L’eterno amore della Fanciulla e del Cavaliere

Ci sono store d’amore che travalicano tutti i confini– dello spazio, del tempo, della vita stessa… Come la storia d’amore tra la nobile Costanza Malatesta e il cavaliere tedesco Ormanno. Teatro del loro dramma, il castello di Montefiore Conca, sulle colline riminesi: qui si sono conosciuti e qui sono stati uccisi, nel XIV secolo. E ancora oggi, tra quelle antiche mura, si aggirerebbero i loro spiriti inquieti. Almeno, così dicono le leggende e gli studi compiuti sul posto da un gruppo di ricercatori del paranormale romagnoli.

IL CASTELLO DI MONTEFIORE CONCA, VICINO A RIMINI

IL CASTELLO DI MONTEFIORE CONCA, VICINO A RIMINI

Lei era l’erede della famiglia che dominò Rimini fino al XV secolo: unica figlia di Malatesta IV l’Ungaro e di Violante d’Este-morta durante il parto- era andata in sposa giovanissima  al fratello della madre Ugo D’Este. A  poco più di 20 anni, però, era già vedova: verso il 1370 tornò nella casa paterna, la Rocca che si ergeva sopra la Valle del Conca, una fortezza trasformata nel corso degli anni in una elegante residenza. E qui, ci fu l’incontro fatale. Un giorno, al castello arrivò un militare tedesco, a capo di un drappello di 50 lancieri a cavallo al soldo del Papato. Il suo nome era Ormanno e proveniva dal Ducato di Cham, nell’Alta Alemagna. Fu amore a prima vista.

Le cronache del tempo testimoniano la tresca tra la nobildonna e il mercenario. In quei testi, Costanza è descritta come una dissoluta dai comportamenti libertini. Incorse così nell’ira dello zio Galeotto,  che ordinò la sua eliminazione. In realtà, dopo la morte del padre Malatesta IV, questa giovane donna ricca e bella era diventata l’ultimo ostacolo che si frapponeva tra lo zio e il potere. Il fato si compì il 15 ottobre 1378. Le versioni a questo punto discordano: i due sarebbero stati uccisi insieme mentre giacevano a letto oppure il sicario risparmiò la bella dama che venne solo in seguito ammazzata da un altro assassino inviato dallo zio. Alcuni testi però la citano come ancora in vita qualche anno dopo. Di fatto, però, nessuno sa che fine abbia fatto la bella Costanza Malatesta: scompare dalle cronache, scompare dalla storia. Di lei non resta neppure un ritratto.

COSTANZA DURANTE LE RAPPRESENTAZIONI STORICHE AL CASRTELLO

COSTANZA DURANTE LE RAPPRESENTAZIONI STORICHE AL CASTELLO

La tradizione vuole che i corpi dei due innamorati siano stati smembrati e poi fatti sparire, forse sepolti in una delle grotte che si trovano sotto la rocca malatestiana. Sarà per questo che le loro anime sembrano non aver trovato pace e sono ancora legate al luogo in cui sono state bruscamente separate dai loro corpi terreni? Ma per i ricercatori che assicurano di sentire la loro presenza il vero motivo è un altro. “Vogliono far conoscere la verità sulla loro morte e sul loro amore. Non è vero che Costanza fosse una donna dai facili costumi. Non solo, in lei c’è tanto dolore, tanta sofferenza:  ha subito abusi e violenze, l’hanno privata di 2 figli. Ora vuole che le sia resa giustizia, che la sua memoria non sia più infangata”, mi spiega Nadia Fabbri della Compagnia di Ricerca che a Montefiore conduce indagini da alcuni anni.

