L’America dopo il report sugli UAP: adesso cosa succede?

Dunque, ricapitoliamo: l’Intelligence della più grande superpotenza al mondo ha ammesso che negli ultimi 17 anni sono stati 143 gli oggetti volanti non identificati che hanno impunemente attraversato il suo spazio aereo, facendosi beffe dei suoi sofisticati sistemi di difesa. Parimenti ha riconosciuto che nel medesimo lasso di tempo, nonostante la sua tecnologia militare, una squadra ad hoc incaricata di indagare e svariati milioni di dollari stanziati in nero, non è stata in grado di capire cosa fossero e da dove venissero. In sostanza, un’ammissione di incapacità e incompetenza.

IL 25 GIUGNO È STATO CONSEGNATO L'ATTESO REPORT SUGLI UFO AL CONGRESSO USA

IL 25 GIUGNO È STATO CONSEGNATO L’ATTESO REPORT SUGLI UFO AL CONGRESSO USA

Ecco cosa emerge dal rapporto preliminare sugli UAP che l’Ufficio del Direttore della National Intelligence, di concerto con il Segretario alla Difesa, ha consegnato il 25 giugno al Congresso americano. Dire deludente è poco, ma chi segue il blog era già preparato: più volte, affrontando l’argomento, avevamo messo in guardia che la sintesi finale stilata degli esperti (un titolo che evidentemente ormai viene profuso a piene mani) della Task Force creata appositamente per studiare il fenomeno sarebbe stata ben poca cosa. Dicevamo che il rischio che la montagna partorisse il classico topolino era molto elevato. E purtroppo abbiamo avuto ragione, anzi- se possibile-il contenuto dell’attesissimo report è ancora più vago e inconsistente dell’annunciato.

Innanzitutto, pur ammettendo che dei 144 casi esaminati solo uno è stato identificato (si trattava di un grande pallone sonda mezzo sgonfio), gli autori del documento si dicono comunque certi che – se e quando, in futuro, anche gli altri verranno spiegati- tutti gli avvistamenti rientreranno in una di queste cinque categorie: detriti vari (uccelli, droni, sacchi di plastica),  fenomeni atmosferici naturali, velivoli prodotti dal governo americano, velivoli prodotti da avversari stranieri oppure altro. Da notare: non sanno cosa siano, ma già sanno che quando lo sapranno non sarà nulla di straordinario. A parte quelli che entreranno in quella curiosa lista denominata  “altro”, nella quale ognuno di noi può far rientrare quel che più gli aggrada senza sbagliare.

PER GLI 007 AMERICANI, MANCANO DATI PER STABILIRE NATURA E INTENTO DEGLI UAP

PER GLI 007 AMERICANI, MANCANO DATI PER STABILIRE NATURA E INTENTO DEGLI UAP

Ancora, il report procede con il suo movimento ondivago affermando quanto segue: «La maggior parte degli UAP riportati probabilmente rappresentano reali oggetti fisici visto che la maggioranza di essi sono stati registrati da sensori multipli, inclusi radar, infrarossi, apparecchiature elettro-ottiche, puntatori d’arma e osservazioni dirette». Dunque, oggetti reali. E in questa categoria rientrano 80 casi. Perfetto, se non fosse che subito dopo gli analisti di Washington specificano: «In un numero limitato di incidenti, gli UAP riportati sembravano mostrare caratteristiche di volo inusuali. Queste osservazioni potrebbero essere il risultato di errori dei sensori, di spoofing (ovvero, un tipo di attacco informatico che altera i dati) o di fraintendimento dell’osservatore e richiedono un’ulteriore analisi rigorosa».

