Il Godzilla del Volturno, leggenda o realtà?

Una creatura misteriosa si aggira furtiva tra la boscaglia e la sponda del fiume Volturno, occultandosi tra le foglie nonostante la sua mole impressionante. Pochi sono riusciti ad avvistare la belva o a percepirne la presenza, udendone il respiro pesante o il profondo ruggito che emette. A provare la sua esistenza, le enormi tracce lasciate sul terreno da zampe dotate di tre unghioni potenti, la scoperta di decine di animali sventrati da zanne extralarge e le foto scattate da un temerario. No, non è una scena di un remake di “Predator” o “Godzilla” ambientato in Italia, ma quello che raccontano alcuni abitanti di Alvignanello- una manciata di case in provincia di Caserta- da due anni a questa parte. Difficile credere che una storia del genere abbia una pur minima possibilità di essere vera, se non fosse per la mole di reperti raccolti e analizzati dai Carabinieri Forestali, coinvolti nelle indagini da Vincenzo Tufano.

UN GIORNALE LOCALE CON LA NOTIZIA DEL MOSTRO

UN GIORNALE LOCALE CON LA NOTIZIA DEL MOSTRO

È lui la figura centrale della vicenda. Una laurea in Scienze del Benessere e una grande passione per la zoologia, soprattutto per ciò che riguarda il lato meno noto del mondo animale e quindi per la Criptozoologia che lo ha portato a collaborare per 8 anni con la vista Mistero Magazine, Tufano abita in zona. Da subito, dopo le primissime segnalazioni, si è messo in pista. Ha realizzato i calchi in gesso delle orme del “mostro di Alvignanello” fatte poi esaminare dagli esperti. «Dalle analisi, le impronte mostrano pieghe della pelle, segni di venature, strutture callose e possibili decorsi arteriosi. Tutto ciò dimostra che sono state lasciate realmente dalle zampe di un essere vivente. Di che tipo? Non lo sappiamo. La mia ricerca è prettamente scientifica, analizzo le prove che ho e non vado di fantasia», assicura Tufano sulla  base del referto. Purtroppo anonimo, senza intestazione, perché gli  zoologi e i veterinari interpellati non hanno voluto comparire. Troppo imbarazzante per loro, spiega il ricercatore campano, mettere il proprio nome e la propria firma su quel documento relativo a un animale chimera- del tutto assurdo.

Tra le stranezze di quelle impronte  tipiche di un plantigrado (ovvero una bestia che camminando appoggia l’intera pianta del piede) ma non riconducibile a nessuna specie nota, gli esperti hanno annotato: «Lo spazio interdigitale del calco di 78 cm. presenta alcune aree vagamente palmate, non del tutto evidenti. Non si può escludere che l’oggetto in questione sia anfibio.» E ancora: «Gli artigli sono dotati di grande mobilità. Sono molto regolari e netti, non presentano sfasamenti, penetrano nel terreno alla stessa profondità. Se ne deduce che chi ha lasciato simili tracce sia realmente un essere vivente. Lo spessore e le dimensioni degli stessi potrebbero essere compatibili solo con quelli di un grosso rettile che ha subìto un’alterazione dal punto di vista organico-genetica, indotta da fattori ambientali e/o da laboratorio. Oppure una specie sconosciuta alla scienza ufficiale.» La loro conclusione: «Classificazione: tipo chimera, nessun senso dal punto di vista zoologico. Non classificabile. Non è possibile stabilire nulla né sulla specie di appartenenza, né sulla sua natura. Rimandiamo il giudizio ai posteri.»

NEL COLLAGE FOTOGRAFICO, ALCUNE IMPRONTE EXTRA-LARGE TROVATE VICINO AD ALVIGNANELLO

NEL COLLAGE FOTOGRAFICO, ALCUNE IMPRONTE EXTRA-LARGE TROVATE VICINO AD ALVIGNANELLO

Perplessi, se non proprio disorientati, gli esperti. Ma lo sono ancora più i testimoni che si sarebbero trovati davanti ai loro occhi questa incredibile creatura, a partire dal febbraio 2019. «Sui testimoni non ho alcun dubbio», dice Tufano. E mi fa tutti i nomi, con la richiesta però di non pubblicarli: anch’essi preferiscono restare anonimi. «Quasi tutti mi hanno descritto una creatura alta approssimativamente 2/4 metri, fattezze da rettile ma in grado anche di incurvarsi in avanti durante la deambulazione.  I testimoni sono tutte persone semplici, casalinghe e contadini esperti di fauna locale e di orme animali, vivendo da anni in campagna. Un agricoltore, M.,  ha visto una creatura tuffarsi nelle acque del fiume Volturno. Proprio in quel punto trovò tre orme di 70 cm delle quali presi i calchi con alcuni miei collaboratori. Mi descrisse la creatura con pelle oleosa, viscida, somigliante a un mix tra un caimano e una iguana, con spuntoni sul corpo come se avesse delle pinne o creste.»

