Isaac Newton, le Piramidi e la fine del mondo

Nelle Piramidi  il segreto per decifrare il codice occulto della Bibbia e determinare l’avvento dell’Apocalisse. Non è la folle idea di qualche visionario New Age, ma lo studio portato avanti da un  uomo che ha fatto la storia della scienza, formulando (tra le altre cose) la legge di gravità e gettando le basi della fisica moderna: niente meno che Sir Isaac Newton, il padre della Meccanica Classica. Un genio della matematica con una personale fissazione per l’alchimia e tutto quello che oggi viene chiamato “pseudo scienza”- ma che per lui erano più importanti di qualsiasi altra disciplina e ai quali ha dedicato gran parte della sua attività di ricerca.

SIR Isaac Newton

SIR ISAAC NEWTON

Il lato “oscuro” di Newton è emerso solo dopo la sua morte- avvenuta nel 1727. L’anno seguente, venne pubblicato postumo il testo “Cronologia emendata degli antichi regni”, nella quale il matematico erudito- confrontando gli storici del passato e la Bibbia- riscriveva la storia dell’umanità. Un piccolo assaggio, per i suoi contemporanei, degli interessi extra-scientifici di Newton che destò un grande dibattito all’epoca. Ma ci sarebbero voluti altri due secoli perché venissero alla luce gli scritti più sorprendenti e sconcertanti nei quali lo studioso affrontava tematiche come alchimia, profezie e fine del mondo utilizzando lo stesso metodo deduttivo mostrato nella sua opera più famosa, i Principia Mathematica. Anzi, per lui le sacre Scritture avevano una funzione conoscitiva non inferiore alle leggi della fisica perchè da esse si ricavavano informazioni essenziali per arrivare alle supreme verità .

“L’ultimo dei maghi”, come lo definì l’economista John M. Keynes, suo ammiratore, ha lasciato ben 329 manoscritti inediti (i cosiddetti “Portsmouth Papers”) messi all’asta da Sotheby’s solo nel 1939 e nei quali parlava di Pietra Filosofale, Geometria Sacra, codici biblici e altre amenità del genere che hanno lasciato sbigottito il mondo accademico. Adesso viene offerto al miglior acquirente un testo mai pubblicato prima nel quale colui che ha definito il calcolo differenziale e la rifrazione ottica prende in esame una delle Sette Meraviglie del mondo antico, l’unica sopravvissuta fino ai giorni nostri, ovvero la Grande Piramide di Giza. Dalle parole vergate a mano, appare la  convinzione che comprendendo il suo segreto lo studioso avrebbe potuto decodificare i tempi dell’Apocalisse. Si tratta di tre pagine scritte in inglese e latino- la lingua dei dotti e della cultura- sul quale lo scienziato ha annotato calcoli, numeri, formule matematiche.

LA GRANDE PIRAMIDE A GIZA

LA GRANDE PIRAMIDE A GIZA

I fogli presentano delle vistose bruciature: la tradizione ne attribuisce la colpa al cane di Newton, che saltando sul tavolo avrebbe fatto cadere la candela accesa dando fuoco alla carta. «Sono documenti davvero affascinanti, perché in essi si vede Newton mentre cerca di elaborare i segreti delle Piramidi», ha dichiarato al quotidiano britannico The Observer Gabriel Heaton, specialista di manoscritti di Sotheby’s. «Queste carte ti portano rapidamente nel cuore di una serie delle domande più profonde sulle quali Newton stava indagando». Lo scienziato stava cercando di scoprire l’unità di misura usata dai costruttori delle Piramidi: pensava che gli antichi Egizi sapessero misurare la circonferenza della Terra e che scoprendo l’esatta dimensione del cubito usato per erigere la  Grande Piramide,  anche lui sarebbe stato in grado di farlo. Quindi, un interesse prettamente scientifico.

Ma non solo, perché il padre della Meccanica Classica sperava di poter risalire ad altre misure antiche, per ricavarne l’architettura e le dimensioni del Tempio di Salomone – l’ambientazione dell’Apocalisse – ed interpretare i significati nascosti della Bibbia. Insomma, nella sua visione unitaria del sapere nello stesso tempo cercava di confermare la sua teoria della gravitazione, ma anche di recuperare le conoscenze misteriose degli Antichi Egizi– primi maestri di Alchimia- andate perdute. «Oggi, queste sembrano aree di studio separate, ma per Newton nel XVII secolo non e così», ribadisce Heaton. Quindi, per il matematico inglese nelle Piramidi era nascosta la chiave per rivelare la profezia biblica della fine del mondo, argomento sul quale si è a lungo arrovellato arrivando persino a una datazione precisa. Purtroppo per noi, però, l’ha collocata nel XXI secolo…

IL MANOSCRITTO ALL'ASTA DA SOTHEBY'S SULLE PIRAMIDI

IL MANOSCRITTO ALL’ASTA DA SOTHEBY’S SULLE PIRAMIDI

In una lettera esposta alcuni anni fa presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, Isaac Newton aveva infatti indicato l’anno in cui l’umanità- dopo grandi sofferenze- sarebbe giunta alla fine dei tempi, per vivere poi nel nuovo regno di Dio con il ritorno del Messia. Nella  visione dell’Apocalisse descritta dal profeta Daniele, per indicare il periodo in cui essa avverrà, c’è scritto “per un tempo, dei tempi e la metà di un tempo e quando la forza del popolo santo sarà interamente infranta, allora tutte queste cose si compiranno». Da queste parole oscure, lo scienziato calcolò 42 mesi (un anno, due anni e metà anno), pari a 1260 giorni che tramutò in 1260 anni. Ma a partire da quando? A suo avviso, dall’800, inizio del Sacro Romano Impero di Carlo Magno. Quindi, la fine del mondo secondo i suoi conti dovrebbe arrivare nel 2060.  A volergli credere, mancherebbero pochi decenni. «Il mondo ripartirà da zero e la Terra tornerà a essere il regno di Dio», scriveva Newton lasciando però aperto uno spiraglio alla speranza: «Potrebbe anche finire più tardi, ma non vedo alcuna ragione perché accada prima».

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