Affermazioni che lasciano interdetti. Gli UAP dalle caratteristiche di volo anomale (18 incidenti descritti in 21 differenti relazioni) sono quelli che «sembravano rimanere stazionari, andare controvento, fare manovre improvvise o muoversi a velocità considerevoli, senza la possibilità di distinguere mezzi di propulsione». Non soltanto la descrizione è quanto meno riduttiva rispetto alle testimonianze originali dei piloti e alle immagini riprese nei video (per esempio, non si cita affatto la capacità di quegli intrusi di spostarsi tanto in acqua che in atmosfera o le loro accelerazioni istantanee), ma per giunta la spiegazione è quasi infantile: non capiamo cosa siano e allora pensiamo che si tratti di errori (quindi i sensori multipli, i radar, le telecamere agli infrarossi in contemporanea non avrebbero funzionato a dovere per ben 18 volte),  l’azione di qualche hacker oppure i piloti hanno visto male. Chissà cosa ne pensa il comandante David Fravor…

NESSUNA MENZIONE, NEL REPORT, DEGLI OGGETTI VOLANTI TRANSMEDIALI COME QUESTO

NESSUNA MENZIONE, NEL REPORT, DEGLI OGGETTI VOLANTI TRANSMEDIALI COME QUESTO

Infine, la Task Force prima punta il dito sulla mancanza di dati validi. «La quantità limitata di report di alta qualità riguardo i fenomeni aerei non indentificati riduce la nostra capacità di raggiungere precise conclusioni sulla loro natura o intento», si legge. Poi, la UAPTF batte cassa, chiedendo più fondi per aumentare e standardizzare la raccolta dei dati considerata la potenziale minaccia insita negli UAP. «Stiamo conducendo ulteriori analisi per determinare se siano state dimostrate tecnologie rivoluzionarie». Sembra quasi di rileggere le conclusioni del Rapporto Condon che escludeva la possibilità di scoperte scientifiche dallo studio degli UFO. Cinquanta e passa anni dopo, gli esperti del Pentagono non possono più essere così categorici ma tuttavia dicono è ancora tutta da provare la portata tecnologica di quelle macchine assurde. Insomma, come nella migliore tradizione gattopardesca, tutto è cambiato perché nulla cambi.

Ancora, risulta appena ventilata la possibilità che gli UAP siano stati progettati o costruiti da Nazioni avversarie- dirlo avrebbe significato ammettere l’umiliante superiorità di Mosca o Pechino, troppo anche per l’Americano medio- mentre è sparito del tutto il minimo accenno all’ipotesi non umana, che pure il solitamente ben informato New York Times aveva dato per certo: probabilmente l’anticipazione era stata fatta trapelare proprio per vedere il potenziale effetto di un’apertura del genere (la formula “non si può escludere” poteva essere interpretata da molti come una conferma), quindi  si è preferito far marcia indietro, lasciando evidentemente la componente extraterrestre nell’ampia categoria “altro”.  Stringi stringi, quel che rimane di questo storico documento è questo: gli UAP esistono, non sappiamo cosa sono e servono ulteriori studi. Ma non l’aveva già detto il comunicato ufficiale del Pentagono nell’estate 2020?

GLI UAP ESISTONO, MA NESSUNO HA CAPITO COSA SONO

GLI UAP ESISTONO, MA NESSUNO HA CAPITO COSA SONO

Da questo report preliminare ci si attendeva ben altro. Innanzitutto, non chiacchiere ma prove, la parte di cui si sente maggiormente la mancanza: nuove immagini, nuovi video, nuove testimonianze, nuovi dati, nuove informazioni, nuove evidenze.  Invece è arrivato un riassuntino timido e incompleto di quello che sappiamo già. Probabilmente, questi dettagli in più sono stati inclusi nell’allegato classificato previsto dal Congresso- e se è così, non ce lo diranno mai. Tra i tanti delusi, possiamo annoverare uno dei senatori che avevano esplicitamente richiesto un documento esauriente dell’Intelligence, ovvero Mark Warner, che ha bollato il testo della Task Force come “inconcludente”. «Sono stato messo al corrente di questi fenomeni aerei non identificati la prima volta quasi tre anni fa. Da allora, la frequenza di questi incidenti è sembrata aumentare. Gli Stati Uniti devono essere in grado di capirli e di ridurre la minaccia per i nostri piloti, sia che provenga da droni, da palloni meteo o da capacità di avversari».

