Elon Musk:«Sarò il primo a trovare gli Alieni»

L’ultima impresa non è stata propriamente un successo: il suo mega razzo ha interrotto la corsa con un’esplosione nell’atmosfera pochi minuti dopo il lancio. Ma un piccolo inciampo non ferma certo il cammino di Elon Musk, il supermilionario più creativo e visionario al mondo. Il fallimento del primo test in volo di Starship viene comunque considerato un passo in avanti verso nuovi orizzonti della conquista spaziale. Perchè SpaceX non solo vuole accompagnare un nuovo equipaggio sulla Luna a 50 anni di distanza, ma sogna anche di portare il primo uomo su Marte. Ma uno come lui, che di voli spaziali ne sa qualcosa, cosa pensa della vita aliena?

È una delle domande che gli ha rivolto Tucker Carlson in una delle sue ultime interviste per Fox News: infatti il celebre conduttore del programma di prima serata, per l’appunto il “Tucker Carlson Tonight”, è stato appena licenziato…In ogni caso, rispondendo al giornalista,  Musk ha risposto: «Un sacco di gente mi domanda: “Dove sono gli Alieni?”. E penso che se qualcuno ne deve sapere qualcosa degli Alieni sulla Terra, be’, probabilmente quello dovrei essere io. Sì, ho familiarità- come sapete- con quel che riguarda lo spazio, ma non ho mai visto prove di Alieni. Mi auguro di trovarle ovviamente e farei immediatamente un tweet. Sarebbe probabilmente il tweet-top di tutti i tempi, tipo “ehi ragazzi, ne abbiamo trovato uno!”, roba da 8 miliardi di like»,  ha scherzato.

Ma oltre ad affermare di non aver mai trovato elementi o indizi che gli abbiano fatto pensare all’esistenza di intelligenze extraterrestri, si è detto certo che neppure altrove, come ad esempio ai piani alti del Pentagono, ne sappiano di più. A convincerlo, quanto detto negli Anni Sessanta da un generale: se un giorno avessero trovato conferma della presenza di altre creature, lo avrebbero reso pubblico per ottenere subito i fondi necessari per affrontare la minaccia. «Una questione sulla quale non ci sarebbero discussioni. Se tirassimo fuori gli Alieni e dicessimo: “Ci serve denaro per proteggerci da questi tipi”, ci risponderebbero: “Quanti soldi vuoi? Eccoli, sembrano pericolosi”. Insomma, sarebbe il modo più veloce per far aumentare il budget della Difesa», il suo ragionamento.

Anche se, a ben vedere, è esattamente quello che sta avvenendo, con le ultime leggi di bilancio votate dal Congresso che hanno previsto una spesa extra proprio per indagare sugli oggetti misteriosi ancora tutti da identificare segnalati in continuazione dal personale militare americano. Il guru dell’hi-tech spera comunque che da qualche parte, nel cosmo, le entità aliene esistano e soprattutto che siano pacifiche, magari proprio come l’ET di Spielberg e Rambaldi. Un’idea che la scienza, però, non condivide. Anzi, se mai un giorno dovessimo incontrare un essere proveniente da altri mondi, è molto più probabile che assomigli a Terminator piuttosto che al tenero ET. Il perché è presto detto: le creature biologiche non potrebbero vivere abbastanza per affrontare i viaggi interstellari, lunghi e pericolosi. Molto meglio utilizzare i robot e l’intelligenza artificiale (AI la sigla in inglese).

Certo,  se così fosse, allora- suggeriscono alcuni ricercatori di punta nella comunità scientifica- stiamo sbagliando completamente target: anziché cercare gli esopianeti nelle fasce di abitabilità delle loro stelle, dovremmo cercare quelli più ricchi di materiali adatti alla costruzione di macchine evolute, come ad esempio il silicio. In un articolo pubblicato sulla rivista online Big Think, l’ex astrobiologo della NASA Dirk Schulze-Makuch ha infatti spiegato: «Come tutte le nuove tecnologie, l’Intelligenza Artificiale ha vantaggi e svantaggi. Ma per l’esplorazione spaziale- intendendo quella al di là dell’immediato vicinato cosmico- è probabilmente essenziale. In effetti, un programma spaziale avanzato senza AI è difficile da concepire. E ciò non vale solo per noi, ma per chiunque là fuori intenda visitarci».

Aggiungendo poi: «Anche se la maggior parte dei film rappresentano gli Alieni come creature biologiche in arrivo sulla Terra, è assai improbabile che ciò accada. I viaggi interstellari impiegherebbe davvero un tempo lungo, così lungo che sarebbe proprio senza senso inviare corpi organici fragili e dalla vita limitata». Considerando inevitabile la crescita della AI in ogni aspetto dell’esistenza umana, il dottor Schulze-Makuch la ritiene altrettanto indispensabile per qualsiasi altra civiltà dello spazio evoluta. E se poi essa fosse tecnologicamente molto più avanti della nostra, avrebbe raggiunto delle potenzialità per noi inimmaginabili.  «Ecco perché mi aspetto che l’universo sia popolato più da AI che da omini verdi dei film Anni Cinquanta», chiosa.

Per restare in tema cinematografico, anche Seth Shostak– astronomo senior del progetto SETI- non crede che uno scenario alla Star Trek sia probabile. Cosi come non crede che eventuali creature di altre galassie possano avere qualcosa in comune con noi, come riporta il Daily Mail. «Tutti gli esseri della Terra condividono il DNA e hanno somiglianze molecolari. Ciò non di meno, solo pochi di essi ci assomigliano. Neanche gli extraterrestri lo farebbero. È assai improbabile che qualsiasi alieno che giunga sulla Terra sia  una forma di vita basata sul carbonio, con o senza peli. Le loro capacità cognitive probabilmente non saranno alimentate da una massa spugnosa di cellule che noi chiamiamo cervello. Saranno andati oltre l’intelligenza biologica, anzi, proprio oltre la stessa biologia».

Riflessioni importanti di importanti ricercatori, ma che si prestano a un’ovvia obiezione: si basano su una visione eccessivamente antropocentrica, ponendo l’Uomo come metro di misura e pietra di paragone per l’Universo intero. Se la nostra tecnologia ci impedisce  anche solo di immaginare viaggi interstellari o addirittura intergalattici, perché non accettare l’idea che altre civiltà possano aver invece raggiunto un livello tale che consenta loro di compiere queste traversate cosmiche? O ancora: perché non contemplare la possibilità che le abbiano compiute in un remoto passato e che siano già qui, nel nostro sistema solare se non addirittura sul nostro pianeta, da innumerevoli anni? Oppure, perché non pensare che il loro manifestarsi non sia legato ad astronavi a propulsione più o meno sofisticate, come faremmo noi, ma piuttosto a viaggi nel tempo o da diverse dimensioni? Per quello che sappiamo- praticamente nulla- di materia oscura, energia oscura, buchi neri, worm hole e così via, potrebbe essere possibile tutto e il contrario di tutto.

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