USO o oggetti transmediali, cosa si nasconde sotto i mari?

Velivoli che si muovono indifferentemente nell’aria e nell’acqua. Oggetti misteriosi capaci di schizzare a folle velocità nella nostra atmosfera, ma anche di inabissarsi negli oceani sparendo ai sonar. Lo testimoniano i video finora resi noti dal Pentagono, lo raccontano i militari che hanno assistito a scene degne di film da fantascienza. Ora questi mezzi dalla tecnologia attualmente non in uso vengono definiti “transmediali” e sono presi con seria preoccupazione dall’Intelligence statunitense, ma fino a qualche anno fa venivano trattati alla stregua di leggende ed erano chiamati USO- Unidentified Submerged Objects. E di casi, nella storia dell’ufologia, non ne mancano.

UN VELIVOLO RIPRESO MENTRE SI IMMERGE E SPARISCE IN MARE IN UN VIDEO DEL PENTAGONO

UN VELIVOLO RIPRESO MENTRE SI IMMERGE E SPARISCE IN MARE IN UN VIDEO DEL PENTAGONO

A parlarne ora è Popular Mechanics, una rivista che si occupa esclusivamente di tecnologia, non certo di UFO o misteri. Già questo dovrebbe lasciare un po’ interdetti, ma a stupire ancora di più è il tono con cui si affronta l’argomento: non c’è dileggio, non c’è palese scetticismo, i fatti vengono riportati così come riferiti da autori e testimoni. A partire dall’episodio più noto degli ultimi anni, quello che ha avuto come protagonista l’allora comandante dei Black Aces della US Navy, David Fravor. Nel 2004, lui e i suoi colleghi si sono imbattuti in un oggetto anomalo, paragonato per la sua forma a un enorme “Tic-Tac”, probabilmente appena emerso dal Pacifico – al di sotto del quale,  l’acqua  stava ancora ribollendo di schiuma bianca- che poi con un’accelerazione assurda si è dileguato in un istante nel cielo.

Non solo, in seguito Fravor ha anche riportato le confidenze di un suo collega, ex pilota di un MH-53E Sea Dragon, un elicottero militare. All’epoca serviva nella base navale Roosevelt Roads sull’isola di Porto Rico. In due diverse circostanze, mentre stava recuperando in mare le munizioni usate per le esercitazioni, avrebbe visto uno strano oggetto sottomarino. Una volta, si trattava di  una massa scura, di grandi dimensioni, più o meno circolare, che sicuramente non era un sommergibile. Nel secondo avvistamento, aveva notato un siluro di prova  risucchiato in profondità da un altro oggetto simile al precedente, sempre sotto la superficie dell’oceano. Il siluro non era più stato ritrovato. Nella medesima intervista, pubblicata dal New York Times nel 2019, l’ex comandante della US Navy raccontava poi un altro episodio che gli aveva rivelato una anziana.

L'EX PILOTA DELLA US NAVY DAVID FRAVOR

L’EX PILOTA DELLA US NAVY DAVID FRAVOR

La signora era figlia di un ufficiale della Marina, di stanza nella stazione navale di San Francisco subito dopo la guerra. Quando era bambina, negli Anni ’50 del secolo scorso, il padre le mostrò un telegramma nel quale si affermava che strani oggetti erano stati visti più volte entrare e uscire nell’acqua in un punto preciso di fronte alla costa californiana. C’erano anche delle coordinate geografiche che la donna ovviamente non ricordava più. Ma si ricordava invece le parole di suo padre che le aveva spiegato: «Li vediamo sempre e sempre nella stessa zona». Che non è poi troppo distante dal punto in cui David Fravor ha incontrato il suo Tic-Tac: senza ali, senza mezzi apparenti di propulsione, di forma ovoidale, bianco e liscio come un super-confettone. Ma, ha poi aggiunto l’ex pilota della Marina, l’unico motivo per cui era riuscito a vederlo era perché si librava sopra un oggetto molto più grande nascosto sott’acqua, da lui descritto a forma di croce e grande come un Boeing 737- lungo quindi sui 35 metri.

UNA RICOSTRUZIONE GRAFICA DEL "TIC-TAC" DEL 2004

UNA RICOSTRUZIONE GRAFICA DEL “TIC-TAC” DEL 2004

Popular Mechanics riporta poi gli avvistamenti riferiti dal biologo Ivan Sanderson in un libro scritto negli Anni ’70 dal titolo “Invisible Residents” (Abitanti Invisibili). Da appassionato di fenomeni insoliti, il ricercatore aveva raccolto decine  di segnalazioni di oggetti sottomarini non identificati- gli USO appunto- emersi dai mari o spariti nelle loro profondità. Come l’episodio che avrebbe coinvolto il 19 aprile 1957 i membri dell’equipaggio della Kitsukawa Maru, un peschereccio giapponese: quel giorno, i marinai avvistarono due oggetti metallici argentei, senza ali e lunghi circa 10 metri, che arrivando da un alta quota si tuffarono in mare e  crearono una violenta turbolenza. In un altro incidente, a testimoniare la presenza di imbarcazioni anomale  furono i militari americani durante un’esercitazione militare al largo di Porto Rico che impegnava varie navi da guerra e sommergibili coordinati dalla portaerei Wasp nel 1963.

Le manovre si svolgevano nell’Atlantico, 500 miglia a sud-est degli Stati Uniti. Un operatore addetto al sonar su un cacciatorpediniere si accorse che uno dei sottomarini aveva rotto la formazione per inseguire un oggetto sconosciuto che si stava muovendo a oltre 150 nodi, pari a 277 km/h. Può sembrare poco, ma non è affatto così: basti pensare che il sommergibile più veloce di sempre, il K-222 dell’allora Unione Sovietica, nel 1970 stabilì   il record mondiale rimasto fino ad oggi ufficialmente ineguagliato raggiungendo la velocità di 82,8 km/h a 100 metri di profondità. Dunque, meno di un terzo dello sconosciuto natante avvistato quasi 60 anni fa. Secondo Sanderson, almeno 13 mezzi militari americani si misero alla ricerca di quell’USO straordinariamente veloce che- si dice- continuò ad aggirarsi in zona per quattro giorni consecutivi a una profondità di 27 mila piedi (più di 8000 metri).

IL LIBRO DEL BIOLOGO IVAN SANDERSON

IL LIBRO DEL BIOLOGO IVAN SANDERSON

Una storia credibile? L’unica certezza è che la USS Wasp era davvero una portaerei antisommergibile in uso nel 1963 nella flotta atlantica. L’autore del libro, però, non ha fornito fonti per convalidare l’incidente, né appaiono informazioni più dettagliate nemmeno nel database del NUFORC, che contiene decine di segnalazioni di oggetti visti entrare o uscire dall’oceano. Uno di questi risale al 2019, quando qualcosa di simile a una piccola barca bianca è stata vista volare fuori dall’acqua vicino a Imperial Beach (ancora una volta, in California) e poi si è diretta in volo verso sud a velocità molto elevata. Fantasie? Errori nelle strumentazioni? Prototipi segreti del governo americano? Oppure dietro agli USO o oggetti transmediali che dir si voglia si nasconde una tecnologia avanzatissima di proveniente ignota, forse non umana? Qualsiasi cosa siano, questi intrusi nei nostri mari, al pari di quelli che talvolta compaiono nei nostri spazi aerei, meritano molto più di una risatina.

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