Per Marco Rubio, ex presidente della Commissione Intelligence, tuttavia questo testo segna un momento significativo: «Per anni, gli uomini e le donne ai quali affidiamo la difesa del nostro Paese hanno riferito di incontri con velivoli non identificati che avevano capacità superiori e per anni le loro preoccupazioni sono state spesso ignorate e ridicolizzate. Questo rapporto è un importante primo passo per catalogare questi casi, ma è proprio solo il primo passo. Il Dipartimento della Difesa e la comunità dei Servizi Segreti hanno parecchio lavoro da fare prima che si possa effettivamente comprendere se queste minacce aeree costituiscono un serio rischio per la sicurezza nazionale». Gli ha fatto eco il suo successore alla guida della commissione, Adam Schiff: «Dovremmo affrontare queste questioni senza preconcetti per incoraggiare un’analisi sistematica dei rischi potenziali alla sicurezza nazionale e ai voli posti dagli UAP, sia che siano il risultato di avversari stranieri, fenomeni atmosferici, spazzatura spaziale o qualcosa di completamente diverso».

IL SENATORE MARCO RUBIO

IL SENATORE MARCO RUBIO

Insomma, si può e si deve fare di più. E sembra questa- almeno stando alle dichiarazioni ufficiali- l’intenzione del Dipartimento della Difesa. Il comunicato a firma di John Kirby, portavoce del Pentagono, rilasciato in concomitanza del report, ha garantito che le segnalazioni di incursioni ad opera di qualsiasi  oggetto, identificato o non identificato, negli spazi aerei militari o vicino ai luoghi di addestramento, vengono prese molto sul serio e ha aggiunto: «Il vicesegretario alla Difesa Kathleen Hicks ha incaricato l’Ufficio del Sottosegretario alla Difesa per l’Intelligence e la Sicurezza di sviluppare un piano per formalizzare la missione attualmente svolta dall’UAPTF. Questo piano sarà sviluppato in coordinamento con varie componenti del DOD, compresi i dipartimenti militari e i comandi combattenti, e con l’Ufficio del Direttore della National Intelligence e altri partner interagenzia. Il piano stabilirà le procedure per sincronizzare la raccolta, la rendicontazione e l’analisi degli UAP; per fornire raccomandazioni al fine di mettere al sicuro poligoni militari e campi di addestramento; per identificare i requisiti per l’istituzione e il funzionamento di una nuova attività successiva volta a guidare lo sforzo, compreso il suo allineamento, le risorse, il personale, le autorità e una tempistica per l’attuazione.»

IL PRESIDENTE DELL'ICER, ROBERTO PINOTTI

IL PRESIDENTE DELL’ICER, ROBERTO PINOTTI

Speriamo che alle parole seguano i fatti, che le informazioni incomplete e parziali lamentate dagli autori del rapporto per non concludere nulla vengano rapidamente implementate e che si apra davvero una nuova fase nella quale lo stigma lasci spazio a una seria indagine. Se lo augura anche l’International Coalition for Extraterrestrial Research, presieduta da Roberto Pinotti, che in un comunicato stampa afferma: «Si riconosce finalmente che questi oggetti sono reali, operano vicino a installazioni militari sensibili e rimangono non identificati. Tutto questo segna un cambiamento epocale (…) L’ICER ritiene che il tema UFO/UAP sia finalmente diventato maggiorenne e incoraggia la piena trasparenza auspicando il rilascio di dati ai fini di una ricerca scientifica privata indipendente (…) ed è fiducioso sul fatto che più si approfondirà la ricerca scientifica, più i dati confermeranno che il pianeta Terra si trova di fronte a intelligenze extraterrestri/non umane»

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