UNA FOTO RAVVICINATA DELL'EPIDERMIDE DELLA CREATURA

UNA FOTO RAVVICINATA DELL’EPIDERMIDE DELLA CREATURA

Ma l’elenco dei testimoni oculari continua.  «Un secondo testimone, P. – una contadina – vide l’essere a circa 50 m di distanza in pieno giorno descrivendomela con testa equina, veloce come un soffio, e che deambulava saltando. Lì trovammo un cinghiale sbranato e un ovino scarnificato. L. mi disse di aver visto una creatura simile al Chupacabras, incurvato in avanti con portamento da canguro che attraversava la strada dirigendosi verso un corso d’acqua. Il ragazzo gli puntò i fari contro. Inoltre A., una giovane, registrò i ruggiti notturni insieme alla famiglia G. Tutta la troupe televisiva tra cui un cameramen della Rai che era qui nel gennaio 2020  per le riprese di un documentario sul caso del Volturno registrò di notte i ruggiti  e tutte le videocamere si spensero, poi si riaccesero. La mattina successiva trovarono le orme.»

Tra le prove fisiche, ci sono anche i presunti resti della pelle del mostro: nel bosco sono stati trovati sia un brandello di epidermide ricoperto di scaglie, sia un grumo di peli. Entrambi analizzati in laboratorio, assicura Tufano, sono risultati di provenienza sconosciuta: non si sa a quale rettile o animale appartengano. «Sottoposta a tutta una serie di analisi da parte di esperti, la pelle squamosa in acqua calda tendeva a cambiare colore, proprio come la pelle dei camaleonti. In un certo senso era fotosensibile alle variazioni di temperatura, determinandone una mutazione nella colorazione, cosa che accade solo per alcune specie di rettili esotici. Poi nei pressi di uno degli ovini sbranati, sempre vicino al fiume,  recuperammo dei campioni di peluria color mogano agganciata anche in questo caso a una bio-struttura squamiforme di rettile: dopo l’ osservazione di veterinari e medici, è stata esclusa la sua appartenenza a campioni di fauna selvatica nota. Non possiamo non pensare ovviamente che il tutto possa essere compatibile all’epidermide di una sorta di ibrido o chimera.»

DUE DELLE FOTO SCATTATA DA VINCENZO TUFANO

DUE DELLE FOTO SCATTATA DA VINCENZO TUFANO

Un’ipotesi, quella della creatura nata da qualche strano incrocio, che Vincenzo Tufano ha preso in considerazione insieme ad altre, per cercare una spiegazione. Poco plausibile che si tratti di un animale raro o esotico sfuggito da un luogo privato, «anche perché stiamo parlando, secondo quanto valutato, di una creatura colossale», spiega il ricercatore indipendente. «Molti hanno ventilato l’idea di qualche sperimentazione militare in atto (abbiamo la base di Grazzanise vicino) anche se non ho nessuna prova di questo. È vero,  molte esercitazioni avvengono anche di notte al Volturno, ma se proprio devo dire la mia idea,  penso di più a un esperimento biogenetico, rilasciato volutamente sotto stretto monitoraggio. Ma non ho prove per confermarlo, come detto mi attengo ai dati». Senza contare l’aspetto ancora più bizzarro dell’intera questione, che sposta il baricentro del racconto da una realtà- per quanto assurda- di questa terra, ad un’altra dimensione. Come farebbero pensare gli avvistamenti avvenuti ad Alvignanello di sfere luminose, a poca distanza dalla creatura misteriosa.

Uno dei testimoni oculari di questa ulteriore bizzarria è proprio Vincenzo Tufano. Vi abbiamo riportato nella prima parte dell’articolo postato sul blog il suo personale “faccia a faccia” con il Godzilla del Volturno, agganciato ad un oggetto sferico, brillante, posto sul terreno, che si è spento all’improvviso. Gli abbiamo chiesto qualche dettaglio in più e questa è la sua risposta: «Se vuole una mia idea sulla presunta sfera, posso darle una mia considerazione che poi tanto considerazione non è, in quanto basata sull’osservazione. Quindi la prenda come una quasi certezza. Dato che da questa presunta sfera si dipartivano dei ”prolungamenti” tipo fili o circuiti che si attaccavano direttamente al corpo dell’essere- costituendone un tutt’uno con il suo corpo verosimilmente biologico, almeno in superficie lo era o lo sembrava- ciò che ho visto poteva essere una componente meccanica o comunque tecnologizzata della creatura. Inoltre ci tengo a dire che la presunta sfera era ferma al suolo. Non so sino a che punto  la sua forte luminosità sia stata inficiata o meno dalla luce della  potente torcia che io gli puntavo contro (può essere)»

