Michio Kaku: “Gli Alieni se ne fregano di noi…”

Non nega che possano esistere e non esclude che possano anche entrare in contatto con noi, ma non crede che ne abbiano poi tanta voglia. Michio Kaku, il fisico teorico nippo-americano famoso per la sua attività di divulgatore scientifico, ne è convinto da tempo: nel cosmo possono esserci centinaia di civiltà spaziali incredibilmente evolute e proprio per questa loro straordinaria superiorità tecnologica non hanno il minimo interesse nei nostri confronti. Lo ha ribadito in un recente intervento video sul sito BigThink.com

IL FISICO TEORICO MICHIO KAKU

IL FISICO TEORICO MICHIO KAKU

Nei suoi libri e nelle sue interviste, il professore spesso usa il paragone delle formiche: se dovessimo costruire una mega autostrada vicino ad un formicaio, di sicuro non perderemmo tempo a spiegare agli insetti quello che stiamo facendo, né gli insetti si accorgerebbero o si preoccuperebbero della nostra presenza. L’ enorme differenza intellettuale, culturale e tecnologica impedisce infatti di instaurare un dialogo tra noi e loro. Be’, per lo scienziato lo stesso vale anche tra gli Extraterrestri e gli esseri umani– ma in questo caso, le formiche siamo noi…

In questa ultima intervista, Michio Kaku ha utilizzato un concetto molto simile per commentare quanto afferma il collega britannico Stephen Hawking, convinto che sia meglio non ricevere mai una visita  da una specie aliena perché potrebbe rivelarsi  un pericolo per l’Umanità. “Abbiamo questa immagine nella nostra testa di un disco volante che sorvola la Casa Bianca, che atterra nel suo prato ben rasato e che ci dona  in abbondanza ogni sorta di chicca tecnologica per far iniziare sulla Terra l’Era dell’Acquario”, ha detto, facendo evidentemente il verso ai sostenitori di una visione buonista e “new age” dell’ imminente contatto con gli ET.

UNO SCENARIO IMPOSSIBILE PER IL PROFESSOR KAKU

UNO SCENARIO IMPOSSIBILE PER IL PROFESSOR KAKU

Niente di tutto questo, per lui. “Personalmente, non credo che accadrà. Per esempio, se siamo in una foresta, andiamo per caso in giro a parlare con gli scoiattoli o con i cervi? Forse lo si può fare per un po’, ma poi ci si annoia perché loro non rispondono o non hanno nulla di interessante da dirci. Non possono comprendere le nostre idee e i nostri valori.” Anche gli Alieni magari proverebbero a comunicare con noi, ma smetterebbero subito, di fronte alla nostra incapacità di capire. Siamo solo noi così arroganti da pensare di poter avere qualcosa di interessante da offrire, in realtà da noi non potrebbero ricavare nulla di utile.

“La loro tecnologia potrebbe essere migliaia, milioni di anni più avanti della nostra e potrebbero non avere alcun interesse nell’interagire con noi, nello stesso modo in cui noi non ci relazioniamo con gli animali della foresta”, prosegue Michio Kaku. Ma potrebbero comunque costituire una minaccia? Potrebbero venire sulla Terra con l’intenzione di annientarci e di conquistarla? Il fisico teorico si dimostra parimenti scettico. “Credo che per lo più siano civiltà pacifiche proprio perché sono migliaia di anni più evolute di noi, ma ci può essere la possibilità che gli Alieni siano pericolosi. Non penso però che siano dei sadici.” Insomma, potrebbero essere cattivi senza volerlo.

Il vero pericolo per il cervo non è tanto il cacciatore con il fucile- continua lo scienziato- ma il costruttore, ovvero il tipo con il progetto in mano, il tipo in giacca e cravatta, il tipo con la calcolatrice. Insomma, quello che intende asfaltare la foresta e forse distruggere un intero ecosistema.”  Estendendo il concetto, anche gli Alieni potrebbero non essere malvagi, ma potrebbero farci del male comunque per il semplice fatto che non si curano di noi: eliminarci sarebbe una sorta di danno collaterale della loro azione. Proprio come nella “Guerra dei mondi” di H.G. Wells.

