Perseverance, il viaggio è solo all’inizio

Tutto il mondo ha assistito con il fiato sospeso all’ultima missione della NASA su Marte, Mars 2020, con a bordo il robot Perseverance e il drone Ingenuity. Anche in Italia, un canale tv ne ha seguito in diretta i momenti più delicati della manovra di “ammartaggio”,  i quotidiani hanno riempito pagine su pagine. Già si prevede un boom di visualizzazioni, poi, per il video in alta qualità della discesa, postato online dall’agenzia spaziale americana. Eppure, è il quinto rover Made in USA a toccare indenne il suolo marziano: il primo a muoversi sul Pianeta Rosso era stato Sojourner, nel lontano 1997. Allora perché tutto questo clamore, tutto questo entusiasmo?   A far sognare è lo scopo dichiarato di Mars 2020: cercare e possibilmente trovare prove dell’esistenza di vita extraterrestre.

IL ROVER IN FASE DI AMMARTAGGIO

IL ROVER IN FASE DI AMMARTAGGIO

Il luogo scelto per l’esplorazione di Perseverance è considerato perfetto: il cratere Jezero è quel che rimane di lago profondo 45 metri, uno dei tanti che costellavano la superficie di Marte in tempi molto lontani- miliardi di anni fa. All’epoca, quassù  l’acqua era ovunque e dove c’è acqua, c’è vita. Forme elementari, come microorganismi e batteri, dovevano sguazzare felici nei fiumi e nei bacini marziani: ma molti potrebbero essere rimasti intrappolati nell’argilla trascinata dai corsi d’acqua che alimentavano il lago. Se è vero, ne troveremo traccia nella stromatolite, una roccia che sulla Terra si trova lungo le coste, nei delta dei fiumi prosciugati e , per l’appunto, nei letti di antichi laghi. Sul nostro pianeta, le prime prove dell’esistenza di forme viventi sono state individuate proprio all’interno di questo minerale fossile risalente a 3 milioni e mezzo di anni fa.

MILIARDI DI ANNI FA, ECCO COME DOVEVA APPARIRE IL CRATERE JEZERO

MILIARDI DI ANNI FA, ECCO COME DOVEVA APPARIRE IL CRATERE JEZERO

«Una somiglianza allettante. Sarebbe ovviamente  una scoperta scientifica favolosa scoprire che è esistita la vita al di fuori della Terra», ha detto il capo del progetto Perseverance, Ken Farley,  durante la conferenza stampa che si è tenuta poco prima dell’atteso atterraggio. Per ottenere l’epocale risultato, il nuovo robot dovrà raccogliere una serie di campioni, in punti specifici del terreno individuati dai ricercatori, penetrando nella roccia grazie a una piccola trivella. Già in passato, il cratere Jezero era stato opzionato come interessante luogo di indagine, ma era stato scartato per la sua conformazione accidentata fatta di dune sabbiose e scogliere ripide che lo rendevano disagevole. Ma Perseverance è più tecnologico e meglio attrezzato rispetto agli altri rover che l’hanno preceduto ed è in grado anche di affrontare i percorsi più insidiosi: pesa una tonnellata, è grande come un SUV ed è dotato di 23 telecamere.

NEL DISEGNO, PERSEVERANCE E L'ELICOTTERO-DRONE INGENUITY

NEL DISEGNO, PERSEVERANCE E L’ELICOTTERO-DRONE INGENUITY

Non solo. Nelle altre missioni, il centro di controllo impiegava qualche giorno per capire dove il rover fosse atterrato, invece Perseverance invece ha inviato un segnale grazie al quale è stato facile individuarne immediatamente la posizione. E grazie al suo sofisticato sistema di navigazione, ha saputo orientarsi da solo scegliendo il punto più adatto: ha evitato i cumuli di sabbia, le alture scoscese e le distese di sassi, per toccare terra su una piccola area pianeggiante a due chilometri sud-est dal delta del fiume che un tempo scorreva nel lago. Una manovra perfetta, ma non scevra da pericoli: ecco perché si è parlato di “sette minuti di terrore”, il tempo necessario per compiere questa operazione delicata. E non era scontato il successo: sulla mappa, il luogo in cui Perseverance alla fine è arrivato era un puntino blu in mezzo a una zona tutta rossa- estremamente a rischio. Sbagliare di pochi metri avrebbe significato perdere il rover e vanificare l’intera missione.