L’ho incontrata al castello insieme agli altri componenti del gruppo- Marino Fantuzzi, il sensitivo che dice di canalizzare, riuscendo a vedere e a sentire gli spettri, e Maurizio Bertini, il fotografo. Ma anche Nadia, pur senza definirsi medium, sostiene di percepire i messaggi e di distinguere le forme delle entità che popolano il castello. In particolare di Costanza, con la quale avrebbe instaurato un filo diretto. La nobile vissuta più di 6 secoli fa avrebbe scelto questa “fanciulla dagli strani capelli”- come l’avrebbe chiamata una volta- per far riemergere la sua storia comunicandole sensazioni, emozioni, immagini di un tempo lontano. Sono tutte convogliate in un libricino, “Il biancospino”, che ripercorre l’amore tra i due sfortunati giovani del XIV secolo.

IL GRIPPO COMPAGNIA DI RICERCA: DA SINISTRA, MARINO FANTUZZI, NADIA FABBRI E MAURIZIO BERTINI

IL GRIPPO COMPAGNIA DI RICERCA: DA SINISTRA, MARINO FANTUZZI, NADIA FABBRI E MAURIZIO BERTINI

Il titolo nasconde un retroscena atroce. «Sapevo che avrei intitolato il libro così prima di scriverlo. Ne ho capito il motivo solo più tardi, quando Costanza mi ha descritto la sua morte. Quel giorno il sicario li sorprese a letto: Ormanno, inerme, cercò di fermarlo a mani nude e la spada, prima di trapassarlo, gli tagliò le dita della mano destra. La ragazza riuscì a fuggire e si nascose in un punto, ai piedi della rocca, usato come loro luogo di incontro segreto: sperava di vederlo comparire, sano e salvo, invece la raggiunse il killer che la pugnalò. L’ultima immagine che i suoi occhi videro prima che la vita se ne andasse via per sempre furono i fiori candidi di un biancospino sporcati dal suo sangue. Capì in quell’istante che stava morendo», dice Nadia con gli occhi gonfi di lacrime. La voce le si spezza e il racconto si interrompe. Le succede ogni volta che ne parla, come se ogni volta rivivesse l’angoscia e il terrore vissuto 641 anni fa da un’altra donna.

Fantasie? Suggestioni? Può darsi. Da queste parti, come ci conferma Filippo Sica, il sindaco di Montefiore- tra i duecento Borghi più belli d’Italia- gli anziani ricordano ancora le strane apparizioni che hanno fatto fuggire a gambe levate chi si è avventurato tra i ruderi del castello. Fino a qualche anno fa, infatti, il maniero era completamente diroccato. Un attento lavoro di restauro, concluso di recente, lo ha riportato al suo splendore e lo ha reso fruibile: ora lo si può visitare e di certo le voci sulla presenza dei fantasmi costituisce un richiamo in più. Da uomo pragmatico, il sindaco non lo nega: «Certo, i fantasmi fanno bene al turismo… Io ci credo? Non ha importanza. Anche se adesso le leggende sembrano confermate da riscontri scientifici.»

UN TORRIONE DELLA ROCCA MALATESTIANA

UN TORRIONE DELLA ROCCA MALATESTIANA

Dire scientifico è un po’ troppo, però qualche dato interessante sembra emerso. Tra queste mura che trasudano storia, la Compagnia di Ricerca ha scattato foto curiose. Su un muro, ad esempio, si sarebbe stagliato il corpo di un uomo, dalla testa al petto, con addosso un’armatura leggera tipica dell’ epoca medioevale: l’immagine a colori, molto nitida, di un giovane con il corsaretto. «Mi sono emozionato, lo si distingueva perfettamente già sul display della macchina fotografica», ricorda Maurizio. Le foto che scatta, di solito, devono essere lavorate con vari filtri per far esaltare presenze inattese. Non quella volta. «Pensavamo fosse un riflesso, un errore, tanto era chiaro, invece le analisi del laboratorio forense al quale facciamo sempre esaminare i nostri scatti lo hanno escluso. Secondo me, quel giovane era proprio Ormanno. Si riconoscono anche le dita mozzate», assicura Marino Fantuzzi.

