris è attualmente il Project Controller di Copernicus. Ma altri potenziali strumenti utilizzabili sono la miriade di sonde spedite in orbita attorno alla Terra da singoli governi o da società private. Con Ailleris lavora Kevin Knuth, ex fisico dell’Ames Center della NASA e ora docente dell’Università di Albany, a New York. In un articolo scritto nel 2018 (ne abbiamo parlato nel blog http://www.extremamente.it/2018/07/02/world-ufo-day-il-fisico-knuth-la-scienza-li-studi-seriamente/ e nel libro “UFO-Parlano i Piloti”), il professore già sosteneva con forza la necessità di analizzare il fenomeno UFO con un approccio scientifico e sottolineava che tanto gli entusiasti sostenitori della materia quanto gli scettici negazionisti fossero ugualmente dannosi perché ostacolano la comprensione del fenomeno. Una convinzione che, col tempo, si è rafforzata spingendo Knuth a focalizzarsi proprio su uno dei video della US Navy, quello che ha ripreso il cosiddetto “Tic-Tac della Nimitz”.
NEL LIBRO “UFO-PARLANO I PILOTI” ANCHE LE NOVITÀ NELLA RICERCA SCIENTIFICA
«Stiamo cercando di usare i satelliti per monitorare la regione oceanica a sud dell’Isola di Catalina, dove nel 2004 si sono verificati gli incontri della Nimitz», ha spiegato il fisico. Nel 2021, Knuth e altri colleghi condurranno una ricerca in loco, proprio allo scopo di «ottenere prove scientifiche inattaccabili che gli UAP sono reali, che gli UAP si possono trovare, che gli UAP si possono conoscere», come recita il sito del progetto, denominato “UAPx” (UAP Expedition). Nella squadra di indagine, faranno parte vari scienziati- tra loro il fisico Bruce Maccabee, noto tra gli appassionati di ufologia- ma anche veterani militari (come Kevin Day, addetto alla sala radar della USS Princeton il giorno dell’avvistamento) e osservatori addestrati che useranno strumenti specializzati per esaminare qualsiasi fenomeno anomalo. «Speriamo di scovare gli UAP, determinare le loro caratteristiche, gli schemi di volo e ogni altro elemento che ci consenta di studiarli, usando anche i satelliti come conferma indipendente degli avvistamenti principali», ha dichiarato Knuth a Science.com
IL COSIDDETTO “TIC-TAC DELLA NIMITZ” AVEVA QUESTO ASPETTO
Ma gli UAP attirano l’interesse anche degli studiosi in prima fila per individuare intelligenze extraterrestri. Il loro atteggiamento è comprensibilmente molto cauto perché, ad oggi, prove che ne dimostrino una provenienza esterna al nostro pianeta non ce ne sono. Tuttavia, il fatto stesso che se ne parli in seminari come quello promosso lo scorso agosto dalla NASA, dal titolo “TechnoClimes2020”, incentrato sulle firme tecnologiche che possono svelare la presenza di altre civiltà dello spazio, è di per sé già una notizia eclatante. «Rimango agnostico su qualsiasi ipotesi particolare che potrebbe spiegare gli UAP, almeno fino a quando non avremo più dati da considerare», ha detto uno degli organizzatori, Jacob Haqq-Misra, astrobiologo del Blue Marble Institute of Science di Seattle. «L’ipotesi che siano manifestazioni di intelligenze non umane è popolare, ma per il momento non ho nessuna indicazione che la renda più probabile di qualsiasi altra ipotesi.»
DA DOVE ARRIVANO? CHI LI HA COSTRUITI?
Sulla stessa linea d’onda anche Ravi Kopparapu, planetologo del Goddard Space Flight Center della NASA, che ritiene l’argomento affascinante, per via di alcuni avvistamenti che sembrano sfidare le leggi della fisica, ma appare altrettanto diffidente nei confronti della parola “extraterrestre” associata ai quei velivoli sconosciuti, proprio per l’assenza di prove concrete. Lo scienziato planetario evidenzia la difficoltà principale per studiare scientificamente gli UAP: «Non disponiamo di una raccolta dati adeguata su questo fenomeno che possa essere condivisa tra gli scienziati interessati al fine di verificare le affermazioni e filtrare gli eventi veramente inspiegabili». In più, il binomio UFO/ET impedisce un’indagine approfondita da parte della comunità scientifica, per via del tabù che circonda l’argomento Alieni. La ricetta, per Kopparapu? «Sii rigorosamente agnostico e non lasciare che idee preconcette offuschino i giudizi. Tieni la mente aperta. Consideralo come un problema scientifico. Se si scopre che gli UAP hanno spiegazioni banali, così sia. Lascia che i dati ci portino a quello che sono». In fondo, niente di più di quello che la scienza deve sempre fare.