Panspermia e segnali alieni

Quante possibilità ci sono che la vita si sia diffusa su quei sette pianeti appena scoperti, in orbita attorno alla stella Trappist-1? Tante, tantissime, addirittura mille volte di più delle chance presenti nel nostro sistema solare. È la conclusione alla quale è giunto uno studio del  fisico teorico Manasvi Lingam, dell’Università di Harvard, e del collega Abraham Loeb, pubblicato sul sito online ArXiv.

IL SISTEMA SOLARE TRAPPIST-1

IL SISTEMA SOLARE TRAPPIST-1

Il punto di partenza è l’idea che la vita- nelle sue forme elementari- si possa propagare in modo spontaneo e casuale. “Immaginiamo un pianeta sul quale esiste la vita: un asteroide lo colpisce e l’impatto lancia detriti nello spazio. Se queste rocce finiscono su altri pianeti, possono spargere la vita anche lì”, ha spiegato il professor Lingam al sito PNAS.org. È il  concetto della Panspermia, concetto che la scienza ha rivalutato negli ultimi decenni, ma che ha un’origine molto antica.

Possiamo infatti indicare come padre della Panspermia il filosofo greco Anassagora, vissuto nel V secolo a.C.: era convinto che la Terra fosse stata “fecondata” da semi arrivati dallo spazio. Il primo trattato scientifico che ha esposto nel dettaglio la teoria risale però all’inizio del XX secolo, ad opera del chimico svedese Svante Arrhenius. In epoca più recente, a riportare in auge l’idea che a diffondere la vita possano essere comete, asteroidi e meteoriti che viaggiano nel cosmo sono stati gli astronomi Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe. La scoperta- contestata da molti ricercatori- di microbi fossili all’interno di una roccia marziana trovata in Antartide ha poi dato una certa notorietà alla Panspermia.

In questo studio, Lingam e Loev si sono concentrati sul sistema solare alieno appena individuato dalla NASA e da un team di ricercatori dell’Università di Liegi: sono sette pianeti, pare tutti rocciosi, tutti molto vicini gli uni agli altri, che ruotano attorno ad una piccola stella ultra fredda, una nana rossa. Almeno tre di questi nuovi mondi terrestri si trovano alla giusta distanza dal loro sole, dal quale ricevono abbastanza calore affinché l’acqua non ghiacci, ma non troppo da farla evaporare. Insomma, le condizioni ideali per lo sviluppo della vita.

COMETE, ASTEROIDI E METEORITI POTREBBERO AVER HANNO "INSEMINATO" LA TERRA

COMETE, ASTEROIDI E METEORITI POTREBBERO AVER HANNO “INSEMINATO” LA TERRA

E se- per ipotesi- essa si è davvero formata su uno di questi esopianeti, è assai probabile che poi si sia diffusa anche sugli altri. Utilizzando modelli ricavati dalla biologia, i due ricercatori immaginano infatti un trasferimento simile a quello che accade negli arcipelaghi. Se le isole sono una accanto all’altra, un grande numero di specie è in grado di migrare. Analogamente, è possibile che specie viventi nate su uno dei mondi di Trappist-1 abbiano raggiunto anche i pianeti vicini. “Ovviamente, è solo una analogia e non una perfetta corrispondenza- spiega Lingam- ma sappiamo che le biodiversità in un qualsiasi ecosistema implicano anche una grande stabilità. Più specie si trasferiscono su un nuovo pianeta, più diminuiscono le possibilità che si estinguano.”

Al momento, lo ribadiamo, si tratta solo di ipotesi, anche perché sono ancora molte le incognite che avvolgono questo nuovo sistema solare lontano da noi 39 anni luce. Neppure sappiamo se i vari mondi hanno un habitat che permetta a forme di vita elementari di svilupparsi. Ma potremmo scoprirlo presto: in virtù della loro posizione rispetto alla loro stella, sarà possibile analizzare con i nostri più potenti telescopi la loro atmosfera. Potremmo scoprire tracce di vegetazione o la presenza di altre molecole ritenute “firme biologiche”.

Lingam e Loev, nei giorni scorsi, hanno fatto parlare di sé anche per un altro studio, questa volta relativo a quel misterioso fenomeno che da tempo fa interrogare gli scienziati, noto come “lampo radio veloce”. L’articolo è stato pubblicato sulla rivista scientifica Astrophysical Journal Letters. I lampi radio veloci sono stati scoperti circa 10 anni fa: si tratta di emissioni molto intense e brillanti, della durata di pochi millisecondi e probabilmente provenienti da galassie distanti miliardi di anni luce. Proprio per queste loro caratteristiche, sono estremamente rari ed  è difficile osservarli: per ora ne sono stati descritti solo 17.

I LAMPI RADIO VELOCI SONO DI ORIGINE ARTIFICIALE?

I LAMPI RADIO VELOCI SONO DI ORIGINE ARTIFICIALE?

Gli astrofisici hanno avanzato varie ipotesi per tentare di dare una spiegazione, dai buchi neri alle stelle a neutroni. Ma per i due ricercatori di Harvard non si può comunque negare a priori che possano essere prodotti da una civiltà aliena molto avanzata. “Al momento non abbiamo idea della loro origine, per questo non si può neppure escludere che siano di origine artificiale”, hanno detto.  Ad esempio, i lampi radio veloci potrebbero essere dei segnali generati da mega trasmettitori, grandi quanto un pianeta, usati per spingere le vele di sonde spaziali verso lontane galassie. Magari proprio verso la Via Lattea…

SABRINA PIERAGOSTINI

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