Quei wormhole “italiani” prodotti in laboratorio

In molti di noi, la notizia ha destato un po’ di sano orgoglio nazionale: un’ equipe guidata da un professore italiano ha dimostrato in laboratorio che viaggiare nel tempo è possibile. Il gruppo di ricerca ha costruito- su scala minuscola- un wormhole, uno di quei cunicoli che a livello cosmico- secondo la fisica quantistica- permetterebbe di viaggiare nello spazio-tempo. Il prototipo è stato descritto da un articolo postato online sul sito ArXiv ed è stato accettato per la pubblicazione  dall’International Journal of Modern Physics.

A DESTRA NELL'IMMAGINE, L'ASTROFISICO SALVATORE CAPOZZIELLO

A DESTRA NELL’IMMAGINE, L’ASTROFISICO SALVATORE CAPOZZIELLO

Alla guida del team, c’è il fisico Salvatore Capozziello, docente dell’Università  Federico II di Napoli e presidente della Società Italiana di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione (Sigrav). Chi ha partecipato all’ultima edizione del meeting “Figli delle Stelle” lo conosce già: in qualità di relatore, ha proprio parlato di wormhole, viaggi intergalattici e macchine del tempo, affascinando la platea con la sua relazione. Oggi, il professore può anche raccontare questa scoperta che lo porta alla ribalta mondiale.

“Abbiamo dimostrato che è possibile ricreare una struttura come quella di un wormhole, che è una soluzione di un’equazione di Einstein, con un materiale particolare, il grafene”, ci ha detto in un’intervista realizzata via Skype. “Essenzialmente, il grafene è costituito da carbonio purissimo e può essere sistemato in due fogli sottili per poi essere uniti da un nano tubo. In pratica succede che le equazioni del campo gravitazionale possono essere applicate a questo tipo di situazione. Quindi dal punto di vista delle nanotecnologie è possibile riprodurre una struttura analoga a quelle astrofisiche. Solo che lo si può fare in laboratorio.”

LO SCHEMA DEL PROTOTIPO IN GRAFENE

LO SCHEMA DEL PROTOTIPO IN GRAFENE

Ma come funziona questo prototipo? Salvatore Capozziello prova a spiegarlo nei termini più semplici possibili, per quanto si tratti pur sempre di fisica…. “Tramite le interazioni di elettroni all’interno di queste strutture formate da fogli di grafene, abbiamo visto che se sono costituite da grafene purissimo,  esse non permettono il passaggio di corrente.  Invece se si pongono dei difetti di natura  pentadimensionale o eptadimensionale (questo vuol dire che tecnicamente possono formare 5 o 7 legami- mentre il grafene ne può formare 6), si può avere un passaggio di corrente, o entrante o uscente da questo sistema”.

Perché questo è importante? Perché il problema di partenza era spiegare l’esistenza di strutture cosmiche che, come i buchi neri, assorbono tutta l’energia di un sistema senza restituirla. In pratica, una violazione del principio di conservazione dell’energia. Una delle spiegazioni possibili, ipotizza però che lo spazio-tempo sia “bucato,”, ovvero immagina la possibilità di passare da una zona all’altra dello spazio-tempo e quindi di collegare fra loro universi paralleli. Ma ogni ipotesi va dimostrata e l’equipe guidata dal docente napoletano ha provato a simulare gli effetti gravitazionali ad energie enormemente più basse e su scala ridottissima, sfruttando le nanotecnologie.

UN WORMHOLE TEORIZZATO DA EINSTEIN E ROSEN

UN WORMHOLE TEORIZZATO DA EINSTEIN E ROSEN

Ed ha funzionato: dall’immensamente grande (l’universo) all’immensamente piccolo (gli atomi di carbonio), tutto torna. “Infatti questa è la cosa interessante. I wormhole sono stati teorizzati da Einstein e da un suo studente, Nathan Rosen, negli anni ‘30 del secolo scorso e fino ad oggi sono stati considerati delle strutture teoriche che dovrebbero costituire questi cunicoli spazio temporali. Ma noi in laboratorio abbiamo riprodotto queste strutture in modo analogo. Anche se non è una dimostrazione diretta, abbiamo provato come potrebbero essere i wormhole spazio-temporali.”

La fantasia vola. Come la corrente entra ed esce da questo sistema microscopico creato in laboratorio, così  potremmo immaginare- a livello cosmico- un’ astronave che si avvicina ad un wormhole come elemento capace di perturbare la struttura: in questo caso, la navetta potrebbe passare da una parte all’altra del cunicolo spazio temporale oppure trasmettere dei segnali da un punto all’altro. Di certo, noi non possediamo ora la tecnologia per poterlo fare. Ma altre civiltà- molto più evolute- potrebbero essere già in grado di compiere questi viaggi utilizzando le scorciatoie tra una galassia e l’altra. Come una volta ci ha risposto il professor Capozziello: “Wait and see”, aspettiamo e vediamo…

SABRINA PIERAGOSTINI

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