Così l’Intelligence USA boicotta le indagini sugli UFO

Il termine previsto è il 25 giugno. Entro quella data, al Congresso degli Stati Uniti dovrebbe essere consegnato un rapporto completo su tutti gli avvistamenti inspiegabili di velivoli sconosciuti segnalati dal personale militare o da altri sistemi di sorveglianza. Dovrebbe. Un condizionale quanto mai d’obbligo: più fonti all’interno dell’Intelligence americana sostengono che il documento non sarà presentato nei tempi richiesti. E il motivo andrebbe ricercato nella scarsa collaborazione – al limite del boicottaggio–  dimostrata dalle varie agenzie governative.

IL CONGRESSO USA ATTENDE PER ILO 25 GIUGNO UNA DOCUMENTAZIONE SCOTTANTE

IL CONGRESSO USA ATTENDE PER IL 25 GIUGNO UNA DOCUMENTAZIONE SCOTTANTE

La denuncia arriva dalle pagine web di POLITICO, il magazine americano che fin dal dicembre 2017 (in contemporanea con il New York Times) ha dato ampio spazio al programma segreto del Pentagono, l’AATIP,  creato per studiare le “minacce aerospaziali” di cui i tre famosi video ripresi dai piloti della US Navy erano un esempio perfetto. L’articolo (la versione integrale in italiano, tradotta da Paolo Guizzardi, è visibile al link https://paolog.webs.com/DISCLOSURE/Politico-AgenciesStiffing/articolo.htm) ricostruisce i vari passaggi della vicenda di cui abbiamo spesso parlato in modo approfondito nel blog, ma aggiunge anche le ammissioni (e le omissioni) di chi dovrebbe collaborare per far arrivare al pubblico le informazioni richieste. Invece, chi conduce le indagini è in seria difficoltà perché ha trovato ben poca disponibilità da parte dei vari funzionari governativi coinvolti.

Nella sua richiesta senza precedenti, la Commissione Intelligence del Senato (all’epoca presieduta da Marco Rubio) nel 2020 ha domandato al Direttore della National Intelligence di fornire, in concerto con il Dipartimento della Difesa, un resoconto non coperto da segreto (con la possibilità, però,  di un allegato classificato)  per conoscere tutti i dati a disposizione in merito agli UAP – fenomeni aerei non identificati- detti anche AAV- veicoli aerei anomali- raccolti da ogni tipo di strumentazione e da qualsivoglia agenzia governativa. Lo scopo: conoscere tutte le indagini prodotte sull’intrusione di oggetti sconosciuti nello spazio aereo riservato degli Stati Uniti. Inoltre, i senatori chiedevano anche una descrizione dettagliata di un processo inter-agenzia per consentire la raccolta tempestiva dei dati e l’analisi centralizzata di tutte le segnalazioni.

QUANTI VELIVOLI COME QUESTO HANNO RIPRESO PILOTI E SATELLITI?

QUANTI VELIVOLI COME QUESTO HANNO RIPRESO PILOTI E SATELLITI?

Proprio questo elemento avrebbe fatto inceppare l’ingranaggio. «Con tutte le diverse burocrazie di sicurezza esistenti, il solo fatto di riuscire a ottenere l’accesso alle informazioni è di per sé un calvario», ha detto a POLITICO Chris Mellon, per molti anni funzionario di altissimo livello al Pentagono e tra i più attivi nel rivendicare un nuovo approccio alla questione UFO.  «Raccogliere questi dati dagli organi della sicurezza nazionale è enormemente impegnativo, bisogna ripetere il processo con decine di diverse agenzie», ha continuato. L’elenco è effettivamente lungo: ne fanno parte gli uffici d’Intelligence delle varie Armi, l’FBI, la CIA, la NSA, la DIA, la DARPA e così via. Inoltre, mancherebbero i fondi e il personale per procedere speditamente. Ma i veri ostacoli sono ben altri.

«La Task Force istituita lo scorso agosto e guidata dalla Marina ha avuto scarso successo nel raccogliere rapporti, video o altre prove acquisite dai sistemi militari- ha spiegato ancora Mellon- anzi so che l’Aeronautica ha negato l’accesso alle informazioni pertinenti».  Dunque proprio l’Arma che da più anni- dai tempi della Seconda Guerra Mondiale- è coinvolta nell’indagine su questi strani velivoli e che molto probabilmente ne sa di più starebbe mettendo i bastoni tra le ruote… La portavoce del Pentagono, Susan Gough, interpellata dal magazine, si è rifiutata di commentare il lavoro della task force, mentre l’ufficio per le relazioni pubbliche del DNI (incarico ora ricoperto da Avril Haines) ha confermato che il rapporto per il Senato è in lavorazione, ma non ha voluto fornire altri dettagli.