IL PUNTO IN CUI È ATTERRATO PERSEVERANCE

IL PUNTO IN CUI È ATTERRATO PERSEVERANCE

Una volta ben piantate le sue ruote nel suolo marziano, il robot ha iniziato a scattare le sue prime  foto subito inviate sulla Terra- incluse delle cartoline a colori dal Pianeta Rosso, che tanto rosso in fondo non è. Il bello però viene ora: deve iniziare il suo viaggio per raggiungere tutti i luoghi dai quali fare un carotaggio per prelevare sedimenti e roccia. Sono stati vari gli itinerari tracciati dalla NASA: a seconda del tragitto, cambiano i panorami e soprattutto i tempi di realizzazione. Uno, lungo circa 20 chilometri, è il preferito dagli scienziati, ma anche il più impegnativo. «Questo  percorso collega tutti i diversi ambienti abitabili che pensiamo esistessero all’interno di questo lago e nei suoi dintorni», ha spiegato ai giornalisti Farley. «Ma è una lunga traversata. Ci vorranno molti anni per compierla. Il motivo per cui lo facciamo, però, è che ci permetterà di trovare il miglior set possibile di campioni da riportare sulla Terra, per rispondere alle principali domande che abbiamo su Marte e sulla vita».

IL TRAGITTO CHE DOVREBBE COMPIERE IL ROBOT DELLA NASA

IL TRAGITTO CHE DOVREBBE COMPIERE IL ROBOT DELLA NASA

Jezero è interessante anche per un altro motivo: probabilmente si è formato in seguito all’impatto di un meteorite. Uno schianto che deve aver portato in superficie lo strato più profondo della crosta marziana. Quando arriverà sul bordo del cratere, Perseverance potrà così ottenere qualche informazione in più anche sulla geologia del Pianeta Rosso. Non si esclude poi che il calore generato da quell’impatto possa aver fatto scaturire delle sorgenti termali e di cui, oggi, potremmo trovare traccia nei minerali sedimentati (e nei batteri fossili al loro interno). Insomma, un parco-divertimenti per gli astrobiologi che qui possono realizzare ogni loro sogno. «Ecco perché siamo così entusiasti-ha ammesso un altro componente del team della NASA, la geologa Briony Horgan- perché ci sono tanti diversi modi nei quali potrebbe conservare segni di vita passata.»

UNA DELLE PRIME FOTO SCATTATE DA PERSEVERANCE

UNA DELLE PRIME FOTO SCATTATE DA PERSEVERANCE SU MARTE

Ma paradossalmente, anche se il rover non dovesse trovare niente di niente, persino questa non-scoperta sarebbe importantissima in vista della nostra ricerca di esopianeti compatibili con la vita. Sulla Terra, qualsiasi ambiente -anche il più ostile- ha ospitato o ospita tuttora la vita. Se dopo un’approfondita esplorazione del cratere Jezero, non fossero riscontrate tracce di vita fossile, se ne trarrà la conseguenza che esistono anche ambienti potenzialmente abitabili che non solo abitati. Una nozione fondamentale. «Se così fosse, ci direbbe qualcosa di significativo: l’abitabilità da sola non è sufficiente, deve essere presente anche qualcos’altro- tipo, una scintilla magica– per far sì che la vita si formi», ha chiosato Farley. In ogni caso, prima di saperlo, ci vorrà tempo, parecchio tempo. I campioni che Perseverance raccoglierà rimarranno su Marte, all’interno di tubi sigillati, in attesa che un’altra missione tra qualche anno vada a raccoglierli e li riporti indietro. Data prevista del rientro: 2031. Mettetevi comodi, nel frattempo può succedere di tutto.

Condividi su:
Facebook Twitter Email

I commenti sono chiusi.