“La vita aliena è là fuori…”

Nello spazio attorno a noi, l’acqua sarebbe un elemento molto più comune di quanto immaginato: lo dice lo studio di un’università britannica che sembra cambiare la nostra comprensione su come si formano i pianeti e su dove poter trovare la vita extraterrestre. Ma questa è solo l’ultima, in ordine di tempo,  delle scoperte che stanno spingendo molti scienziati a pensare gli organismi alieni- qualunque aspetto e forma di intelligenza abbiano- possano davvero essere ovunque, là fuori… Così come praticamente ovunque, nel nostro sistema solare e nella galassia, sembra presente quella preziosa molecola composta da ossigeno e idrogeno, essenziale per lo sviluppo della vita.

L'ACQUA SAREBBE PRESENTE SU MOLTI ESOPIANETI FINORA SCOPERTI

L’ACQUA SAREBBE PRESENTE SU MOLTI ESOPIANETI FINORA SCOPERTI

 I ricercatori dell’Istituto di Astronomia di Cambridge, guidati da Nikku Madhusudhan, hanno analizzato i dati relativi a 19 esopianeti per ricavarne le caratteristiche chimiche e termiche. Si tratta di pianeti molto diversi tra loro: si va dai “mini-Nettuno” (che, per quanto più piccoli dell’originale, sono comunque almeno 10 volte la Terra) ai “super-Giove”, mostri 600 volte più grandi del nostro pianeta, e con temperature fino ai 2 mila °C. Grazie alle informazioni raccolte da un vasto numero di telescopi, sia nello spazio che a terra, gli astronomi hanno appurato la presenza di vapore acqueo in ben 14 dei mondi presi in esame e abbondanza di sodio e potassio in sei di essi.

 Dunque, la ricerca ha dimostrato che l’acqua è comune, anche se in minori proporzioni rispetto al previsto, oltre ad evidenziare una grande varietà di condizioni da un pianeta all’altro. «Stiamo vedendo i primi segni di modelli chimici nei mondi extraterrestri e quanto possono essere diversi in base alla loro composizione chimica», ha detto al quotidiano The Independent il dottor Madhusudhan. Dalle analisi, è poi  emerso che nel nostro sistema solare, nelle atmosfere dei pianeti giganti, c’è molto più carbonio che idrogeno, probabilmente perché durante la formazione dei pianeti sono state trascinate grandi quantità di ghiaccio e di altre particelle.

ECCO COME DOVREBBE APPARIRE UN PIANETA SUPER-GIOVIANO

ECCO COME DOVREBBE APPARIRE UN PIANETA SUPER-GIOVIANO

I ricercatori pensano che una simile situazione si dovrebbe ripresentare sugli  altri esopianeti giganti. Se questo è vero, su di essi dovrebbero esserci anche grandi quantità di acqua. Un’informazione fondamentale, questa, nella ricerca dei pianeti da includere nella lista dei potenziali candidati ad ospitare la vita. «Dato che l’acqua è un ingrediente-chiave della nostra nozione di abitabilità sulla Terra, è importante sapere quanta acqua può essere trovata nei sistemi planetari oltre il nostro”, ha confermato il leader dell’equipe di scienziati. Sistemi planetari che si stanno rivelando particolarmente “life-friendly”, in proporzioni maggiori di quanto ipotizzato finora.

È la conclusione alla quale è giunto uno studio, pubblicato di recente sulla rivista “Astrophysics Journal”, condotto dagli astrofisici dell’Istituto di Tecnologia della Georgia, grazie ad un modello teorico di un gemello della Terra, collocato all’interno di un sistema binario- ovvero con due soli- tra i più diffusi nella Via Lattea. In base ai loro calcoli, l’87 per cento di queste copie presenterebbe la nostra stessa inclinazione dell’ asse di rotazione, fattore questo ritenuto cruciale per lo sviluppo della vita, perché garantisce un clima mite e stabile.

UN IMMAGINARIO GEMELLO DELLA TERRA

UN IMMAGINARIO GEMELLO DELLA TERRA

«Abbiamo simulato l’inclinazione dell’asse di un pianeta simile alla Terra in sistemi binari e abbiamo preso in considerazione vari fattori, dalla massa delle stelle al tipo di orbita e via dicendo», ha spiegato in un comunicato lo scienziato a capo della ricerca, Billy Quarles. «Il messaggio, nel complesso, è stato positivo, ma non nel caso dei nostri vicini più prossimi», ha aggiunto. Infatti, per il sistema a due soli a minor distanza da noi- Alfa Centauri AB, a 4.3 anni luce- il modello non ha funzionato: le due stelle sono troppo vicine tra loro (all’incirca la distanza tra il Sole e Urano) e in questo modo l’inclinazione dell’asse del gemello terrestre sarebbe troppo instabile. Ma solitamente, le stelle accoppiate orbitano l’una attorno all’altra a distanze maggiori.

«I sistemi multipli sono diffusi e circa il 50 per cento di essi ha stelle binarie. Quindi, questo studio può essere applicato a un gran numero di sistemi solari», ha spiegato la coautrice della ricerca, Gongjie Li, insegnante della Scuola di Fisica. Così, anche se ad oggi non è stata trovata alcuna prova di vita al di fuori della Terra né tantomeno che gli Alieni abbiano mai visitato il nostro pianeta, ciò non dimostra che l’Universo sia disabitato. Anzi, nonostante l’assenza di chiari segnali di vita aliena, per i ricercatori la sua esistenza è sempre più probabile, se non addirittura sicura. Ma quando la troveremo?


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