A DESTRA, LA SFERA DI LUCE; A SINISTRA, IL SEGNO CHE AVREBBE LASCIATO SUL TERRENO

A DESTRA, LA SFERA DI LUCE; A SINISTRA, IL SEGNO CHE AVREBBE LASCIATO SUL TERRENO

Dentro la sfera- grande come un pallone di calcio- ci sarebbero state altre figure geometriche (come due cubi rotanti) dai quali uscivano le scariche elettriche. Durante quell’incontro nel bosco, Tufano- nonostante la paura- è riuscito a scattare qualche immagine con il suo cellulare, sia alla luce sia all’essere. «Una foto è più nitida, l’ho scattata sui 5/6 metri di distanza, la seconda  l’ho fatta a 15 metri quando mi sono allontanato. La creatura aveva un tegumento simile a quello di una tartaruga/coccodrillo e in parte più liscio, simile come colore più a una lucertola o a un ramarro e la sua epidermide era percorsa da grosse vene. La sfera era lì vicino, sul terreno, e si è messa a ruotare come se non volesse che mi avvicinassi alla creatura, come arma di difesa. Non ho mai visto una cosa del genere».

Se a questo punto avete gli occhi sgranati e scuotete la testa… bè, vi capisco. Nulla ha senso. Non c’è nulla di vagamente logico. Tutto fa pensare a un incubo o a una leggenda metropolitana- anche se ambientata nelle campagne campane. Anche i carabinieri , che hanno svolto vari sopralluoghi dopo le segnalazioni allarmate dei residenti, avrebbero ammesso di sapere di voci e racconti relativi a belve mostruose. «Sono stati i Forestali a dirmi di essere stati informati dai loro superiori su questi fenomeni di animali “criptici” in zona, ma neanche loro ne sanno di più», dice Tufano. Di assolutamente certo- come provano le immagini che non pubblico per non urtare la sensibilità-ci sono decine di carcasse orrendamente mutilate trovare nelle campagne di Alvignanello. «Abbiamo avuto oltre un centinaio di cinghiali predati, 20 volpi, qualche ovino, 2 maiali, 5 cani».

I CARABINIERI FORESTALI DURANTE UN SOPRALLUOGO

I CARABINIERI FORESTALI DURANTE UN SOPRALLUOGO

E con il termine predato, si intende un corpo dilaniato da qualcosa di molto grosso e feroce. Cosa pensare allora? A uno gioco di paese ben orchestrato e poi sfuggito di mano? C’è qualcuno che si diverte a terrorizzare questo borgo lungo il fiume Volturno, qualche sadico che gode nel fare a pezzi pecore, cinghiali e cagnolini? Ricordiamo- se ce ne fosse bisogno- che la crudeltà sugli animali e il procurato allarme sono reati perseguibili penalmente, non c’è da scherzare.  Ma se vogliamo dare credito alle testimonianze,  ai referti, alle prove fisiche, il mistero si fa indistricabile. Davvero dovremmo immaginare  l’esistenza di una belva sconosciuta che finora se n’è stata zitta zitta in questo minuscolo ecosistema senza farsi scoprire? Chissà, magari un drago…Uno di quelli che popolano le leggende medioevali diffuse anche da queste parti: da secoli, si tramanda la storia di una creatura spietata nei boschi tra Alvignanello e Mondragone– un nome che è tutto un programma. Tanto che Tufano butta lì un’ipotesi: «Magari potrebbe vivere qui da centinaia di anni, potrebbe farsi vivo ogni tot di tempo, al termine di ogni fase letargica».

Un drago, un chupacabras, un ibrido o persino un alieno… Far galoppare la fantasia non costa nulla. Allora potremmo addirittura pensare che in questo angolino d’Italia si sia materializzato un vortice spazio-temporale, un portale inter-dimensionale, che ha trasportato fin qui una entità extraterrestre- un perfido rettiliano dall’aspetto preistorico ma dalle caratteristiche tecnologiche. Nel frattempo, però, scomparso- dato che l’ultimo ritrovamento di orme  giganti risale alla scorsa estate. Da allora, Godzilla non si è fatto più vedere. Per quanto ci risulta, in questo lasso di tempo le indagini delle autorità competenti non hanno fatto passi in avanti. Forse, in assenza di ulteriori segnalazioni, considerano il caso chiuso. Quasi sicuramente, non sapremo mai la verità. Speriamo almeno che il mostro di Alvignanello- qualunque cosa sia- sia tornato a dormire nel suo antro buio per qualche secolo ancora.

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