Difficile vivere e sopravvivere su Proxima Centauri b…

Dura, durissima la vita attorno a Proxima Centauri– la stella a noi più vicina, ad “appena” quattro anni luce e spiccioli. Da quelle parti, gli astronomi hanno rilevato uno dei brillamenti solari più potenti mai registrati nella nostra galassia. Le enormi emissioni di plasma, secondo i calcoli degli studiosi, sono state circa 100 volte più intense di quelle che produce il nostro Sole. Una brutta, bruttissima notizia per chi spera che nel sistema stellare a minor distanza da noi ci possano essere forme di vita.

PROXIMA CENTAURI È LA STELLA PIÙ VICINA AL NOSTRO SISTEMA SOLARE

PROXIMA CENTAURI È LA STELLA PIÙ VICINA A NOI

In orbita attorno a Proxima Centauri- molto più piccola e debole rispetto al Sole- è stato individuato un pianeta simil-terrestre, Proxima b: si trova nella fascia di abitabilità ovvero dove la temperatura non è né troppo elevata né troppo bassa e l’eventuale acqua presente in superficie si può mantenere allo stato liquido, senza evaporare o ghiacciare. Insomma, la giusta temperatura per immaginare un habitat adatto alla vita. Per questo, l’astro è da tempo al centro degli interessi degli scienziati che lo hanno sottoposto a un’osservazione mirata e continuata, per parecchi mesi, utilizzando il telescopio spaziale Hubble, quello posizionato ad Atacama, in Cile, e TESS, il Transiting Exoplanet Survey Satelite della NASA.

Durante questo studio prolungato, nel maggio 2019, il team di ricerca ha catturato l’impressionante mega-flare che è durato 7 secondi ed è stato perfettamente visibile nello spettro degli ultravioletti. «La stella è diventata 14 mila volte più luminosa del normale», ha dichiarato in un comunicato Meredith MacGregor, astrofisica dell’Università del Colorado a capo del gruppo scientifico. La potenza di quel getto, insieme al tipo di radiazioni emesse, è tale da rimettere in discussione tutto quello che sappiamo delle nane rosse– in assoluto le stelle più comuni nella Via Lattea- finora considerate candidate ideali nella ricerca di mondi alieni potenzialmente abitabili o addirittura abitati. Alla luce di questo fenomeno tanto violento, invece, le aspettative degli astrobiologi si sono ridotte drasticamente.

UN BRILLAMENTO SOLARE

UN BRILLAMENTO SOLARE

Ma cosa è un brillamento solare? È un’esplosione prodotta dai forti campi magnetici di una stella, che a loro volta sono creati da gas caricato elettricamente. Possono attorcigliarsi insieme e poi, all’improvviso, tornare nella posizione originaria scaricando verso l’esterno una gigantesca quantità di energia in forma di radiazione, come se si tirasse un elastico fino al limite e poi lo si lasciasse partire. Anche la nostra stella, più o meno frequentemente a seconda che sia in fase di quiete o in quella di attività, è soggetta a eruzioni solari intense, paragonabili a decine di milioni di bombe atomiche. Ma su Proxima Centauri le cose vanno decisamente peggio…Non solo per la potenza molto superiore, ma anche per la presenza di radiazioni differenti, in particolare ultraviolette e onde radio, definite “radiazioni millimetriche”.

I ricercatori hanno scoperto solo di recente che le stelle possono emettere queste vampate di energia nella gamma millimetrica e lo hanno visto direttamente per la prima volta proprio con Proxima Centauri. Un risultato reso possibile dall’uso simultaneo di varie strumentazioni che nello stesso momento hanno monitorato la stella nelle varie parti dello spettro elettromagnetico. Non era mai successo in passato, ha riconosciuto la MacGregor, di poter registrare un flare solare analizzandone tutte le diverse lunghezze d’onda. E solo dopo questo studio, gli astrofisici si sono resi conto di quanto violenti e terribili possano essere le eruzioni di una nana rossa.

LA TERRA PARAGONATA A UN'IMMAGINE ARTISTICA DI PROXIMA B

LA TERRA ACCANTO A UN’IMMAGINE ARTISTICA DI PROXIMA B

La conseguenza immediata, come dicevamo, è stato rivedere al ribasso le chance che la vita si sviluppi attorno a queste stelle. Speranze quasi ridotte a zero, in realtà: la tipologia e la quantità di radiazioni emesse sono talmente estreme da rendere molto, molto difficile lo sviluppo e la sopravvivenza di eventuali forme di vita sui loro esopianeti. Innanzitutto perché quei brillamenti impediscono la presenza di una vera atmosfera e poi perché sono frequenti: non avverrebbero una volta ogni 100 anni, ma forse quotidianamente, se non persino più volte nello stesso giorno. E visto che nella galassia le nane rosse sono la maggioranza, dovremmo escludere tutti i pianeti in orbita attorno ad esse dal novero di quelli adatti a sostenere la vita- vale a dire, miliardi di potenziali candidati.

Un brutto colpo per l’astrobiologia, certo, ma mai dire mai. Nel suo comunicato stampa, l’astrofisica del Colorado lascia aperta una possibilità: «Se ci fosse vita sul pianeta più vicino a Proxima Centauri, apparirebbe molto diversa da qualsiasi altra cosa sulla Terra». Insomma, non sarebbe la vita come la conosciamo noi, ma  non si può escludere che in qualche forma bizzarra e mai vista prima la biologia aliena possa comunque esistere. In ogni caso, l’interesse per Proxima b e per gli altri pianeti in orbita attorno alle nane rosse, se possibile, è ulteriormente cresciuto. Ecco perché il team di ricerca intende proseguire lo studio, puntando i diversi telescopi anche su altre stelle simili nel resto della galassia. Dice infatti Meredith MacGregor: «Probabilmente ci saranno dei tipi di brillamenti ancora più anomali che potrebbero dimostrare un tipo diverso di fisica che non abbiamo mai immaginato».

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