DAL FILM "LA GUERRA DEI MONDI" DI STEVEN SPIELBERG

DAL FILM “LA GUERRA DEI MONDI” DI STEVEN SPIELBERG

“In effetti, nel suo racconto i Marziani non sono cattivi nel senso che ci torturano o compiono atti barbarici contro l’umanità: semplicemente noi ci troviamo lungo la loro strada. In altre parole, se ne fregano di noi e in questo processo ci asfaltano: ci possono considerare come noi consideriamo gli scoiattoli e i cervi nella foresta.” Ma il professore, che ha più volte affermato pubblicamente di ritenere plausibile un contatto con una civiltà extraterrestre entro la fine del XXI secolo, prevede un futuro senza conflitti spaziali:”Meglio non far sapere della nostra esistenza, non si sa mai. Penso tuttavia che gli Alieni  saranno pacifici, non razzieranno la Terra visto che nell’Universo ci sono così tanti altri pianeti disabitati che possono saccheggiare senza doversi preoccupare degli  indigeni irrequieti chiamati Uomini. Credo proprio che ci lasceranno perdere”, la sua conclusione.

 Ma se invece il contatto fosse già avvenuto in epoche preistoriche e se ne fosse in qualche modo mantenuto il ricordo? Se lo domandano gli archeologi indiani che stanno studiando delle curiose pitture rupestri risalenti a circa 10 mila anni fa. Le immagini dipinte sulle pareti delle grotte di Charama, nello stato di Chhattisgarh, raffigurano strane figure umane che sembrano indossare tute spaziali e tenere in mano delle specie di armi, creature dalla testa grossa senza naso e bocca e un oggetto dalla forma simile ad un disco volante. Insomma,  rappresentazioni che fanno pensare a UFO e Alieni. Dal giorno del ritrovamento, avvenuto nel 2014, gli esperti indiani non sanno dare una spiegazione univoca a questi petroglifi.

UNA DELLE BIZZARRE PITTURE RUPESTRI SCOPERTE IN INDIA

UNA DELLE BIZZARRE PITTURE RUPESTRI SCOPERTE IN INDIA

“La scoperta suggerisce che gli uomini preistorici potrebbero aver visto o immaginato esseri provenienti da altri pianeti, qualcosa che continua a suscitare la curiosità della gente e dei ricercatori anche oggi”, ha dichiarato all’epoca JR Bhagat, uno degli archeologi indiani coinvolti nello studio di questi dipinti, realizzati con colori naturali rimasti sorprendentemente intatti nonostante il passare dei millenni. A renderli ancora più intriganti, le leggende locali. Nei vicini villaggi di Chandeli e Gotitola, infatti, si narra una storia tramandata di generazione in generazione relativa a delle creature, “il popolo Rohela” (ovvero “di piccole dimensioni”) che scesero giù dal cielo su oggetti volanti rotondi, presero alcuni abitanti e sparirono per sempre insieme a loro. Insomma, la prima adbuction della storia…

Queste bizzarre pitture rupestri non sono certo le uniche del genere, anzi, ce ne sono molte altre diffuse in ogni angolo del mondo. Come le inquietanti creature di Tassili, nel deserto algerino del Sahara, o quelle altrettanto insolite di Kimberley, in Australia, senza dimenticare oggetti che fanno pensare a UFO e a persone abbigliate come astronauti rinvenuti incisi o dipinti su roccia negli Stati Uniti, in Francia, in Val Camonica. A stupire è che culture così distanti nello spazio e nel tempo abbiano rappresentato figure somiglianti tra di loro e nello stesso tempo simili al modo in cui ancora oggi immaginiamo i visitatori di altri mondi e le loro astronavi.

I DIPINTI DI KIMBERLEY RISALGONO AL 3800 A.C

I DIPINTI DI KIMBERLEY RISALGONO AL 3800 A.C

Siamo di fronte a un archetipo (secondo la psicologia junghiana, una sorta di idea innata e predeterminata presente nell’inconscio umano e condivisa da ogni individuo), a una semplice fantasia che per pura coincidenza si ripete uguale, oppure a testimonianze di un reale contatto con entità aliene in un lontano passato? Per cercare di capirlo, gli archeologi di Chhattisgarh hanno chiesto aiuto agli scienziati dell’ISRO (Indian Space Research Organization) e a quelli della NASA. A quanto pare, per ora, neanche loro hanno saputo cosa rispondere.

SABRINA PIERAGOSTINI

 

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