LE TASK FORCE SUGLI UAP DELLA MARINA STA INCONTRANDO RESISTENZE

LE TASK FORCE SUGLI UAP DELLA MARINA STA INCONTRANDO RESISTENZE

Stando così le cose, è comprensibile che una gran parte dell’opinione pubblica possa pensare che ci sia la volontà di insabbiare la verità da parte del governo o dei suoi funzionari. Un dubbio che l’amministrazione Biden non si può permettere di alimentare, specie dopo le dichiarazioni pubbliche dell’ex Direttore della National Intelligence, John Ratcliff, un uomo di Trump, riguardo alla sorprendente documentazione raccolta dalle agenzie di spionaggio e controspionaggio sul fenomeno UAP, ancora più eclatante di quanto finora divulgato. In un’intervista a FoxNews ha detto infatti: «Quando parliamo di avvistamenti, parliamo di oggetti  osservati dai piloti della Marina militare e dell’Aeronautica oppure ripresi dalle immagini satellitari e che compiono attività francamente difficili da spiegare». Ovvero, ha aggiunto, effettuano manovre che con l’attuale tecnologia non si possono replicare o raggiungono velocità ipersoniche senza produrre il classico “boom” che si sente quando si infrange il muro del suono.

L'EX DIRETTORE DELLA NATIONAL INTELLIGENCE, JOHN RATCLIFF

L’EX DIRETTORE DELLA NATIONAL INTELLIGENCE, JOHN RATCLIFF, A FOXNEWS

Affermazioni che fanno crescere le aspettative sul contenuto di quel dossier destinato al Senato. Ma l’attesa potrebbe andare delusa. Lo pensa anche Luis Elizondo, ex direttore dell’AATIP, poi consulente di To The Stars Academy e adesso consigliere per l’Esercito. «C’è una serie di stigma e di tabù associati alla questione, le organizzazioni stanno opponendo resistenza passiva: nessuno vuole rischiare la propria reputazione o quella dei propri superiori su questo argomento», ha commentato. Nessuna collaborazione, quindi, ma ci sono anche problemi legati a strutture create a compartimenti stagni. Spiega infatti Ellen Lord, già Sottosegretario alla Difesa, che per motivi di sicurezza le agenzie impegnate nella raccolta di informazioni sulle intrusioni aeree sono estremamente compartimentate.

Insomma, mantengono il massimo segreto anche tra di loro e non condividono i dati. La riservatezza, su questa materia, è comprensibile, visto che si sta parlando di velivoli dalle prestazioni eccezionali e dalla tecnologia stupefacente che potrebbero appartenere a Nazioni avversarie degli Stati Uniti. E il mistero avvolge anche la UAPTF- l’unità speciale che indaga sui fenomeno aerei non identificati: non si sa quante persone ci lavorino, con quanto budget a disposizione e- come abbiamo visto- con quali risultati finora. Luis Elizondo non è molto ottimista: ritiene che siano molto basse  le possibilità che tutti gli ostacoli frapposti possano essere superati entro giugno. Tanto vale aspettare ancora un po’, per avere un rapporto più completo, esauriente e ben fatto. I giorni che ci separano dal 25 giugno, dice, non bastano per produrre la documentazione che il Congresso e il popolo americano si meritano.

L'EX DIRETTORE DEL PROGRAMMA AATIP, OLUIS ELIZONDO

L’EX DIRETTORE DEL PROGRAMMA AATIP, LUIS ELIZONDO

Della stessa opinione anche Chris Mellon: occorre tempo, settimane o  forse mesi, per cercare di parlare con tutti. Il processo è delicato, è difficile mettere d’accordo le diverse agenzie coinvolte, i diversi funzionari in gioco, nonché trovare un linguaggio comune condiviso. Anzi, Mellon ritiene che per arrivare al successo bisognerà coinvolgere il vertice della piramide dell’Intelligence americana, come la stessa Haines e la Vicesegretaria alla Difesa, Kathleen Hicks. Solo così si potrà costringere anche i più recalcitranti a cooperare. «La buona notizia- ha però aggiunto- è che le leadership di entrambe le parti politiche sembrano prendere il problema sul serio e agire in buona fede». Lo conferma anche il senatore Rubio che a FoxNews ha dichiarato: «La questione viene trattata seriamente come mai prima. Non sono sicuro che ce la faranno entro giugno a trovare una conclusione definitiva su ciò che stanno affrontando: potrebbero esserci più domande, o nuovi interrogativi, che risposte complete…»

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