Il Planet X esiste, ma ora si chiama Planet Nine…

Il misterioso pianeta alla estrema periferia del sistema solare c’è, ha circa 10 volte la massa della Terra e compie la sua orbita ellittica in 10 mila o addirittura 20 mila anni, a 200 Unità Astronomiche, ovvero 200 volte la distanza che separa il nostro pianeta dal Sole.
Si troverebbe dunque molto al di là di Plutone, di Sedna e degli altri planetoidi, in quella zona chiamata Fascia di Kuiper.

UN'IMMAGINE ARTISTICA DEL NONO PIANETA APPENA ANNUNCIATO

UN’IMMAGINE ARTISTICA DEL NONO PIANETA APPENA ANNUNCIATO

A sostenerlo, sono due ricercatori,  Konstantin Batygin e Mike Brown, in un articolo appena pubblicato dall’Astronomical Journal. Non lo hanno visto, ma lo hanno dedotto sulla base dei loro calcoli matematici. Quel mondo sconosciuto non è per loro il Planet X: lo hanno battezzato “il nono pianeta” perché prenderebbe il posto di  Plutone che pianeta non lo è più, anche grazie a Brown, uno dei suoi “assassini”. E deve assolutamente esistere, dicono i due astronomi. Il sistema solare non ne può fare a meno: serve per giustificare tutte le anomalie che presentano i corpi trans nettuniani, quelli che appunto popolano la Fascia di Kuiper.

Come abbiamo già illustrato in precedenti articoli e in un capitolo del libro “Inchiesta UFO”, da decenni gli astronomi hanno ipotizzato l’esistenza di corpi celesti ancora ignoti,  di volta in volta identificati in super-pianeti o in nane brune, dai nomi più disparati – Tyche, Nemesis e appunto Planet X. Nessuno di questi studi è stato fino ad oggi confermato né sostenuto dall’osservazione diretta, anzi, gli ultimi dati del telescopio agli infrarossi WISE sembravano aver escluso del tutto queste possibilità. Ma poi,  due cacciatori di pianeti,  Chadwick Trujillo e Scott Sheppard , sono tornati alla carica, trovando altri piccoli corpi trans nettuniani e sostenendo che fosse del tutto plausibile che qualcos’altro, ben più massiccio,  si nascondesse laggiù a una distanza ancora maggiore.

Ora arriva la ricerca dei due astronomi che lavorano all’Istituto di Tecnologia della California a Pasadena.  Mike Brown ha affermato: “Se leggessi l’articolo di punto in bianco, come prima reazione penserei che è una follia. Ma se guardo le prove e le statistiche, credo sia molto difficile giungere a conclusioni diverse.” Eppure, lui e Batygin erano partiti dallo studio di Trujillo e Sheppard per smentirlo, per dimostrare che fosse infondato. Il risultato è stato ben diverso.

I DUE AUTORI DELLA RICERCA

I DUE AUTORI DELLA RICERCA

L’analisi di sei corpi trans nettuniani ha dimostrato che si comportano in modo strano: tutti seguono orbite ellittiche che puntano nella stessa direzione nello spazio fisico. Un elemento particolarmente sorprendente: “È come avere sei lancette di orologio che si muovono a diverse velocità, ma quando ti capita di guardare in alto, sono tutte esattamente nello stesso punto”, ha spiegato  Brown.  Le probabilità che questo accada sono solo una  su 100.

 Ma non solo. Le orbite dei sei oggetti sono tutte inclinate nello stesso modo e puntano di circa 30 gradi nella stessa direzione rispetto al piano del sistema solare. In questo caso, la probabilità che ciò accada è di circa 0.007 per cento. Dunque  i due astronomi hanno concluso che esiste un  grande oggetto  celeste che li guida e li condiziona. “Abbiamo una firma gravitazionale di un pianeta gigante nel sistema solare esterno”, dice Batygin.

Il nono pianeta potrebbe essere più o meno delle dimensioni di Nettuno, con un diametro di 2 o 4 volte quello della Terra, congelato ed avvolto da uno strato gassoso. In origine, poteva trovarsi vicino ad Urano, prima di essere espulso dal sistema solare in formazione. Osservarlo oggi dalla Terra appare molto complicato: è troppo distante e scarsamente illuminato, quindi praticamente invisibile. Batygin e Brown lo hanno cercato, usando il telescopio Subaru nelle Hawaii, ma senza successo. In futuro, un colosso come il Large Synoptic Survey Telescope del Cile potrà avere qualche possibilità in più di catturarlo.

IL PIANETA IMPIEGHEREBBE 20 MILA ANNI A COMPIERE UN'ORBITA

IL PIANETA IMPIEGHEREBBE 20 MILA ANNI A COMPIERE UN’ORBITA

Secondo i  due astronomi, però, c’è anche un altro modo per provare, in modo indiretto, che il nono pianeta c’è ed è proprio come lo hanno descritto loro. Il suo influsso gravitazionale induce gli oggetti trans nettuniani ad avere un’orbita inclinata. Solo alcuni di questi asteroidi e planetoidi sono già stati scoperti: se ne fossero trovati molti altri, con le medesime caratteristiche, sarebbe d’aiuto per accertare la presenza dell’ingombrante pianeta ancora sconosciuto e sapere dove puntare il telescopio in modo più preciso.

Lo studio di Brown e Batygin, come sempre avviene in questi casi, sta dividendo gli scienziati, tra possibilisti e scettici. Nature.com  cita due pareri opposti. Da un lato, Alessandro Morbidelli, ricercatore presso l’Università della Costa Azzurra, in Francia, che dopo aver letto l’articolo si è detto “piuttosto convinto che il pianeta esista”. Dall’altro, Hal Levinson, scienziato planetario a Boulder, in Colorado, che ha invece commentato: ”Ne ho sentite tante di affermazioni del genere nella mia carriera. Ed erano tutte sbagliate.”

Molto cauto il direttore della divisione scienze planetarie della NASA, Jim Green, convinto che ci possano essere anche altre spiegazioni per le alterazioni nelle orbite dei corpi nella Fascia di Kuiper. Appellandosi al motto coniato da Carl Sagan- “affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie”- si è rivolto così ai due ricercatori del Caltech:”Se c’è davvero, trovatelo. Vi sfido.” Il guanto è stato lanciato, vediamo chi lo raccoglierà.

SABRINA PIERAGOSTINI

 

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