“Sulla Sindone c’é sangue vero e antico”

A tre anni dall’ultima ostensione, la Sindone torna a mostrarsi in pubblico. Nel 2015, sono stati oltre 2 milioni i fedeli che nel Duomo di Torino hanno potuto osservare da vicino il Sacro Lenzuolo, una delle reliquie più studiate e  discusse della Cristianità; il 10 agosto 2018, invece, il telo ritenuto dalla tradizione il sudario che ha avvolto il corpo di Gesù è stato mostrato soltanto ai 2 mila ragazzi delle diocesi di Piemonte e Val d’Aosta in occasione del Sinodo Mondiale dei Giovani. Un’ostensione straordinaria coincisa con nuove importanti analisi scientifiche.

L'IMMAGINE IMPRESSA SULLA SINDONE DI TORINO

L’IMMAGINE IMPRESSA SULLA SINDONE DI TORINO

L’ultima in ordine di tempo è stata effettuata da un gruppo di studiosi italiani coordinati da Paolo Di Lazzaro, ricercatore dell’Enea (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie) e vicedirettore del Centro Internazionale di Sindonologia. Con lui, altri esperti del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e dell’INRM (Istituto Nazionale Ricerca Metrologica). Il loro studio, pubblicato dalla rivista Applied Optics, ha dimostrato che il sangue presente sul Sacro Lino non solo è autentico, ma appartiene ad un uomo sottoposto a tortura. Inoltre, gli esami del team italiano hanno saputo spiegare perché le macchie siano ancora rosse e non marroni, come ci si aspetterebbe da materiale ematico vecchio o antico: il motivo è la lunga esposizione alla luce ultravioletta- insomma, alla luce del Sole– che ne ha alterato l’aspetto.

Quella del colore troppo brillante per essere vero è una delle obiezioni portate da chi considera la Sindone un falso di epoca medioevale, così come avevano stabilito le analisi al radiocarbonio compiute nel 1978.Risultati che poi negli anni molti ricercatori hanno confutato e respinto: la Sindone è stata esposta per secoli al fumo delle candele, è stata toccata da centinaia di mani ed ha subíto anche danni in seguito ad incendi, tutti fattori che hanno alterato il livello di C14 rendendo inaffidabile quel tipo di datazione. Ma per gli scettici ad oltranza la reliquia sarebbe comunque opera di falsari.

NEL DETTAGLIO AL NEGATIVO, IL SANGUE CHE ESCE DAI POLSI

NEL DETTAGLIO AL NEGATIVO, IL SANGUE CHE ESCE DAI POLSI

Lo pensa da sempre  il chimico Luigi Garlaschelli, attivo membro del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo sulle Affermazioni delle Pseudoscienze) e lo ha voluto provare in un esperimento pubblicato sulla rivista Journal of Forensic Sciences: dopo aver riprodotto le ferite tipiche di una crocifissione su un manichino e lasciato colare dai polsi, caviglie e costato del liquido rosso,  ritiene che almeno la metà delle macchie presenti sul sudario torinese siano nel posto sbagliato, in particolare quella che forma come una cintura nella zona lombare.

“Le nostre prove hanno mostrato che in questo caso il sangue non arriverebbe nella regione delle reni, ma si accumulerebbe nella regione della scapola“, ha detto all’ANSA. “Questa macchia assomiglia a un segno fatto in modo artificiale, con un pennello o con un dito”. Garlaschelli è convinto la Sindone sia un prodotto artistico. E anche se in questo caso non ha preso in esame la composizione delle macchie, il chimico è sicuro che sia stata utilizzata dell’ ocra.

LUIGI GARLASCHELLI DURANTE L'ESPERIMENTO

LUIGI GARLASCHELLI DURANTE L’ESPERIMENTO

Diametralmente opposto il risultato delle analisi compiute dall’equipe guidata da Di Lazzaro proprio durante l’ostensione del 2015 con una tecnica ottica che permette di individuare la composizione dei materiali. Così hanno appurato che nel sangue del Sacro Lenzuolo è presente la metaemoglobina, effetto della degradazione dell’emoglobina in seguito all’ossidazione. Dunque, sangue vero, non colorante. Ma nelle macchie c’è anche molta bilurubina in quantità presente solo nel sangue di malati di ittero o di persone sottoposte ad un pestaggio. In quest’ultimo caso, infatti, si rompono i globuli rossi e il fegato rilascia nel corpo la bilirubina.

I ricercatori volevano però anche capire perché le macchie fossero così rosse, colore insolito quando sono ossidate e antiche. Hanno usato del sangue simile a quello sulla Sindone. “Non potendo torturare nessuno, abbiamo preso quello di un malato di ittero”, ha detto Di Lazzaro scherzando a La Stampa. Dopo averlo sparso su un telo di lino, lo hanno irradiato con luce ultravioletta e hanno aspettato.

L'IMMAGINE FRONTE E RETRO SULLA SINDONE

L’IMMAGINE FRONTE E RETRO SULLA SINDONE

A distanza di anni, hanno visto che il colore non virava verso il marrone, come ci si poteva aspettare, ma rimaneva rosso, proprio per l’interazione della bilirubina con i raggi UV. Hanno così potuto provare in laboratorio l’ipotesi avanzata in passato da altri ricercatori. “Noi l’ abbiamo verificata e dimostriamo che le macchie sono di vero sangue, c’è emoglobina antica e non ocra o altro, come continua invece a sostenere il CICAP”, ha aggiunto il ricercatore dell’ENEA.

Va infatti ricordato che altri studi scientifici, nel corso degli ultimi decenni, focalizzati sulle tracce ematiche presenti sul telo di Torino, hanno appurato la presenza di caratteristiche del tutto compatibili con il sangue di un uomo vittima di atroci violenze. Nel 2017, un articolo firmato da quattro studiosi italiani e basato sull’uso di microscopi elettronici di ultima generazione ha dimostrato la massiccia presenza di nanoparticelle di creatinina contenenti ferridrite.

LA RICOSTRUZIONE DEL VOLTO DELL'UOMO DELLA SINDONE

LA RICOSTRUZIONE DEL VOLTO DELL’UOMO DELLA SINDONE

Elementi indicatori di una morte violenta, in quanto presenti solo nel sangue di chi subisce traumi multipli in un incidente stradale oppure- ancora una volta- di una persona sottoposta a tortura. Nello stesso articolo, si ammetteva la presenza di pigmenti come l’ocra (probabilmente aggiunta per “ravvivare” le macchie sbiadite dal tempo), ma si escludeva che il sudario fosse un falso, considerando altamente improbabile l’eventualità che un artista avesse usato siero ematico di un uomo torturato per dipingerlo. Forse il vero mistero della Sindone è proprio questo: neanche la scienza riesce a darle una risposta univoca.

SABRINA PIERAGOSTINI

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