Ma oltre ai due amanti, altre presenze si manifesterebbero nel castello. Nella cosiddetta Sala dell’Imperatore, dall’acustica incredibile, un tempo ricoperta di magnifici dipinti murali, ci sarebbe un via-vai di spiriti piuttosto rumorosi. «A volte, quando stiamo spegnendo le luci a fine giornata, con le stanze deserte, sentiamo provenire da qui delle voci che rimbombano, come se qualcuno stesse parlando», dice Nadia. Sempre qui, durante una seduta di metafonia, la Compagnia di Ricerca ha registrato un suono che poi hanno interpretato come un nome di donna, Claudia. «Mi ha detto di essere una bambina che era stata venduta e che aveva lavorato nel castello, probabilmente faceva parte della servitù», racconta il sensitivo del gruppo. Nella Sala del trono, invece, è apparsa una sagoma che ricorda un uomo con una veste regale.

SUL MURO, SI INTRAVEDE LA TESTA DI UN UOMO

SUL MURO, SI INTRAVEDE LA TESTA DI UN UOMO

Di episodi insoliti non ne mancano. Alcuni anni fa, l’allora sindaco del paese scattò una foto che non sapeva spiegare: le scale coperte dalla neve presentavano le impronte di passi che scomparivano a metá della rampa, dove, un tempo, si apriva un passaggio oggi murato. Ancora più strano un caso che ha avuto come testimoni anche i turisti che stavano visitando il castello. «Mentre eravamo nella Stanza del telaio, lo strumento ha iniziato a muoversi da solo», raccontano Nadia e Marino. «Lo abbiamo fermato. Poco dopo, ha ricominciato ad oscillare. E la velocità aumentava, anziché rallentare. Lo abbiamo di nuovo bloccato. Abbiamo messo le telecamere, quella notte, ma il fenomeno non si è più ripetuto.» Come se il responsabile avesse voluto “far colpo” sul pubblico presente.

E non mancano neppure gli incontri sgraditi. «Noi lo abbiamo chiamato “il cattivone”, è un insieme di energie negative che abbiamo faticato a contenere, ma che ora abbiamo ridimensionato», spiega Fantuzzi. Chissà, potrebbe essere lo spettro di Galeotto, lo zio malvagio di Costanza, che non desidera che si parli del cavaliere e della sua fanciulla. Una volta, avvisati del suo arrivo dalle altre entità, i ricercatori hanno preferito andarsene piuttosto che affrontarlo «Noi, quando entriamo in un luogo per le nostre indagini, chiediamo sempre permesso. Non ci piace essere chiamati ghostbuster, acchiappa-fantasmi,  perché non prendiamo nessuno. Cerchiamo solo di comprendere e di ristabilire gli equilibri energetici. Lo facciamo nel rispetto delle loro volontà: le presenze ci parlano solo quando lo decidono loro, se lo vogliono, se hanno delle esigenze da soddisfare.»

LA PRESENZA FOTOGRAFATA NELLA SALA DEL TRONO

LA PRESENZA FOTOGRAFATA NELLA SALA DEL TRONO

Durante i tour guidati, ci raccontano, capita spesso di non sentirsi soli. Alcune persone, particolarmente sensibili, avvertono quasi un malessere in alcune sale. Talvolta, nella camera di Costanza, i cani guaiscono come se soffrissero. Durante la nostra intervista, nella stanza del delitto abbiamo visto il K2- lo strumento che si utilizza per registrare le variazioni dei campi elettromagnetici-come impazzire nelle mani di Nadia non appena ha iniziato a descrivere la tragica fine dei due amanti. E si è mosso all’improvviso anche quando, nella Stanza dell’Imperatore, abbiamo chiesto ad alta voce se per caso c’era qualcuno vicino a noi. Come se qualcuno stesse confermando la propria presenza. Ma non sempre gli spiriti stanno al gioco. A volte, domande ripetute  e richieste specifiche  li infastidiscono. E quindi tacciono. Sul letto degli amanti, ricostruito seguendo le fattezze antiche, si trova una scacchiera con alcune pedine, lasciate lì nella speranza che qualcuno, prima o poi, faccia una mossa. Finora non è successo. Ma non c’è fretta. D’altra parte, per gli eterni amanti di Montefiore Conca il tempo non esiste più.

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